COMPLOTTI COI BOTTI

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«Okay, ti ricordi tutto?» bisbiglia furtiva, come se qualcuno oltre a me potesse sentirla.
Okay , qualcuno c'è: le altre entità come lei, ma per fortuna nei dintorni del Juicy non ne vedo. Sarà che è un posto così inglobato nel nulla, che perfino gli spettri se ne fregano.
«Sí, sì» rispondo annoiata.
Nemmeno fossimo su Mission Impossible.
«Che aspetti allora?! Chiamala!».
Non posso credere di aver accettato questo stupido piano, e di aver coinvolto pure Lain!
Afferro il cellulare. Digito l'ultimo numero impresso sulla schermata, iniziando così la chiamata.
Uno squillo, poi ecco la risposta.
«Si, sono pronta. Fammi sapere quando».
La sua voce è carica di grinta ma cauta. Somiglia molto a Wanda in questo momento.
«Lain... Mi dispiace, ti sto facendo perdere tempo prezioso»
«Ma per favore. Questo ed altro per te. E poi... Mi stai salvando da una serata peccaminosa» ridacchia.
Il solo pensiero di viscidi vecchi che si approfittano e... Dio, mi fa rabbrividire!
Ma non durerà ancora per molto.
Qualche giorno fa ho fatto domanda per lei, come segretaria all'azienda per la quale lavoro.
Ho messo buone parole, ma senza un CV non so quanto possa fruttare. Dovrò solo sperare nel buon rapporto che ho con la vice-direttrice.
Più tardi parlerò meglio con Lain per iniziare insieme un modulo di presentazione.
Speriamo bene.
Non vorrei che la prendesse male, ma non sopporto l'idea di saperla così.
«Shiva? Ci sei?»
«Sí, scusa. Vai pure, sono ben nascosta».
«Yes Miss! Vado!».
Osservo la scena dietro l'enorme cassonetto della spazzatura.
E che puzza! Potrei anche giurare di aver visto un topo sgattaiolarci dentro, ma non ho tempo per preoccuparmene.
Ecco che arriva la mia amica con fare allarmato.
Raggiunge subito Bob.
Parla gesticolando freneticamente, esasperata, e non riesco a pensare a chissà quale scusa sta inventando per attirare l'attenzione di lui.
È così brava che sento io stessa un po' di angoscia per quel che potrebbe essere successo (ipoteticamente parlando).
Quest'ultimo esita, probabilmente consapevole di dover lasciare la postazione di lavoro, ma il desiderio di aiutare la ragazza di cui è innamorato, prevale.
Schizzano a passo svelto fuori dal vicolo, dove, senza voltarsi per non rischiare di far saltare la copertura, Lain mi fa cenno di "Ok" con le dita dietro la schiena.
Si allontanano, fino a non poterli più scorgere, ed è quello l'attimo in cui approfitto per introdurmi al locale.
«Perfetto! Non è stato poi così difficile» commenta la ragazzina alle mie spalle.
Se solo sapesse cosa ci attende.
Bob non era altro che il primo livello, ma ad attenderci è uno degli altri scagnozzi del boss finale.
Spero che lo scimmione sia in ferie oggi.
Ma ovviamente perché dovrebbe esserlo?
Porto rapida il cappuccio alla testa appena lo scorgo in lontananza.
Esattamente nella stessa posizione e nello stesso punto in cui lo trovo ogni singola volta che entro qui: davanti la porta del privè, a braccia conserte.
Mi getto tra la folla di ballerini improvvisati, prendendo non poche gomitate addosso.
È peggio di quanto mi aspettassi, quest'infiltrazione sul campo di battaglia!
Riesco finalmente a raggiungere un tavolo piuttosto vicino al bancone del bar.
Siedo, mentre osservo Vincent in ogni suo movimento.
Attendo l'attimo in cui verrà a pulire questo sudiciume, ma sembra volerci un'eternità.
È sommerso da gente, e noto solo ora il pienone nell'edificio.
