Prima di leggere il capitolo, vi avverto che una parte di quello che starete per leggere è particolarmente cruda e molto forte (l'ho evidenziata cambiando il font della scrittura e mettendola in corsivo e prima ho messo un asterisco).
Se non ve la sentite di leggerla, potete anche saltarla.-Val
"Kessler da quanto tempo!" dice Hund, facendo un sorriso raccapricciante.
"Hund. A cosa devo questa visita?" domanda lui, stringendomi più a lui.
Mai come in quel momento avevo sentito Kessler così preoccupato e terrorizzato."Io e la mia compagna volevamo farti visita e vedere come te la cavi ad Auschwitz" dice lui, guardandomi, poi lui continua: "ma vedo che ti sei dato da fare in questi mesi" conclude, facendo riferimento a me.
"Che cosa vorresti insinuare con questa affermazione?" domanda lui, avvicinandosi a Peter Hund.
"Nulla" risponde, ma poi di avvicina all'orecchio sinistro di Jan e gli sussurra: "so tutto di quella sporca ebrea. Aspetta che vadano via i tuoi genitori".
Viene verso di me. Inizio ad agitarmi e a tremare come una foglia.
"Hai una faccia familiare. Come ti chiami?" dice lui, prendendomi la mano.
"Sono Johanna, la sua compagna" dico io, mentre lui mi bacia la mano.
Poi si avvicina al mio orecchio destro e mi sussurra: "non appena se ne vanno i Kessler io e te ci divertiamo", concludendo con una piccola risata.Ora ho paura. Cosa vuole farmi? Picchiarmi? Non voglio pensare al peggio perché solo al pensiero mi si gela il sangue e le gambe mi cedono.
"Jan, io, tuo padre e i tuoi fratelli siamo stati invitati dal Direttore del Campo a visitarlo. Ci vediamo a pranzo" dice la madre, uscendo di casa.
"Non volete fermarvi a parlare un pochino con il signor Hund? Sono sicuro che avrà delle belle cose da dire sulla sua esperienza al fianco di Hitler" dice lui, cercando di far rimanere i suoi genitori in casa e per evitare che mi possa fare del male.
"Mi spiace Jan, ma non possiamo rimanere. Hund può fermarsi a pranzo se gli va, così ci racconterà tutto al nostro ritorno" dice Andrea, invitando Hund e Uma a pranzo.
"Certo signora Kessler. Sarebbe un onore pranzare con la sua famiglia" dice lui, sorridendo e ringraziando la madre di Jan.
Non appena la famiglia Kessler esce dalla casa, io corro subito su per le scale e mi chiudo a chiave nella stanza di Jan.
"Dove sei? Guarda che se ti trovo dovrò punirti piccola Johanna" dice lui, salendo le scale.
Non sento se Jan lo blocca oppure no, so solo che sento i passi di Peter avvicinarsi sempre di più alla porta.Io incomincio a piangere. Ho paura. Paura che quell'uomo possa farmi del male. Paura che quell'uomo faccia del male a Jan. Paura di morire.
"Ti ho trovata sporca ebrea! Apri questa porta!" urla, cercando di aprire la porta, che non sa essere chiusa a chiave.
"Lasciala in pace. Mi serve" dice Jan, bloccando Hund.
"In cosa ti sei messo in mezzo Jan! Una lurida ebrea! Ti sei contaminato in questa maniera! Sei un disonore sia per Hitler che per la Germania intera!" gli urla Hund, continuando a provare di aprire la porta, non riuscendoci.
"Non l'ho scopata se è per questo è nemmeno ci penso. Seriamente pensavi che avrei scopato una ebrea? Non sarai ammattito? I miei genitori stavano per venire e pensavano avessi una compagna e l'ebrea era l'unica mia soluzione" dice lui.
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WIE EINE SCHWARZE ROSE
Ficción históricaVarsavia, 24 Gennaio 1942. Johanna, una ragazza ebrea, sta festeggiando il suo compleanno con il padre e il fratello, ma non è un compleanno come tutti gli altri. Da ormai molto tempo Johanna è nascosta nella casa della sua amica Uma perché i tedesc...