11 - Blow your mind

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Attenzione
Ho postato l'avviso, ma ve lo ricordo. I capitoli d'ora in avanti saranno scritti in prima persona!





«Mo che ho cantato pe' te, me dici che tipo de ballo fai» ed è un ordine.

Damiano ha stampato in viso un sorrisetto strafottente. È in ginocchio sul pavimento, ai miei piedi e tengo il busto sporto in avanti. I volti sono vicinissimi, i respiri si mescolano.
Devo ancora capire come fa a mandarmi a puttane il cervello. Nonostante ci siamo baciati e abbiamo fatto sesso un paio di volte, è come se non fosse mai accaduto niente di tutto ciò, come se stessi ancora aspettando con ansia il fatidico momento in cui mi bacerà. Forse è quel suo profumo di libertà, quella sua intensità selvaggia. È un cazzo di ordigno erotico in versione umana.

Sapevo che avrebbe voluto conoscere il tipo di danza che faccio. D'altronde avevamo fatto un patto, e i patti si mantengono. Solo che sono sempre stata un po' titubante nel rivelare questo dettaglio.

«Mi giuri che non ti farai un'idea sbagliata di me e non mi prenderai in giro?»

Damiano si fa serio, mi guarda quasi severamente. «Perché?»

Dai, diglielo, testa di cazzo.

«Ballo la danza orientale. – confesso tutto d'un fiato. – Del ventre»

Lui alza un sopracciglio, e sorprendentemente noto una scintilla d'interesse nei suoi occhi castani. «Me dici perché dovrei famme n'idea sbajata de te o addirittura perculatte? Cioè, è 'na figata. C'hai 'r physique du rôle»

Arrossisco, sento le orecchie bruciare. Cerco di mantenere una certa nonchalance eppure mi sento in dovere di giustificarmi o dargli spiegazioni.

«È che spesso viene considerata una danza da puttana e la gente s'è fatta n'idea sbagliata de me solo per questo, quando poi me conoscono e sanno che non c'entra 'n cazzo. Alle superiori, disgraziatamente, so' venuti a sapello alcuni compagni di classe mia e m'hanno preso un po' per il culo. Poi pe' carità, io me so' sempre trovata bene in classe, però non c'ho tutta st'autostima quindi il primo commento scemo m'ha fatto veni' i complessi»

Damiano scuote la testa, come se volesse rimproverarmi bonariamente. «A Federì... Ma vaffanculo. Mo te lo sei fatta di'. Allora già de per sé, 'sta danza è 'na figata. Poi non so' un appassionato né niente, ma tante volte capita un video e me lo guardo. Pure la donna più brutta del mondo diventa 'na bomba sexy. – mi prende il viso fra le mani, costringendomi a guardarlo. – Ma te. Porca troia. Te, Federì. Sei perfetta, n' te manca niente, sei fatta bene. Pensa che sorca che sei quando balli, e probabilmente manco te n'accorgi. Se qu'a branca de ritardati te prenneva pe' 'r culo, non è un problema tuo. Vieni da 'na città mentecatta, ma de che te stupisci»

Da lui non mi aspettavo certo lo sfottò né sguardi stralunati che mi beccai quando quattro anni prima cominciai a ballare. Però mi aspettavo sorrisetti maliziosi, o addirittura guadagnarmi una brutta considerazione da parte sua. Invece mi ha sorpresa facendomi sentire non solo a mio agio, ma anche adatta a questa danza, e non m'ha mai vista.
Gli sorrido, Damiano ricambia con quel suo modo rassicurante e tenero che ha solo in rare circostanze.

«Origini persiane, ballerina di danza orientale, pittrice a tempo perso, formazione teatrale... C'è altro che devo sapere?»

«No, quante cazzo de cose me voi fa fa'!»

«Non è che suoni qualche strumento?»

«Ho fatto due anni di chitarra, ma avevo otto anni. Chi se ricorda più. Mi' fratello suonava la batteria, calcola, mi' cugina il pianoforte e mi' cugino il basso. Volevamo fa' 'na band, tipo i Cugini de Campagna. Ma poi fanculo, fare musica non è strada mia»

I WON'T SLOW DOWN ▸ Damiano David [Måneskin]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora