"Come è stato la visita al Campo?" domanda Jan alla sorella, che da quando è tornata non fa altro che sorridere e parlare di quanto fosse stata magnifica la visita.
"È stata molto interessante, anche se mi aspettavo qualcosa di diverso. Me lo ero immaginato più duro e giusto. Vedo che comunque stanno avendo il trattamento che si meritano" dice Helena, con un atteggiamento da vera arrogante.
"A voi invece come è andata la mattinata?" domanda Andrea, guardando Peter e Jan.
"È andata benissimo, signora Kessler. Abbiamo parlato un po' di come Jan si sta inserendo nella realtà di Auschwitz e di come si sta comportando. Devo dire che mi stupisce di come abbia preso seriamente questo suo ruolo" dice Hund, guardando Jan e poi me.
Sappiamo tutti che la mattinata è andata in modo molto diverso: si sono divertiti a farmi delle cose davvero indicibili, che solo al pensiero mi viene da piangere e scappare via, lontano da tutti.
"Signor Hund, com'è lavorare accanto a Hitler? Immagino sia un'esperienza davvero stupenda e istruttiva" dice Helena, curiosa.
"Lavorare al suo fianco è stata l'esperienza più bella e istruttiva della mia vita. Stare al suo fianco mi ha fatto capire realmente di come la Germania sia stata così cieca in questi decenni da con capire realmente la minaccia che si stava incombendo su di noi. Siamo dovuti arrivare fino a che non è stata necessaria una drastica soluzione del problema, che sembra funzionare egregiamente, vedendo il fumo che esce dal Campo" dice lui, guardando bene negli occhi la sorella di Jan, così da farle capire che Hitler in realtà è una brava persona che sta pensando al bene del suo popolo e dell'Europa.
La realtà dei fatti è un'altra: non è una brava persona. È la persona peggiore che il Mondo abbia mai visto, una persona che pur di mandare avanti i suoi folli ideali privi di fondamento, è disposto a sacrificare la vita di innocenti per giustificare il mal funzionamento del Paese. Una di quelle persone che non ammette un singolo errore e che quest'ultimo viene punito nel peggiore dei modi: con la vita.
Molte persone, penso, anzi spero, si sono ribellate a questa situazione davvero surreale, che arriva ai limiti dell'assurdo, ma la gente è stata troppo soggiogata da una persona che si reputa il Capo del Popolo per poter aprire gli occhi e credere nelle vere motivazione di una ribellione e di porre fine a questa follia che si è protratta per troppo tempo.
"Tu cosa ne pensi, Johanna? Ti immagini mio figlio accanto ad Hitler?" domanda Klaus, molto curioso e interessato alla mia opinione.
La realtà? Sarebbe perfetto come tirapiedi di quel mostro.
Dopo quello che mi ha fatto, dopo che non ha nemmeno avuto il coraggio di dire di no a Hund, penso sia perfetto come burattino."Ce li vedo benissimo al suo fianco" dico io, guardando il vuoto.
"Tutto bene, Johanna? Ti senti bene?" domanda Andrea, visibilmente preoccupata.
"Si, sto bene, è soli un po' di mal di testa" dico io, minimizzando la situazione.
Dovrei dire quello che mi hanno fatto. Dovrei dire quelli che realmente è successi questa mattina, ma la paura di quello che Hund potrebbe farmi ancora e la paura di quello che succederebbe a Jan mi frena.Ma come mi posso preoccupare di uno che mi ha fatto quello che mi ha fatto Jan? Perché? Non li riesco nemmeno a capire!
Finito il pranzo, i genitori e i fratelli di Jan fanno i bagagli e ritornano in Germania, mentre Hund e Uma rimangono seduti con me e Jan al tavolo da pranzo.
"Vedo che ti sei comportata bene, piccola Johanna. Prova a dire una sola parola di quello che è successo e finirai proprio come i tuoi sudici amici: fumo" dice Hund, avvicinandosi a me.
Alle sue parole incomincio a tremare e ad agitarmi.
Ho paura. Voglio andarmene, lontana da tutto questo e riprendere la mia vita normale, quella vita che da qualche anno i Nazisti si sono presi senza nemmeno chiedere il permesso."Ora Hund stai esagerando. Evita di comportarti in questa maniera in casa mia. Ora, se mi vuoi scusare, quella è la porta e potete anche andarvene" dice lui, alzandosi e andando ad aprire la porta.
Hund e Uma si alzano e il primo si avvicina fino ad arrivare questi attaccato al viso di Kessler.
"Non finisce mica qui, Kessler. Sappi che tu conviene fare quello che ti dico, altrimenti il tuo bel segreto verrà svelato e la tua puttanella personale avrà un biglietto di sola andata per le Camere a Gas" dice, facendo una risata terrificante e poi esce dal a casa.
Dopi circa qualche minuto, la famiglia Kessler ritorna in salotto per salutare e ringraziare per l'ospitalità.
"Grazie mille Jan per l'ospitalità e grazie mille anche a te Johanna. E' stato un piacere conoscerti! Spero che la prossima volta che veniamo a farvi visita sarà per il matrimonio!" dice Andrea, abbracciando prima il figlio e poi me.
Non succederà mai. Io e Kessler non ci sposeremo mai.
"Piacere tutto mio, Andrea" dice io, sorridendo.
"Mi raccomando Jan, continua così e ti vedremo al fianco di Adolf Hitler una volta vinta questa Guerra" dice Klaus, stringendo la mano all'Ufficiale.
"Mi raccomando Helena, comportati bene e non arrabbiare mamma e papà. Mi raccomando anche te Hans, sono fiero di te" dice Jan. salutando prima la sorella, poi il fratello.
Quest'ultimo, successivamente verso di me e mi stringe la mano, poi mi sussurra:
"So che non sei come lui. Ti prego, aiutalo" dice lui, quasi supplicandomi.
"Ci provo, anche se non mi sembra disposto a cambiare" sussurro io, in risposta.
Una volta usciti dalla casa i genitori e i fratelli di Jan, rimaniamo solo noi. Io e lui, che ci guardiamo negli occhi.
Vado verso la cantina, il posto dove realmente dovrei stare, ma Jan mi afferra il braccio così forte da farmi male.
"Dobbiamo parlare. Mi dispiace moltissimo per quello che è successo prima con Hund, non sto scherzando. Quando ti ho detto che non ti farò del male era la verità, solamente che Hund mi ha costretto a fare quelle cose che al solo pensiero mi faccio così schifo da non riuscirmi nemmeno a guardare allo specchio. Ti prego Johanna" dice lui, quasi sull'orlo del pianto
"Non volermi fare del male? Ti ha costretto e quindi presumi di non avere avuto scelta. Mi dispiace, ma non ti credo, non più ormai. Tutte quelle belle cose che mi hai detto, il fatto che mi hai detto che mi avresti protetta erano tutte menzogne, bugie dette solo per farmi credere che eri una persona confusa. Dovresti seriamente pensare a cosa seriamente vuoi nella vita, essere te stesso oppure il cagnolino di un folle che pensa che uccidendo noi ebrei e conquistando mezzo Mondo con la forza risolva tutti i problemi della vita. Stamattina avevi una scelta e non pensare che solo perchè Hund è un tuo superiore allora non ce l'avevi! La verità è che hai preso la scelta che per te era più comoda, e non perché ti sentivi di fare quella scelta! Mi dispiace, ma ti sei rivelato per ciò che sei realmente: un mostro! Ora ritorniamo alle nostre vite: io la sporca ebrea e te il Nazista che mi schiavizza, che è quello che ti riesce meglio" dico io, togliendomi dalla presa di Jan e andando nella cantina, lasciando Jan Kessler immobile davanti alla porticina.
Finalmente ho detto quello che penso realmente e non mi interessa della reazione che può avere, perché ha rovinato tutto e non si potrà sistemare così facilmente.
Jan scende le scale della cantina, ma si ferma a metà.
"Io sono uno che non molla, Johanna! Mi farò perdonare e ti farò ricredere su di me! Quelle cose che ti ho detto sono vere e te lo dimostrerò!"
dice lui, guardandomi meglio occhi e poi andandosene.
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WIE EINE SCHWARZE ROSE
Fiksi SejarahVarsavia, 24 Gennaio 1942. Johanna, una ragazza ebrea, sta festeggiando il suo compleanno con il padre e il fratello, ma non è un compleanno come tutti gli altri. Da ormai molto tempo Johanna è nascosta nella casa della sua amica Uma perché i tedesc...