Capitolo 9 ~ Detective

952 50 7
                                    

NARRATORE'S POV

Il team composto da quei quattro ragazzi, una volta uscito, decise di vedersi la mattina dopo a casa di Levi, per scelta di quest'ultimo.

Il corvino non voleva rischiare di entrare in una casa impolverata, poiché avrebbe messo la missione in secondo piano per pulire quella possibile (se non probabile) schifezza.

Certo, Armin era un ragazzo affidabile, ma Rivaille non poteva essere certo che fosse anche ordinato. Di Eren, invece, non si fidava minimamente. Mentre la casa di Mikasa, per quanto potesse essere pulita ed ordinata, era troppo piccola per ospitare più di un paio di persone.

L'alternativa più sensata, purtroppo per lui, era casa sua. Odiava la presenza di qualcun'altro che non fosse se stesso (ed Erwin) nella sua dimora, ma odiava ancora di più la sporcizia, quindi si sentì costretto a scegliere quest'ultima opzione.

LEVI'S POV

La mattina seguente mi alzai presto dal letto. Come al solito non avevo chiuso occhio per tutta la notte. Mi sentivo immensamente frustrato, poiché in poco tempo sarebbero arrivati tre estranei (o quasi) davanti alla mia porta, ed avrebbero invaso la mia privacy.

Certo, non era loro l'intenzione, ma mi dava comunque fortemente fastidio solo l'idea.

Sbuffai, per poi sentire il pavimento di marmo di camera mia freddo sotto i miei piedi nudi. Mi salirono dei brividi lungo tutta la colonna vertebrale. Optai per una doccia, sperando di affrontare positivamente (seh.) la giornata che mi sarebbe sembrata, probabilmente, più lunga del solito.

Mi incamminai in direzione del bagno, per poi entrare ed azionare il getto d'acqua della doccia, che divenne, in pochi secondi, bollente.

Mi spogliai del pigiama velocemente e con foga: non avevo molto tempo. Nonostante ciò avevo l'intenzione di godermi appieno quel getto d'acqua così caldo che, in quel momento, mi sembrava l'unica cosa positiva della mattinata.

Avevo sempre amato la doccia, e non solo per una questione igienica (anche se non era da sottovalutare), ma soprattutto perché, sotto quel liquido trasparente dalla temperatura elevata, riuscivo a scaricare tutto lo stress accumulato, sentendo, ciò che era per me, la serenità.

Un'alternativa a quello sfogo era il massacro dei giganti: anche essi, mentre trafiggevo la loro carne con le spade, mi davano un senso di sollievo. In questo modo scaricavo tutta la rabbia, che, però, non accennava ad andarsene.

In balia dei miei pensieri non mi accorsi che erano già passati una ventina di minuti da quando ero entrato a contatto con l'acqua. Quando me ne resi conto, mi affrettai ad uscire. L'aria fredda del bagno, che mi fece rabbrividire, era in forte contrasto con il calore datomi dall'acqua bollente che dominava sul mio corpo fino a pochi secondi fa. 

Mi asciugai in fretta, per poi vestirmi con altrettanta frettolosità.

Feci appena in tempo ad allacciarmi lo stivale destro, che qualcuno osò disturbare la mia tranquillità bussando alla porta della mia casa.

Sbuffai per una seconda volta, per poi alzarmi dal letto e dirigermi verso l'ingresso della mia abitazione.

Quando la aprii, ad aspettarmi dall'altra parte dell'uscio, c'erano i tre ragazzini che stavo aspettando e che mi davano il tormento.

L'unica parola che uscì dalla mia bocca fu:

Levi: <<Entrate.>>

Mi girai per raggiungere la mia poltrona e sedermici sopra. La mia schiena era ritta, come se fossi in costante allerta. Ed, in effetti, era così: stavo facendo attenzione ad ogni singolo spostamento dei mocciosi, soprattutto di una tra loro in particolare.

▪•You Found Me•▪ ~RivaMikaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora