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NARRATORE'S POV
Nei dodici giorni a seguire, Levi continuò a prendersi cura della malata, che era già completamente guarita dopo la prima settimana.
I due raramente si parlarono, creando, così, silenzi imbarazzanti che parevano infiniti. Cercarono anche di evitare lo sguardo dell'altro, per non incatenarlo al proprio. Se fossero stati sconfitti da quelle debolezze, gli occhi dell'altro sarebbero apparsi anche in sogno ai due corvini.
Così si evitarono, scegliendo la strada più 'facile'. Per quanto potesse essere facile non guardare gli unici occhi che ti trasmettono emozioni positive e forti, per quanto potesse essere facile impegnarsi per non aprire un discorso, sentendo la voce dell'altro che provocava ad entrambi dei leggeri brividi.
Tutti e due i ragazzi si convinsero che, quello che provavano alla presenza dell'altro, non fosse altro che profondo odio.
Il capitano Rivaille potette, finalmente, tornare alla sua vita di sempre, e così anche Mikasa.
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LEVI'S POV
Stavo tranquillamente spolverando i mobili, indossando il mio solito fazzoletto per le pulizie, quando sentii qualcuno bussare insistentemente alla mia porta.
Mi avvicinai all'ingresso di casa mia, per poi chiedere con la mia solita voce apatica:
Levi: <<Chi è?≥>
A rispondere, fu una voce familiare.
Erwin: <<Sono io, Levi. Su, fammi entrare! È urgente!>>
Aprii immediatamente il portone, scorgendo così il mio superiore tremante. Aveva le gote arrossate, così come il naso, sotto il quale gocciolava un po' di muco. Le labbra erano violacee e secche. Fuori faceva veramente freddo quel giorno. Vedendo il mio amico biondo in quello stato, mi affrettai a dirgli:
Levi: <<Prego, entra pure.>>
Spostandomi al lato dell'ingresso e facendomi da parte per permettergli di passare ed entrare nella mia umile dimora. Umile, esatto. Come quella di Mikasa, neanche la mia aveva molto arredamento o decorazioni, ma era decisamente più grande! Aveva una cucina, con tutte le stoviglie completamente lucidate, un bagno, lindo e pulito anche esso, una camera da letto, senza nemmeno un filo di polvere, ed un salotto, che possedeva l'arredamento più vasto dell'abitazione: era presente un divano di pelle beige, una poltrona del medesimo materiale e colore, un giradischi in ottone ed un tavolino in vetro splendente, senza contare l'enorme libreria in mogano che conteneva un numero di libri indefinito, poiché ne avevo perso il conto, sistemati in ordine alfabetico.
Erwin entrò in casa, per poi dirigersi al divano ed accomodarsi. Io rimasi in piedi, davanti a lui, attendendo con impazienza la notizia tanto urgente che doveva darmi.
Erwin: <<Ho deciso di affidarti una missione all'interno delle mura, Levi. Però voglio che tu abbia una squadra al tuo fianco che ti aiuti.>>
Alzai un sopracciglio, evidentemente infastidito.
"Non mi crede in grado di potermela cavare egregiamente da solo?"
Levi: <<Non mi serve aiuto, e tantomeno una squadra di supporto.>>
Lui continuò il suo discorso, non badando al mio ribatto.
Erwin: <<I cadetti che ti ho assegnato sono i seguenti: Jeager Eren, Arlert Armin ed Ackerman Mikasa.>>
Concluse.
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▪•You Found Me•▪ ~RivaMika
FanfictionPrima FF, quindi siate clementi. La storia è ispirata all'Anime/Manga "Attack on Titan". Lo svolgersi della storia rimane immutato fino allo scontro tra Eren ed il Gigante dalle Fattezze Femminili. Allarme spoiler per chi non fosse arrivato a questo...