Capitolo 1 ~ Protezione

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MIKASA'S POV

Mi appoggiai con la schiena al tronco dell'albero sul quale avevo trovato rifugio dai giganti. Non ero stanca: la mia, più che stanchezza, era frustrazione. Dovevo trovare Eren, ed a tutti i costi. Dovevo sapere se stesse bene.

Mi affacciai di un poco sporgendo la testa e guardando verso la parte più inferiore dell'albero: decine e decine di giganti di diverse dimensioni stavano appollaiati lì, ammassati come animali in una recinzione. Guardavano nella mia direzione, con quella loro solita espressione in viso disgustosa, terrificante ed inquietante allo stesso tempo.

Non mi ero mai soffermata troppo a guardarli, di solito mi bastava mettere a fuoco il loro punto debole per poi farli fuori, distrattamente e con svogliatezza. Ma in quel momento, in quel momento mi salì una strana sensazione, come se fossi nauseata alla loro vista.

Mi guardai intorno, non avevo molta possibilità di movimento: la mia unica via di fuga sarebbero stati gli alberi di quella foresta enorme che una volta, se non ricordo male, doveva essere una grande attrazione turistica.

"Chissà come stanno i miei compagni di accademia: Sasha, Jean, Reiner, Bertholdt, Connie, Christa, Ymir, Armin, Eren... Eren."
Mi ritornò in mente il mio obbiettivo principale: la protezione del mio fratellastro, la mia famiglia. Già mi erano stati portati via i genitori, i genitori del castano, trauma troppo forti da superare, non sarei riuscita a sopportare un'altra perdita...

All'improvviso, un forte tonfo, che mi parve ovattato, come se non fosse proveniente troppo lontano da me, mi distolse dai miei pensieri riportandomi alla realtà. Senza pensarci due volte, azionai rapidamente il movimento tridimensionale e, con l'aiuto della mia imbracatura, con uno scatto cominciai a spostarmi dalla cima di un albero all'altra, volteggiando leggiadra, veloce ed agile in direzione del rumore sentito precedentemente.

"Questa foresta è enorme! Non troverò la strada giusta tanto facilmente..." Mi ritrovai a pensare. Ma ecco che, dopo neanche due minuti dal precedente, mi arrivò ai timpani un altro rumore che mi distrasse dai miei pensieri. Questa volta, però, era molto più forte, tanto che dovetti attapparmi le orecchie con le mani (cosa che mi costrinse a fermare la mia corsa). Era insopportabile, sembrava il verso di un animale ferito, che rassegnato urla in modo straziante.

Dopo secondi indefiniti, quella che era una tortura per i miei poveri timpani, finalmente cessò. Cercai di riprendermi più velocemente possibile, con l'intenzione di continuare a muovermi in direzione del secondo e nuovo rumore (che non si era spostato troppo rispetto al primo). Qualcosa, però, mi distrasse ulteriormente: un movimento poco elegante sotto di me.

Mi affacciai per vedere meglio: i giganti, inspiegabilmente, si erano addentrati nella foresta (cosa che noi, in teoria, dovevamo evitare che succedesse). Correvano storti, come fossero uomini ubriachi, con le braccia a penzoloni. Mentre prima erano fissi a guardarmi senza neanche provare ad entrare nella vecchia attrazione turistica, in quel momento sembrava che non mi avessero minimamente notata (strano per un gigante, poiché è difficile sfuggirgli anche se ci si nasconde per bene). Anche essi si stavano dirigendo verso il rumore di qualche secondo fa.

"E se... Se non fosse stato un animale a produrre quel verso? Se fosse stato proprio uno di loro? Se li stesse chiamando per farsi aiutare? In questo caso i miei compagni e superiori sarebbero tutti in pericolo, anche per colpa mia... Devo subito correre da loro per avvertirli. Devo essere più veloce dei giganti." Un rapido ragionamento mi spinse a buttarmi con tutta la velocità di cui ero capace verso l'urlo disumano.

Mi muovevo elegantemente tra i rami degli alberi. In un paio di minuti superai i giganti sottostanti a me e, in pochi secondi, raggiunsi il soggetto che aveva creato tanto fracasso. Rimasi immobile, a fissare lo spettacolo che si parava davanti ai miei occhi: un gigante anomalo, dai capelli biondi ed occhi azzurri, era stato catturato dalla mia squadra. Non poteva muoversi, era legato con degli arpioni che si erano conficcati nella sua carne. Ciò che mi sorprese di più, oltre al fatto che avesse un aspetto femminile (aveva il seno, i fianchi pronunciati e la vita sottile), era la posizione delle sue enormi mani: le teneva poggiate dietro al collo, probabilmente per proteggere il suo punto debole.

▪•You Found Me•▪ ~RivaMikaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora