"Ora sta per arrivare una guardia che ti riporterà nella zona dell'appello serale. Domani ti dico che cosa mi ha detto Jan" dice lui, abbracciandomi.
Esco dall'ambulatorio di Heiffen e mi ritrovo una figura davanti che mi fa raggelare il sangue da quanto è terrificante e inquietante: il capo di Heiffen.
È un uomo sulla trentina, di media statura dal viso apparentemente buono e gentile, ma tutto ciò è contraddetto dal suo sguardo inquietante, pieno di odio e da pazzo.
Rimango immobile, anche perché mi ha parlato di lui il dottore ed è meglio che non si faccia sciocchezze, altrimenti ti firmi da solo il biglietto di sola andata per il Regno dei Cieli.
"Guarda chi abbiamo qui" dice lui, toccandomi il viso.
Comincio a tremare dalla paura. Che cosa vorrà mai farmi?"Che viso angelico che hai, piccola bestiolina! È un peccato che tu sia maledetta! Io sono il Dottor Mengele, e tu come ti chiami?" dice lui, con voce sussurrata e calma, il che rende tutto più terrificante.
"Sono il prigioniero numero 309876" dico a testa bassa, per non incrociare quello sguardo malato.
"Il nome che ti ha dato tua madre, non quello che ti abbiamo dato noi" dice lui, abbastanza seccato.
"Johanna" dico, terrorizzata.
Spero che questo incontro finisca presto.
"Vieni dentro il mio laboratorio. Ti mostro una cosa" dice lui, trascinandomi nella stanza inquietante che ho visto al mattino.
"Ho l'appello serale. Se non mi presento se la prenderanno con me" dico io, a voce molto bassa, ma lui ha sentito benissimo e mi tira uno schiaffo.
"Questo non è un mio problema. Per me possono anche fare di tutto su di te, tanto la cosa non mi tocca" dice lui, mostrandomi la cosa più agghiacciante che potessi mai vedere nella mia vita: sul lettino, in mezzo alla stanza, vi è un bambino sui cinque anni, con il viso così deforme che nemmeno la madre, se è ancora viva, lo riconoscerebbe.
"Oh cielo! Un altro fallimento! Domani riproverò, sperando che con una dose minore di questo possa far riuscire l'esperimento" dice lui, prendendo una boccetta di vetro con un liquido giallastro al suo interno.
"Mia cara Johanna" comincia a dirmi, prendendo il viso con la mano destra e stringendo forte.
"Questa sarà la fine che farà il piccolo bastardo che hai in grembo" dice lui, facendo poi una risata così inquietante, che incomincio a lacrimare."Non piangere. Ti prometto che il tuo piccolo mostriciattolo guarirà dalla malattia che gli trasmetti con il tuo sangue nelle sue vene. Sarà divertente" dice lui, ma nel frattempo mette piede nella stanza il soldato di Colonia.
"Ecco che fine aveva fatto la puttana! Le ha dato fastidio, Dottor Mengele?" domanda lui, afferrandomi con una violenza inaudita.
"Nulla che mi possa recare noia. Portala via" dice Mengele, tornando dal bambino con la faccia deforme.
Usciti dalla baracca del Dottore, il ragazzo mi butta a terra e mi un paio di calci. Sulla pancia. Ho cercato di proteggerla il più possibile, ma nulla ha potuto fermare la furia di quel ragazzo.
Mi sta usando come valvola di sfogo, ma la cosa sta andando oltre al semplice sfogo. La cosa è diventata personale."Non farmi più arrabbiare, altrimenti la prossima volta sarà un proiettile in fronte" dice lui, abbassandosi per avvicinarsi al mio viso rigato di lacrime.
"Dillo anche alla puttana di mia moglie" dice lui, alzandomi da terra e gettandomi davanti alla mia baracca.
Apro la porta e cado a terra.
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WIE EINE SCHWARZE ROSE
Ficción históricaVarsavia, 24 Gennaio 1942. Johanna, una ragazza ebrea, sta festeggiando il suo compleanno con il padre e il fratello, ma non è un compleanno come tutti gli altri. Da ormai molto tempo Johanna è nascosta nella casa della sua amica Uma perché i tedesc...