Avrò fatto davvero bene a togliere Bob dalla sua mansione?
Spero non accada nulla di male.
Porgo lo sguardo verso la mia collega in quest'avventura, da quando abbiamo messo piede al locale non ha proferito parola.
I suoi occhi cristallini sono fissi su di lui.
Per un attimo temo stia per piangere, invece quel che dice mi spiazza.
«È davvero quel pelato!? Oddio, i suoi bellissimi capelli!».
Scoppio istintivamente a ridere, senza contegno, e lei si unisce a me.
Non so se sta solo cercando di camuffare il dolore, ma in caso, ci sta riuscendo egregiamente.
«Cosa ci fai qui? Pensavo di essere stato chiaro» dice il soggetto delle risate ormai di fronte a noi, intento a raccogliere boccali e bottiglie vuote.
La sua voce è profonda, decisa, ma calma.
Un lieve sussulto pervade me e la mia amica. Quand'era arrivato? E come si è accorto di me?
«Deficiente! Il cappuccio!» sussurra Wanda ancora convinta che qualcun'altro possa sentirla oltre a me.
Porto rapida le mani alla nuca, constatando che effettivamente non ho più il copricapo alzato.
Dev'essere scivolato tra le risate.
«Devo chiederti di andartene, o sarà peggio per te. Ma che sta facendo Bob? Non è da lui...» continua con tono più aggressivo mentre i suoi cercano incontro con quelli del gorilla.
Merda!
«Aspetta Vincent! Dammi solo un'ultima occasione!» imploro, ma sembra inutile.
Nello stesso istante l'omaccione nota i cenni del barista, ed è allora che Wanda sfreccia verso di lui.
«Ci penso io!» grida eccitata come una bambina.
Passa tra la pista gremita di gente, e quella che oltrepassare per pochi secondi si ferma rabbrividita dal suo tocco spettrale.
Arriva in un battibaleno al cospetto del buttafuori, che però sta già marciando in mia direzione.
Ti prego Wanda... Qualsiasi cosa, fa qualsiasi cosa!
Di fronte a lui passa la cameriera platinata con un vassoio ricco di drink, ed è quello che sfrutta la mia amichetta per creare il caos totale.
Con grande sforzo batte la mano sulla lastra argentea, rovesciando dalle mani della ragazza tutto quanto.
Il vetro si scaglia a terra, frantumandosi con gran fracasso. Gli schizzi dei liquidi colano lungo le gambe nude di lei, e impregnano i pantaloni del nostro amico primitivo, che a stento riesce ad evitare il vetro tagliente per aiutare la collega impanicata.
«Cazzo, che c'è ora!?»
«Vincent, ascoltami, dammi solo una possibilità di parlare con calma e soli... O altrimenti»
«Altrimenti cosa, mi stai minacciando?» sbotta furioso.
«Altrimenti potresti avere altre perdite di recipienti e alcool».
I suoi occhi strabuzzano.
«Vuoi farmi credere che tutto questo è opera tua?» ridacchia beffardo.
«Come ti ho già detto... Non sono sola, ma sei mi dai modo di spiegare, arriviamo con calma a tutto».
È interdetto, quasi incredulo, lo vedo dalle sua labbra socchiuse.
«Cazzo! E va bene... Ma che sia l'ultima volta che metti piede qua dentro!».
Poggia con cattiveria straccio e vassoio sul tavolo tremante.
«Andiamo!» ordina prima di afferrare con forza il mio polso.
Vengo trascinata in un dietro il bancone del bar, per evitare l'enorme ammasso di gente, poi eccoci di nuovo di fronte al privè.
Ho brutti ricordi al riguardo, ma stavolta mi sono portata anche lo spray al peperoncino.
Non mi farò mettere i piedi in testa da lui un'altra volta!
L'omone è ancora intento a raccogliere i cocci con le sue dita a salsicciotto, tanto da non far caso a noi.
Ottimo lavoro, Wanda!
Le faccio l'occhiolino, e la invito a raggiungerci dentro.

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