Dopo quella discussione tra me e Johanna, in queste settimane ho cercato tutti i modi in cui mi potevo far perdonare da lei, anche se ciò che le ho fatto non è perdonabile in nessun modo, anche se faccio la cosa che lei desidera di più al mondo.
Ero sincero con lei quando le ho detto che Hund non mi ha dato scelta: se non lo avessi fatto, io sarei stato giustiziato per alto tradimento e lei mandata nel Campo, con tutti gli altri soldati che l'avrebbero violentata.
Aveva ragione: avevi una scelta, ma in quel momento ho pensato che quella fosse la meno dolorosa per entrambi. Pensavo che era meglio se li facessi io invece che altri cento soldati che sicuramente non sarebbero stati affatto delicati con lei.
Durante questo periodo ho fatto quello che mi aveva chiesto lei: trattarla come facevo prima, insultandola e dandole ordini, anche se questo non era quello che volevo fare in realtà.
Quando sono venuti i miei genitori pensavo che sarebbe stato un disastro e non speravo altro che quella pagliacciata potesse finire il più presto possibile.
Però quando abbiamo iniziato a fingere, per me sembrava tutto così reale: lei era la mia compagna e, stranamente, la cosa mi rende a felice, mi piaceva.Però è arrivato Peter Hund e ha rovinato tutto, anzi, io ho rovinato tutto.
Ho cercato di pensare a cosa potessi fare per farle capire che quello che le ho detto era tutto vero, ma non mi è venuto un mente nulla, fino a questa mattina.
Non appena finisco di prepararmi, esco di casa in direzione del Campo.
"Cosa ci fai a quest'ora qui Kessler? Dovresti iniziare fra due ore!" mi riprovera Andreas, colui che gestisce i turni al campo.
"Scusa. Dovrei andare via prima dopo perché ho un problema in casa, quindi pensavi che se fossi venuto prima sarei potuto andare via prima" dico io.
"Vai verso quella baracca e va a svegliare quei topi di fogna" dice lui e mi dirigo verso la baracca per svegliarli.
Non appena li sveglio, vedo subito un uomo sulla quarantina che mi colpisce più di tutti. Mi sembra una faccia conosciuta, ma di primo impatto non mi ricordo chi mi sembra.
Prendo l'uomo e lo trascino fuori dalla baracca.
"Come ti chiami?" domando io, con tono forse troppo aggressivo e minaccioso.
"Sono il numero 443321 signore" dice, inchinandosi davanti a me.
"Alzati! Non serve che ti inchini. Il tuo nome vorrei sapere" dico io, tirando l'uomo su in piedi.
"Mi chiamo Isaiah signore" dice, a testa bassa.
"Da dove vieni?" domando io, come se fossi in un interrogatorio.
"Polonia. Varsavia" dice lui, con tono basso, come se fosse sottomesso a me.
"Come ti hanno portato qui? La tua famiglia?" domando io.
"Siamo stati presi verso la fine di gennaio io e i miei figli, Johanna e Jaremiah Jr" dice lui e subito capisco.
Il padre di Johanna. Ecco a chi assomiglia.
"Sa dove posso trovare mia figlia? Mi hanno riferito dei soldati che è a fare cose indicibili con degli Ufficiali" dice lui, mentre nella mia testa si materializza la conversazione tra me e Johanna, quella davanti alla cantina.
"So dove si trova tua figlia, però deve stare al mio gioco, altrimenti non la vedrà, chiaro?" dico io, ma poi continuo, domandando dove si trovasse il fratello.
"Jeremiah si trova in un'altra baracca, ma sta bene, per quanto si possa stare bene qui dentro" dice lui, triste.
"Mi dispiace, ma devo farlo" dico io, prima di dargli un pugno in pieno volto, così forte da farlo cadere a terra.
Mi abbasso e gli sussurro all'orecchio di stare al gioco e di non fiatare, a meno che non gli avessi dato io l'ordine di farlo.
Lo alzo in piedi e mi dirigo verso il mio collega Andreas.
"Ho bisogno di lui. Fra qualche ora te lo riporto" dico io, con tono deciso, ma Andreas non sembra gradire.
"Non hai già la puttanella, ora ti serve pure lui? Ho chiuso un occhio quando te la sei portata in casa, ma non so se ti posso far portare a casa pure lui. Che devo dire al Capo?" domanda lui, arrabbiato.
La faccia di Isaiah mi fa capire che sa che sua figlia si trova da me."Era un banchiere. Ho bisogno di lui per delle questioni che riguardano le mie finanze. Chiamare uno tedesco e farlo venire qui non è molto sicuro, quindi mi porto lui e spero che non mi imbrogli, altrimenti lo finisco io come si deve" dico io, guardando Isaiah.
"Non farò nulla che le recherà danno, signore" dice lui, guardandomi per vedere se ha fatto bene a rispondere. Gli faccio cenno si con la testa e ce ne andiamo.
"Mia figlia è in casa sua?" domanda lui, preoccupato.
"Si, è da me. Ora gliela farò vedere, ma non ne faccia parola con nessuno quando torni altrimenti siamo tutti messi male, tua figlia in primis" dico io, arrivando davanti al portone di casa.
"Le hai fatti qualcosa di male?" domanda lui, furioso.
"Mi dispiace, ma non ho avuto scelta" dico io, dispiaciuto.
Entro in casa, da solo, e vedo che Johanna sta preparando la colazione.
"Ti ho detto che avrei fatto di tutto per convincerti? So che non basterà a farmi perdonare, ma spero ti faccia piacere" dico io, facendo entrare suo padre nella stanza.
La sua espressione è la cosa più bella che abbia visto.
Commossa, va verso il padre e io salgo le scale e vado nel mio studio.Con questo capitolo, vi auguro un felice anno nuovo a voi e alle vostre famiglie❤️
Scusate per il ritardo nella pubblicazione,-Val
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WIE EINE SCHWARZE ROSE
Narrativa StoricaVarsavia, 24 Gennaio 1942. Johanna, una ragazza ebrea, sta festeggiando il suo compleanno con il padre e il fratello, ma non è un compleanno come tutti gli altri. Da ormai molto tempo Johanna è nascosta nella casa della sua amica Uma perché i tedesc...