XXI.

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Da quando abbiamo fatto l'amore io e Jan non sto molto bene: ho continui mal di schiena, nausea improvvisa e anche affaticamento, visto anche solo a fare una rampa di scale ero stanchissima.

Porca miseria! Ho proprio tutti i sintomi: sono incinta!
Come faccio ora? Lo dico a Jan o no? Non so se dirglielo, perché non so nemmeno se ne sono molto sicura. Vorrei esserne sicura prima di dirglielo, anche perché non vorrei dare false speranze e non so nemmeno come la prenderebbe questa notizia.

"O mio Dio! Stai bene Jo? Vieni di qua e sdraiati sul divano! Ora chiamo il medico e lo faccio venire qui immediatamente" dice Jan, tutto agitato e preoccupato.

"Non è nulla di grave, Jan. Non serve che chiami il medico. Sarà solo una reazione a quello che ho mangiato. Nulla di grave" dico io, cercando di tranquillizzare Jan, ma questo non avviene, anzi. Si agita ancora di più.

"Non è vero che non è nulla di grave. A malapena ti reggi in piedi! Ora ti stendi sul divano e chiamo subito il medico, sperando che non sia occupato ad andare dietro a quel pazzo del suo capo!" dice lui, facendomi sedere sul divano, tutto agitato che non si accorge nemmeno che sta iniziando a sudare moltissimo.

"Jan, fermati un attimo e calmati" dico io, afferrando il suo braccio.

"Prima stavi bene e subito dopo stai malissimo e non so nemmeno che fare. Non voglio che tu stia male e questo mi fa andare in agitazione" dice lui, sedendosi accanto a me.

"Fai un bel respiro e tranquillizzati, che così fai agitare anche me. Quando ti sarai calmato, chiami il dottore, così vediamo se nel frattempo mi sento meglio" dico io, sdraiandomi e mettendo le mie gambe sopra le sue ginocchia.

Dopo una decina di minuti, Jan si calma del tutto e io comincio a stare meglio, ma lui vuole comunque chiamare il dottore, per assicurarsi che non sia nulla di grave.

Quando arriverà il medico saprò la verità: aspetto un bambino o è solo una forma influenzale? Ma non può essere una cosa normale se fosse una semplice influenza, no?

Questo conferma sempre di più la teoria gravidanza.

Suona il campanello e Jan si fionda alla porta per aprire al medico.
Dalmazia porta entra un ragazzo sulla trentina, con i capelli colore nero pece e gli occhi verdi.
Non è il medico ebreo da cui mi ha portato Jan mesi avanti, quando mi ha quasi ammazzato a suon di pugni.

"Mi scusi, ufficiale, ma vorrei poter visitare la signorina senza che lei sia presente. È nel bene della ragazza" dice lui, ma Jan gli prende un braccio e li avvicina a sé in modo minaccioso.

"Senti bene le mie parole: se le fai del male, la mia faccia sarà l'ultima che vedrai. Sono stato chiaro?"

"Stai tranquillo Jan. Vai pure nel tuo studio" dico io.
Lui mi bacia e sale le scale. Mi ha baciata senza nemmeno considerare che davanti a noi abbiamo un medico nazista che potrebbe farci scoprire.

Non appena Jan sale le scale, il ragazzo tira fuori tutti i suoi attrezzi e li appoggia su un tavolino davanti al divano.

"Sono il dottor Heiffen. Come ti chiami?" domanda l'uomo.

"Mi chiamo Johanna" dico io, guardandolo negli occhi.

"Questa domanda te la devo fare: sei ebrea?" domanda lui, con un tono che non riesco a capire. È disprezzo oppure è pura curiosità?

"Sono ebrea, dottore" dico io, con la voce tremante. Spero vivamente che Jan non se la prenda se ho detto ad Heiffen che sono ebrea.

"Da quanto tempo è che ti senti così? Che cosa hai di preciso? L'ufficiale Kessler è stati molto vago quando mi ha chiamato" dice lui, tirando fuori uno stetoscopio per sentire i miei battiti.

"Da qualche settimana. Inizialmente avevo male alla schiena, ma pensavo che questo fosse dovuto ai lavori che faccio un casa per l'ufficiale Kessler, ma poi si sono fatti sempre più forti e insopportabili. A questo si è aggiunta la nausea, ma pensavi fosse una cosa normale, e poi anche l'affaticamento. Non sono mai stata affaticata un vita mia, quindi questo mi ha un po' allarmata, ma non ci ho dato peso.
Da qualche giorno di è aggiornato anche il male alla testa" dice lui, mentre mi tasta l'addome e, non appena arriva all'altezza di dove dovrebbe essere l'utero di ferma.

"Qualche problema, dottore?" domando io preoccupata.

"Ho appena collegato tutti i sintomi e vorrei farle un'altra domanda Johanna, se non le dispiace: ha avuto dei rapporti sessualità prima dell'inizio dei problemi di salute? So che è imbarazzante parlare di queste cose davanti ad un estraneo, ma ho una teoria e vorrei sapere se è corretta" dice lui, misurandomi la temperatura corporea.

"Si, ho avuto rapporti sessuali, tra cui uno stupro" dico io, ma il medico non sembra sorpreso che io abbia menzionato lo stupro.

"Non mi sembra sorpreso, dottore" dico io, dubbiosa.

"Al dire il vero, molte ragazze ebree vengono da me con i segni di uno stupro. Nel Campo è una cosa così abituale che non mi sorprendo più, anche se è una cosa orribile" dice lui e rimango sconvolta.

Tutte quelle povere ragazze, quelle povere donne. Stanno soffrendo così tanto a causa di questi mostri che al solo pensiero che loro debbano sopportare tutto questo tutti i giorni ci sto davvero male.

"Come mai mi chiede queste cose? C'è qualche problema?" domando io, agitata e preoccupata.

"Johanna, penso lei sia incinta" dice il dottore, mettendo via i suoi attrezzi.

Io sono sconvolta. Quello che avevo dedotto era esatto: aspetto un bambino, da Jan Kessler.

Non appena il dottore pronuncia quelle parole, vedo Jan Kessler in cima alla scala con una mano alla bocca e con le lacrime agli occhi.

WIE EINE SCHWARZE ROSE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora