XII.

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Mi sveglio con la luce del sole che entra nella stanza attraverso la finestra, ma al mio fianco Jan Kessler non c'è.

Mi alzo dal letto e vado verso la finestra. Vedo Jan che sta passeggiando con il padre e che discutono di qualcosa, ma non riesco a decifrare la conversazione.

Penso ancora a quello che è successo questa notte: l'incubo, dove Jan Kessler mi uccide e di come lui ha reagito. Non pensavo minimamente ad un comportamento simile; mi aspettavo qualche pugno o insulto pesante, invece mi ha consolato e ha dormito al mio fianco, abbracciato.

Ho ancora il presentimento che lui si stia comportando così perché nella stanza affianco c'erano i suoi genitori e non vuole far saltare la copertura. Io spero vivamente che il Kessler di ieri sera in cucina e di stanotte non sia solo una finzione o una mia immaginazione, ma la realtà.

Vado in bagno e mi faccio un bel bagno caldo, per cacciare via tutti i pensieri che mi stanno passando per la testa, come il motivo per cui Klaus e Jan stanno discutendo: se lui avesse detto che sono ebrea? e che stanno discutendo sul mandarmi nel Campo oppure uccidermi sul prato fuori la casa? Non oso pensare a cosa stiano pensando.

Esco dalla vasca, mi asciugo e mi dirigo nuovamente in camera per vestirmi e i ritrovo l'Ufficiale seduto sul letto accanto al mio abito.

"Mi scusi, Ufficiale Kessler" dico io, imbarazzata e avvolta in un asciugamano color blu notte.

Sono diventata così rossa che un pomodoro a confronto è meno rosso! Mi vergogno molto, non si può nemmeno immaginare quanto io mi voglia nascondere sotto terra per la vergogna.

"Non ti preoccupare Johanna, non mi dispiace cosa sto vedendo" dice lui, con un sorriso malizioso che mi mette ancora più in imbarazzo.

"Mi giro così puoi metterti il tuo abito" dice lui, girandosi verso la finestra.

Mi vesto più velocemente possibile, con u abito rosa cipria con dei fiori rossi e bianchi stampati sopra.

"Ora può girarsi, Uffiaciale Kessler" dico io, mentre lui si gira verso di me e mi fissa a lungo.

"Ti sta bene questo vestito" dice lui, avvicinandosi a me. Non so che cosa fare. Indietreggio o rimango ferma, senza fare un passo?

"Di che discutevate lei e suo padre?" domando io, mentre arriva a meno di due centimetri dal mio viso.

"Non sono affari tuoi" dice lui, allontanandosi da me e andando verso la finestra.

"Non volevo mettermi in mezzo alle sue questioni personali, Ufficiale Kessler. Sembra molto agitato da quando l'ho vista dalla finestra" dico io, a testa bassa, scusandomi con lui.

"Chiamami Jan" incomincia lui, poi continua: "Solo che non ne voglio parlare, almeno non ora. Ora voglio concentrarmi su altro e non su quello che ha detto. Scusa se sono sembrato arrabbiato per quella domanda" dice lui, avvicinandosi nuovamente a me.

"Sono io che devo chiederti scusa" dico io, mentre lui si avvicina a me.

Siamo sempre più vicini e mi stanno salendo dei brividi lungo tutta la mia colonna vertebrale. Non ho mai avuto questo tipo di sensazioni e non so come comportarmi. Mi lascio trasportare dalla situazione oppure rimango ferma nella mia posizione e mi allontano subito da lui?

Non faccio in tempo ad allontanarmi che lui mi prende per i fianchi e mi bacia in modo molto appassionato, senza lasciarmi il tempo nemmeno di respirare.

In meno di cinque secondi ci ritroviamo sul letto, lui sopra di me che mi bacia sul collo, mentre le sue mani sono al di sotto della mia vita che mi alza la gonna. Nel mentre, lui si slaccia la cintura dei pantaloni.

Non so nemmeno che cosa pensare: una parte di me lo vuole, perché mi sento attratta da quella parte di Kessler dolce e protettiva, mentre da un altro lato di me voglio che si stacchi da me, ma in questo momento questa parte sembra che il mio corpo non la stia minimamente ascoltando. 

Ad un certo punto, proprio nel momento in cui si sta per consumare il rapporto vero e proprio, una persona bussa alla porta. Lui si mette subito in ordine e si riallaccia la cintura mentre io metto la suo posto la gonna del mio abito a fiori.

"Chi è?" domanda Kessler, ridendo.

"Sono Helena! Scusate se interrompo il vostro momenti di intimità , ma la mamma vuole parlarvi" dice la sorella, con tono molto emozionato.

"Arriviamo subito" dice Jan, guardandomi.

Dopo che la sorella si è allontanata, io mi alzo dal letto preoccupata.

"Che cosa vorrà dirci tua madre? Jan sono davvero preoccupata.

"Devi stare tranquilla, Johanna. Non succederà nulla. Fino a quando ci sarò io al tuo fianco, non ti capiterà nulla, chiaro?" mi dice, afferrandomi le spalle e baciandomi.

Usciamo dalla stanza e, mano nella mano, scendiamo per la scala e chi mi trovo davanti? Uma e il soldato che mi ha arrestata, Peter Hund.

"Cosa diavolo ci fa lei qui?" domando io a Kessler.

"E' la compagna del mio di quando ero a Berlino tesoro, Peter Hund" dice lui, stringendomi la mano per rassicurarmi. 

Io lo guardo negli occhi e gli dico:

"Lei è Uma, la ragazza che mi ha fatto arrestare e lui è quello che mi ha arrestata".

Con questo colpo di scena, vorrei augurarvi un Felice Natale a voi e alle vostre famiglie💕

-Val❤️

WIE EINE SCHWARZE ROSE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora