3 - Take me out

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«Boccuccia de rosa, tu' madre te imboccava co' 'na tegola?»

Federica alza lo sguardo a quelle parole. «Ma che, co' la mazzafionda»

Damiano scoppia a ridere cercando di non aprire troppo la bocca per non far vedere quello che stava masticando. I due, seduti su un muretto vicino la stazione della metro, alle cinque del pomeriggio mordono panini con la porchetta comprati in strada ad un chiosco che serviva turisti.

«Parlamo un pochetto, daje»

«A bocca piena io non dico proprio niente, parla da solo» replica Federica.

«Allora, vedemo... che te posso di'. Me piace cantà, c'ho 'n fratello, ho fatto pallone» alza le spalle, come se volesse alludere ad una vita poco interessante. Damiano non si sbilancia rivelandole molto, finché lei non sa chi è avrebbe tenuto il segreto.

«Nella seconda vita vai a ruba' il rame, c'hai la faccia da zingaro» gli sorride bonaria.

«E te manco pari italiana, ma mica te dico niente» replica ammiccando.

«E che paro?»

«Un po' stronza»

Federica scoppia a ridere gettando indietro la testa. «Allora do l'impressione giusta»

Lui sorride, quasi inebetito dalla risata simpatica della ragazza.
«Pari tipo persiana, te giuro»

«Mi' nonna era persiana» annuisce infatti, piano.

«Ha' visto? C'ho occhio» si impettisce con fierezza.

«E che mo voi 'n premio?»

Segue un momento di silenzio fatto solo di sguardi. Damiano sorride, un sorriso strano tra il dolce, scherzoso e malizioso, e per un attimo Federica si perde nelle pozze scure dei suoi occhi. Senza accorgersene ricambia il sorriso lentamente, prima di riscuotersi e distogliere lo sguardo.

«Senti. - fa lei, interrompendo il silenzio. - Mo arriva la metro. Meglio se vado»

Si alza, lui la imita appallottolando la carta del panino in una mano. Con gentilezza, prende anche la sua. Senza dirsi una parola scendono alla fermata.
Federica cammina nervosamente lanciando calcetti all'aria e Damiano le chiede cos'ha che la preoccupa. Risponde che la metro le mette ansia, le sembra una bara di metallo. Lui sorride: «Vengo con te?»

«Ma tu dove devi andare?»

«Non lo so. - risponde alzando le spalle. - A casa, direi. E tu?»

«A casa. Colle Oppio»

«Non lontana da me, me toccherà prende sempre la metro co' te allora» e si finge dispiaciuto, ma in realtà non lo è nemmeno un po'.

Federica ha negli occhi lo sguardo di una persona che non dice tutto, non esterna i suoi demoni. Ma lui li vede agitarsi dietro le iridi scure e vuole sapere quali sono. Ha l'atteggiamento di chi non sa di essere accattivante nella sua semplicità, sensuale nella sua capigliatura selvaggia, languida e maliziosa nei suoi occhi di cerbiatto.
È bella e non lo sa.
Quando arriva la metro la fa andare per prima, per ammirarle il fondoschiena, poi sale anche lui con nonchalance. Come al solito è piena, si tengono al palo al centro ma sono terribilmente ed inevitabilmente vicini. I petti si toccano, e i respiri si mescolano. Damiano la studia, cerca il suo sguardo, Federica lo evita. Nota che la ragazza ha le guance arrossate e sorride pensando che sia dovuto all'imbarazzo della situazione e la vicinanza intima. A lui quella sensazione piace, capisce che gli piacerebbe averla addosso - vicina è troppo lontana.
La ragazza non è mai stata timida, ma insicura sì. E incrociare i suoi occhi significava esporsi al suo giudizio, permettergli di vedere ogni dettaglio del suo viso. E se avesse avuto i baffi? Un punto nero? Non era abbastanza sicura di sé da poter incontrare gli occhi di uno come Damiano, troppo bello per essere vero.

Quando arrivano alla fermata, lei si fionda fuori come se dovesse salvarsi la vita, Damiano la segue con passo calmo.

«Te vorrei portà a mangià fuori più spesso» le dice, lei si ferma.

«È un invito?»

Alza le spalle. «Se vuoi»

Escono dalla stazione della metro, le loro strade stanno per separarsi. Damiano estrae il cellulare dalla tasca e toglie il blocco schermo, poi glielo passa con fare svogliato.

«Lasciame il numero tuo, così qualsiasi cosa pure pe' l'università se sentimo»

Federica prende il telefono, scrive e salva il numero, poi si fa squillare il cellulare per salvarsi quello del ragazzo, e glielo restituisce.

«Se sentimo» lo saluta strizzandogli l'occhio con il solito sorriso da furba, e si gira per tornare a casa.

Dalla metro scende lungo via Cavour, fino a imboccare via delle Sette Sale costeggiando tutto il parco con la Domus Aurea e le Terme di Traiano.

Federica arriva davanti al cancello verde, la pittura sbiadita e scrostata in alcuni punti, e coperta di scritte sottili. L'arcata è fatta di pietra e si ricollega al muro che delimita la via ad entrambi i lati della strada. Infila la chiave nella serratura e il cancello si apre con un cigolio, mostrando la strada all'interno.
Subito a sinistra c'è la casa dei signori Tommasi, pittoresca nelle sue pareti giallo canarino, le inferriate verdi e i fiori colorati; avanti, alla fine della strada, un altro piccolo cancello delimita la proprietà di Valentina Tommasi, insegnante di teatro di Federica; e avanti, sulla destra, la sua casina. Anch'essa è delimitata da un cancello, ha le mura bianche e il tetto con le tegole rosse.
Lungo la stradina ci sono macchine parcheggiate, segno che tutti sono a casa propria. Federica entra nel suo giardino, in cui si erge un ulivo a cui sono appese lanterne di carta rotonde e un'amaca legata all'albero da un capo, e alla recinzione dell'altro.

Dentro la casa prosegue con un corridoio lungo che conduce al soggiorno e alla cucina, e da lì a l retro del giardino; lungo il corridoio ci sono il bagno e la camera, le porte una di fronte all'altra. È una casina pittoresca, a Federica fa venire in mente quelle foto che vedeva su Tumblr.

È contenta d'aver mangiato quel grosso panino, non ha niente da cucinare e non le va nemmeno. Si butta sul divano blu, dove è posato un portatile chiuso. Il salotto è costellato di tele dipinte, quadri finiti o lasciati a metà. Tele vittime del momentaneo attacco d'arte della ragazza, alla ricerca d'ispirazione.
Sotto il televisore spento, c'è un lungo cassettone moderno in cui vi sono libri e cd musicali. Sembra quasi una casa vissuta e senz'altro Federica fa del suo meglio per sentirla "sua" visto che dovrà viverci per i prossimi tre anni minimo.

Lo schermo del cellulare si accende mostrando una notifica di Whatsapp. Damiano non si è fatto attendere. Federica sorride, sulla sua rubrica si è salvata come "Sto cazzo" e lui se non è accorto subito.

Damiano💣
Ehi, stocazzo 💩

I WON'T SLOW DOWN ▸ Damiano David [Måneskin]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora