19 - Away

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Ascoltare Nitro e Salmo, dopo un attacco di nervi, è come gettare benzina su un incendio.
Me ne sto seduta sullo scalino sotto il portone del palazzaccio grigio dove abito. Nonostante sia maggio, stasera ha pioviccicato e c'è un freddino umido. Ho il cappuccio della felpa grigia tirata sulla testa, le cuffie nelle orecchie, le ginocchia piegate di fronte a me e i gomiti posati sopra.
La scena perfetta per un videoclip musicale squallidamente triste.

Odio la sensazione di non avere un luogo dove andare, stare al sicuro. Non è che mi trovo male in casa mia, è solo che... è troppo affollata, c'è troppo chiasso, perché io mi plachi e rilassi i nervi.
Se mi addentro tra i palazzi del quartiere, rischio di commettere un omicidio stile Jack Lo Squartatore, nei vicoli sporchi di una zona pericolosa.

Nel mio campo visivo entra la faccia di Adriano. Occhi di un azzurro che... crist'iddio, ma esistono occhi più azzurri dei suoi? Un turchese così particolare, pagliuzze bianche che formano una stella attorno all'iride. Non sono umani.
Tra la barbetta bionda e riccia, sbuca un sorriso. È la fotocopia sputata di Alessandro Borghi – Aureliano di Suburra, presente? A volte penso che se dovessero fare un film sulla mia vita, l'interprete di Adriano deve essere lui. Poi ricordo di non essere così importante e il mio ego torna al suo posto.

Gli sorrido di rimando, incapace di non farlo. «Beh, che voi? Io nun ce torno là»

«Non devi torna', 'nfatti» alza le spalle.

Dietro di lui, vedo Vanessa con le mani nella tasca della giacca a vento. Non riesco a decifrare la sua espressione... il che la dice lunga.

Adriano tira giù una bestemmia che meriterebbe gli elogi e il bacio accademico di Germano Mosconi. Abitudine: usa le bestemmie al posto delle virgole da una vita. «Ti ha fatto incazzare come una iena»

La mia amica adocchia lo schermo del mio telefono e sospira. «Te pareva che n' se stava a senti' Nitro»

«Sta arrivando» aggiunge Adriano, d'un fiato.

Chiudo gli occhi. Lo zen, ritrova lo zen. «Il Pezzo di Merda?»

«Vuole chiedere scusa»

«Ma che sete scemi? 'sto 'ncazzata come 'n tasso e lo fate venire qua? Spero che almeno dopo m'aiutate a seppelli' 'r cadavere!»

Vanessa sogghigna, Adriano invece si umetta le labbra. «Fé...»

«O scopamo o s'ammazzamo, insomma. – dice la voce di Giorgio, alla mia destra. – Comunque vada, uno dei due non ne uscirà vivo»

Alzo gli occhi su di lui rivolgendogli la mia migliore occhiata assassina. Lui ha un ghigno a metà tra il cattivo e l'incerto.

«Ho l'impressione che stasera è stata la goccia che ha fatto trabocca' 'r vaso, ve'?» continua.

Adriano si alza in piedi, ma non si schioda. Lo so perché lo fa, mi conosce troppo bene. Vanessa resta ferma ma la vedo irrigidirsi, tiene lo sguardo fermo su Giorgio come un arbitro che tiene sotto controllo il giocatore indisciplinato.

«Ammazza, sei svejo» replico acida.

«Me dispiace»

«Chiedi scusa quanto vuoi, ma giuro su dio che me lego al dito tutte le stronzate che m'hai detto e m'hai fatto, perché sei uno stronzo e mi vendicherò. Per ora non te vojo vede' nemmeno, te devi leva' dalle palle, non te reggo» sbotto, ma mantengo un tono pacato.

Cazzo, quanto zen. Sono molto colpita.

Giorgio mi guarda tranquillo, come se si aspettasse quella reazione e fosse preparato ad ascoltarla. «Come al solito, praticamente. Non siamo mai stati corretti l'uno con l'altra»

I WON'T SLOW DOWN ▸ Damiano David [Måneskin]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora