XXVII.

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Come mai così tanto odio?
Come mai la gente non può vivere serenamente la propria vita, senza che il resto creda che siano la causa di ogni male?
Come siamo arrivati a tutto questo?
Che cosa ha spinto a commettere queste azioni?

Domande che ormai vagano nella mia testa da quando mi hanno portato dentro il Campo.

Domande che, probabilmente, non avranno mai risposta.

Le settimane passano, ma le domande si fanno sempre più insistenti, specialmente quando vedo Angela tornare a notte fonda nella baracca, dopo che Joseph l'ha fatta violentare da tutte le guardie del campo.

Come può un amore svanire così? Come mai allora Joseph l'ha sposata?
Non riesco a capire come mai possa fare queste cose alla donna della sua vita. A sua moglie.
Non posso credere che abbia cambiato idea radicalmente dopo aver letto il libro di farneticazioni insensate di Hitler, il Mein Kampf.

La stessa cosa penso di Uma: come mai ha tradito me, sua amica d'infanzia, solo per far piacere a quel mostro di Hund? Come ha fatto la nostra amicizia a cambiare così, da un momento all'altro?

Domande, anche queste, a cui non avrò mai una vera risposta.

Con tutte queste domande in testa è davvero difficile rimanere lucidi e forti, ma non abbiamo altra scelta.

Dopo aver lavorato per tutta la giornata da Heiffen, dove abbiamo curato soldati e abbiamo medicato prigionieri, torno nella mia baracca, ma al mio ritorno non trovo nessuno al suo interno, solo un soldato in un angolo.

"Ti stavo aspettando" dice una voce che non ho mai sentito prima.

Esce dal suo angolino ed un uomo, sulla quarantina, con un sorriso che quasi può fare concorrenza a quello terrificante di Hund.

"Ha bisogno di qualcosa, soldato?" domando io, incuriosita, ma allo stesso tempo anche molto impaurita.

"Avrei bisogno di qualcosa, in realtà. Si dice che tu sia molto brava a far divertire la gente e io sono lontano da casa ormai da due anni" dice avvicinandosi a me.

Io indietreggio, ma dietro di me si piazza un altra guardia, molto più robusta di quella che sta venendo verso di me, e mi blocca l'unica via d'uscita.

"Dai, non aver paura. Sarò delicato, per quanto si possa esserlo con una bestia" dice l'uomo, slacciandosi i pantaloni.

L'uomo dietro di me mi getta a terra e io comincio a gridare, nella speranza che qualcuno mi senta.

L'uomo si abbassa e di mette sopra di me, pronto a violentarmi.

Chiudo gli occhi e rimango immobile. Non voglio vedere che cosa mi fa.

"Andatevene via!" dice una voce familiare, che fa scappare i due uomini.

Grazie, chiunque tu sia.

Apro gli occhi e vedo Joseph.

Si avvicina per aiutarmi ad alzarmi da terra, ma io mi scanso e mi metto in piedi da sola.

"Dove sono le altre prigioniere?" domanda lui, seccato, ma con un velo di preoccupazione.

"Non lo so. Farei la stessa domanda a te, invece. Che fine avete fatto fare alle mie compagne? Le avete fucilate? Le avete bruciate?" domando io, arrabbiata, a Joseph e lui mi tira un schiaffo.

"Non rivolgerti a me in questa maniera. Dovevano tornare dalla miniera trenta minuti fa, ma non ci sono" dice lui, con uno sguardo che non gli avevo mai visto in viso: aveva paura.

"Se vuoi una mano, di certo schiaffeggiandomi non otterrai nulla" comincio io, poi continuo: "ma a te che cosa importa di noi? Anche se non ci sono e le hanno uccise tutte a te non fa divertire? Come quando tutte le notti prendi Angela e la fai violentare da tutte le guardie maschili del campo? Non dirmi che nel giro di una giornata ti sia redento" dico io, arrabbiata.

"Angela ha quello che si merita per avermi ingannato con la sua magia nera e a te non deve importare" dice lui per giustificarsi.

"Ma lei non ti ha fatto nulla! Allora dimmi, perché l'hai sposata? Perché ti faceva pena o perché l'amavi? Questa idiozia della magia nera non è assolutamente una giustificazione" domando io.

"Ora stai cominciando a seccarmi, piccola bestiolina" dice lui, ma dietro di noi vedi entrare le mie compagne di baracca, con il loro responsabile al seguito.

Joseph guarda se c'è anche Angela e, dopo aver incrociato il suo sguardo, esce e chiude ma porta.

"Ti ha fatto qualcosa?" domanda Angela, come se si sentisse in colpa.

"Non mi ha fatto nulla. In realtà mi ha salvata da uno stupro. Poi mi ha chiesto dove eravate" dico io, mentre dagli occhi di Angela vedo una luce nuova.

"Meno male che a te non ha fatto nulla. Il nostro responsabile ci ha fatto lavorare fino a tardi e ci ha fatto assistere all'esecuzione di un ragazzo sui vent'anni che non ha portato il carbone che aveva richiesto" dice lei, triste.

"Mentre ti ho parlato di Joseph, ho visto nei tuoi occhi una luce diversa, è successo qualcosa in miniera?" domando io, incuriosita.

"Oggi ho conosciuto un ragazzo in miniera che è stato davvero dolce con me e che mi ha coperto molte volte con il responsabile oggi" dice, con un lieve sorriso.

Sono davvero felice che lei si senta così dopo tutto quello che le sta facendo passare Joseph.

"Tutto bene Johanna? Hai avuto notizie di Jan?" domanda lei.

Dopo che Heiffen mi ha detto che lui aveva parlato con Hitler in persona non mi ha più detto nulla e ora comincio seriamente a preoccuparmi.

Sono certa che gli sia successo qualcosa, ma il dottore non vuole dirmi nulla perché non sarò abbastanza forte per sopportarlo.

Ha ragione. Se gli dovesse succedere qualcosa io non so come potrei reagire, ma di sicuro non sarei abbastanza forte saperlo in pericolo a causa mia.

"Non so nulla. So solo che è stato convocato da Hitler in persona, ma non mi ha detto altro. Sono sicura che gli è successo qualcosa e non so se riuscirei a sopportare una vita senza di lui" dico io e una compagna di baracca con cui non avevo mai parlato prima di avvicina a me e Angela.

"Non per darti false speranze, ma penso che ora si stia divertendo con una bella bionda tedesca e ti abbia già dimenticata. I tedeschi sono così e penso che la storia di Angela ti possa far riflettere. Non illuderti che possa tornare per salvarti, perché da qui nessuno esce vivo. Nessuno".

WIE EINE SCHWARZE ROSE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora