INUTILE NEGARE

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Non appena finisco a lavoro trovo Vincent ad aspettarmi all'uscita dell'edificio, e quasi istintivamente mi nascondo.
Non si accorto di me.
Sta lì, in piedi, con schiena sulla parete, a braccia conserte e gambe leggermente incrociate, mentre di tanto in tanto tira un occhio all'orologio sul polso.
Come fa a sapere dove lavoro?!
Wanda...
Per sua fortuna non è qui, ma appena la vedo... Arg!
«Che sia un modello?»
«Non lo so, ma è davvero carino. Che dici? Gli chiedo il numero?»
«Sei fantastica Grace. Io non avrei nemmeno il coraggio, però faccio il tifo per te»
«Non occorre, dubito possa resistermi» ammica all'amica la rossa svampita che mi passa di fianco sculettando in maniera a dir poco nauseante.
Scuote così tanto i fianchi, da farmi venire il voltastomaco.
Grace Sullivan... Famosa in ufficio tra tutti i maschi per le sue curve stratosferiche, e odiata da tutte le donne per la sua superficialità e il forte egocentrismo.
L'unica che la sopporta è Linda, la povera ragazza che le sta sempre appresso, seguendola ovunque come un cagnolino.
Non capisco nemmeno io perché, ma non sembra stare tanto apposto con la testa.
La scruto in ogni suo passo (in quei tacchi a spillo vertiginosi), fino a quando non arriva di fronte a lui.
Parlano per qualche istante, ma sono troppo lontana per poterli sentire.
Provo una strana sensazione di... Incazzamento, appena lei poggia una mano sul suo petto evidentemente scolpito sotto la camicia nera e in tutta risposta Vincent sorride.
Stronzo!
Sapevo che non poteva essere cambiato in così poco tempo!
Stringo la cinghia della borsa ancora più forte tra le mani, e a passo svelto mi dirigo alla mia auto, cercando di dare il meno possibile nell'occhio.
Stupida stupida stupida!
È questo che continuo ripetermi.
Eppure, mi sento terribilmente infastidita da ogni sua azione.
Andiamo Shiva...
È inutile negarlo ancora.
Ho ventiquattro anni, non sono più un'adolescente alle prime esperienze...
Questi sono tutti i sintomi di una cotta, maledizione!
«Pfft, non sei niente di ché comunque!» sento ringhiare Grace alle mie spalle di punto in bianco.
In un attimo vengo strattonata per un braccio, e appena realizzo la sua mano sul mio polso, parte un fremito incontrollabile.
«Ehi Shiva. Ti stavo aspettando. Non mi hai visto?»
«Ti ho visto, eccome!»
«Perchè non ti sei fermata allora?»
«Sembravi impegnato» sputo acida mentre cerco di impedire alle mie guance di raggiungere anche solo un colorito simile al rosa.
Sono arrabbiata, ma anche imbarazzata.
Merda come mi do fastidio da sola!
Mi sento una bipolare.
«Ah, quella? Non è come credi» si giustifica, facendomi adirare ancora di più.
Perché lo sta facendo? Perché si sta giustificando? Sono così evidente? E se anche fosse, a lui non importa nulla di me, o no?
Mi sto montando la testa di pensieri equivoci ed illusioni.
«Devo andare» mormoro prima di afferrare lo sportello e salire in auto.
«Ti raggiungo a casa, allora» prosegue lui imperterrito.
«Fa come ti pare».

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