6 - The real you

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Per le vacanze di Natale non era tornata a casa. Era così nauseata dall'idea di tornare in quella città che piuttosto aveva passato quella notte a girare per Roma. Sotto Natale, l'Urbe aveva un'atmosfera magica, tra luci e cappotti, folle e regali.
Non era l'unica che aveva scelto di passare le feste a vagabondare per le strade, ma era una delle poche che non erano accompagnate.
A sua madre, suo fratello e sua sorella era dispiaciuto non vederla per le feste, eppure sapevano che spingerla a fare qualcosa di convenzionale quando non se la sentiva, era come ammazzarla.
La andarono a trovare loro per Santo Stefano, scambiandosi regali e abbracci calorosi.

Sua madre ha cinquantuno anni ma sembra averne quaranta, è magra ed esile, conserva il fisico atletico nonostante l'età e le tre gravidanze; suo fratello si chiama Valerio, ha diciassette anni, ascolta il rap, fa kick-boxe, e si atteggia da classico coatto e teppistello di periferia; sua sorella ha quattro anni, si chiama Eleonora ed è sorella solo da parte di madre, in quanto Federica e Valerio hanno un padre diverso da quello della piccola. È molto diversa dai fratelli, è riccia e bionda, la pelle chiara e gli occhioni grigi. Avendo fratelli così grandi, è molto più sveglia degli altri ragazzini della sua età.

Federica, poi, ha passato il Capodanno con le solite amiche a Roma, tra piazze e locali.

Ma dopo Capodanno, deve cominciare a pensare alla sessione degli esami.
È a casa sua con Damiano, seduti sul divano con i libri aperti e la testa china. I gatti dormono oppure ronzano intorno a loro.
Federica tiene le gambe allungate su grembo del ragazzo, e lui le sfrutta per appoggiarci il libro aperto.

«Storia non m'è mai piaciuta» brontola Damiano, tamburellando la penna sul libro come se stesse tenendo il ritmo.

Lei gli lancia un'occhiata da sotto le ciglia. «Com'è?»

«A che serve studia' le cose del passato, è passato, tocca guarda' il futuro» assume un'aria simpaticamente saccente mentre si improvvisa un grande sapiente.

Federica gli sorride divertita. «Studiando il passato si capisce come siamo arrivati a questo punto del presente. Se capisce il perché. Non funziona così solo con la storia, ma anche co' la gente. Se sai l'infanzia de 'na persona, capisci perché se comporta in una determinata maniera mo che è grande. C'entra pure il carattere, certo, ma l'esperienza fa la sua bella parte»

Le pungola il piede. «Ma che sei 'na psicologa? Quindi se te non me dici mai 'n cazzo de quello che te riguarda, è perché c'hai i traumi infantili?»

Lei impallidisce e aggrotta le sopracciglia. Abbozza un sorrisetto agitato. «Detto così pare brutto. Ma che vorresti di'?»

«Quello che ho detto. Stamo quasi sempre insieme, se sentimo sempre, so persino come dormi e t'ho visto addirittura in pigiama. Ma non so niente de te, della famiglia tua, dell'infanzia tua. Non me racconti mai niente, ma se te chiedo che ne pensi der prosciutto cotto me racconti tutta la storia dell'affettato. Stai sempre a chiacchierà e 'na volta m'è toccato datte pure du' euro pe' fatte sta zitta, ma de te non dici mai niente» le risponde, serio.

Federica non l'ha mai sentito così severo nei suoi confronti. Ha sempre quell'aria bonaria, boriosa, ironica. «Ma manco te se è per questo»

«Ma te almeno sai come se chiamano mi' madre, mi' padre, mi' fratello e pure il gatto mio. A Federì, e daje su, io manco quello so»

«Non capisco perché te interessa» si mette sulla difensiva, raccogliendo le gambe per mettersi seduta. Ninja le salta in braccio.

«Perché sei amica mia, ma me sento tagliato fori dalla sfera emotiva tua. Non ce capisco 'n cazzo de quello che provi e de quello che pensi»

I WON'T SLOW DOWN ▸ Damiano David [Måneskin]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora