Ho appena visto mio padre. Sono la ragazza più felice del Mondo.
Quello che ha detto mio padre è vero: devo seguire il mio cuore e devo lottare con tutto quello che ho per essere felice e per i miei sentimenti, anche se non è giusto per me o per altri. Al cuore non si comanda e il mio cuore mi dice una sola cosa: Jan Kessler.
Appena sento la porta aprirsi e vedo Kessler, corro verso di lui e lo abbraccio.
Questo è quello che mi sento di fare in quel momento.
Tutto quello che ha appena fatto non cancella però tutto il resto: mi ha ferita e questa ferita penso non di rimarginarà mai.Lui rimane lì fermo, senza ricambiare o meno e questo mi fa capire che non apprezza.
Mi stacco immediatamente da lui, per evitare botte o cose peggiori, ma lui mi afferra il braccio e mi abbraccia di nuovo.Questo abbraccio però è diverso da quello che io ho dato a lui: mi provoca qualcosa di diverso, strano, qualcosa che non avevo mai provato prima.
"So che questo non basta a farmi perdonare, ma spero ti faccia capire che io non scherzo quando dico che ad una persona ci tengo veramente. Spero che almeno questo basti anche solo di pochissimo per farti cambiare idea" dice lui, guardandomi negli occhi dopo l'abbraccio.
"Infatti, non cancellerà mai quello che mi hai fatto, ma vedere mio padre e parlare con lui mi ha fatto riflettere e capire che devo almeno lasciarti provare a farmi cambiare idea" dico io, ma poi mi ricordo di una cosa che mi ha detto mio padre sul fatto che lui ha rischiato molto tenendomi a casa sua.
"Tenendomi qui rischi molto con i tuoi Capi?" domando io, preoccupata per quello che possa succedere a lui se si venisse a scoprire di me.
"A me non interessa ciò che sto rischiando. Quello che mi interessa è che tua sia viva e lontana da quel Campo. Riuscirò a far uscire anche tuo padre e tuo fratello" dice lui, prendendo tra le sue mani enormi il mio viso e mi bacia.
In questo momento vorrei che tutto di fermasse a questo istante, che il tempo non scorra più e che io e lui rimaniamo fermi così senza staccarci.
Ci sediamo sul tavolo e gli chiedo come stia realmente mio padre, visto che non penso mi dica la verità, visti che poi ci starei male.
"Tuo padre è davvero un uomo forte e coraggioso, l'ho letto nei suoi occhi.
Lui pensa molto alle altre persone e che loro stiano bene, prima di vedere se stesso e forse questo non lo sta aiutando in fatto di salute. Rispetto agli altri prigionieri lui è molto più magro e visibilmente è molto più ferito, almeno questo è quello che vedo io, poi non so la verità" dice lui, guardandomi."Ma cosa gli fate nel Campo? Voglio sapere che cosa fate a loro in quel campo! Perché lo stare lasciando morire?" domando io, arrabbiata e molto preoccupata sua per mio padre che per Jeremiah, il mio fratellino.
"Johanna, è meglio che non te lo dica. È meglio così" dice lui, testa bassa e con il volto pervaso dalla vergogna.
"Dimmelo Jan! Voglio sapere come avete ridotto uno come mio padre in quello stato!" dico io, alzando il suo viso e costringendolo a guardarmi negli occhi.
"Li facciamo lavorare dalla mattina fino a sera. Li diamo la razione di cibo giornaliera e poi li chiudiamo nelle baracche. Poi se disubbidiscono alle nostre regole, li puntiamo" dice lui, con tono davvero triste, come se gli dispiacesse fare quelle cose.
"Mio padre lo avete mai picchiato?" domando io, guardando negli occhi Kessler.
"Non lo so. Non sono mai stato assegnato alla baracca di tuo padre in questi mesi se non oggi per la prima volta" dice lui e io gli credo.
Spero vivamente che chiunque sia stato assegnato alla sua baracca non gli abbia mai fatto del male perché non se lo merita. Nessuno la dentro di merita tutte le botte e gli abusi che sono costretti a subire senza dire nulla.
"E alle ragazze? Cosa fate a loro?" domando io, pensando che un giorno possa capitare anche a me. Ne sono sicura, anche se Jan dice che non capiterà nulla.
"Cose non molto piacevoli. Quello che Hund ha fatto a te è stato nulla rispetto a quello che succede alle prigioniere la dentro, ma ti giuro che io non ne ho mai toccata una di loro" dice lui, guardandomi negli occhi.
Secondo me non è vero che non ha mai toccato nessuna di loro, anche se vuole farmi credere.Dopo circa due minuti di silenzio tombale, io vado in cucina per preparare il pranzo per l'ufficiale.
Una volta pronto, lui si siede al tavolo e comincia a mangiare e a bere vino.
Io rimango sul divano a fissarlo, pensando a tutto quello che lui ha fatto nel Campo prima di conoscermi e al solo pensiero sto così male che mi si blocca lo stomaco.
Ad un certo punto, si alza dal tavolo e mi viene a portare un piattino con della carne dentro e un bicchiere d'acqua.
"Mangia, non voglio che tu rimanga così a fissarmi senza mangiare nulla" dice lui, sedendosi accanto a me.
Non mangiavo così da quando sono venuti i Kessler qui: fa quando se ne sono andati, ho mangiato solo a colazione e a cena. Jan mi faceva saltare il pranzo, in quanto lui pranzava spesso con i suoi colleghi e mi dava solo pane raffermo e acqua.
Lo mangio con una velocità che nemmeno ho guastato ciò che avevo nel piatto, ma avevo così fame che avrei mangiato qualsiasi cosa mi avesse messi davanti.
Passano circa due ora dal pranzo e in casa comincia a fare freddo, nonostante la stufa sia accesa.
Kessler, che non sembra minimamente sentire la temperatura fredda che c'è in casa, esce dallo studio in canottiera e la cosa non mi dispiace affatto: è un uomo con un buon fisico, ma io non sono una di quelle che guarda solo ed esclusivamente questo.
"Mettiti questo, così sentirai meno freddo" dice lui, porgendomi un suo maglione di colore blu e sedendosi accanto a me.
"Grazie mille Jan" dico io, mettendomi il maglione.
Dopo un po', lui mi guarda e mi avvolge la vita con il suo braccio destro.
"Perché stai facendo tutto questo per me? Per una ebrea? Tra tutte le ragazze che potresti trovare fuori da di qua che non ti creerebbero problemi, perché fai così con me, una ragazza che da un momento all'altro potrebbe sparire e che ti metterebbe nei guai anche solo se la guardi?" domando io, dubbiosa.
So che vuole farmi ricredere su di lui, ma non capisco perché fa così.
"Perché ti amo Johanna" dice lui e subito dopo mi da un bacio appassionato.
Scusate tantissimo per il ritardo nella pubblicazione, ma ero in pieni esami universitari e non sono riuscita a scrivere un capitolo, ma spero che ne sia valsa la pena❤️
-Val
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WIE EINE SCHWARZE ROSE
Tarihi KurguVarsavia, 24 Gennaio 1942. Johanna, una ragazza ebrea, sta festeggiando il suo compleanno con il padre e il fratello, ma non è un compleanno come tutti gli altri. Da ormai molto tempo Johanna è nascosta nella casa della sua amica Uma perché i tedesc...