Giugno 1989, mercoledì ore 16:30
Beverly Marsh
Osservare quello strambo ragazzo da vicino mi trasmetteva una tale adrenalina che probabilmente non riuscirò mai a descrivere. Le esili e pallide braccia distese lungo i fianchi, le labbra sottili ed arrossate a causa del freddo ed il viso dai lineamenti delicati ricoperto da una spruzzata di lentiggini. Apparentemente poteva sembrare un ragazzo nella norma, nessuno avrebbe affermato il contrario, ma nonostante ciò ero certa che egli fosse completamente estraneo a noi. Probabilmente era questo ciò che mi attraeva ed incuriosiva, sentivo il bisogno di dover conoscere meglio quel giovane che in quel momento si trovava in un'apparente stato di quiete. Soffermai lo sguardo sugli abiti che indossava, se tali si potevano definire. Portava un camice bianco e verde, simile a quelli che venivano usati negli ospedali. Egli era sprovvisto di scarpe o qualsiasi altro indumento, sperai solamente che egli fosse in possesso della biancheria intima.
<< Dovremmo allontanarci, se dovesse svegliarsi non possiamo sapere come reagirà alla nostra presenza. >> il tono di voce di Stan era ansioso, probabilmente non vedeva l'ora di risolvere quella situazione, magari distanziandosi il prima possibile dallo sconosciuto. Cercai con lo sguardo Bill e prima ancora di instaurare un contatto visivo con lui mi resi conto che i suoi occhi erano già posati sul mio volto. Persi un battito accorgendomi di questo piccolo dettaglio che poteva apparire insignificante per chiunque, ma non per me. Non ero ancora sicura dei sentimenti che provavo nei confronti del mio amico, ma in ogni caso avevo la certezza di aver instaurato un legame molto forte con lui. <<Non possiamo lasciarlo in queste condizioni. Ha bisogno di aiuto, dubito abbia un luogo in cui abitare o dei vestiti da poter indossare. >> Bill mantenne lo sguardo fisso su di me per qualche secondo per poi esprimere il proprio parere a voce, anche lui era convito che dovessimo aiutare in qualche modo il giovane.
<<Cavolo, adesso ci tocca pure ospitare un barbone dentro casa! >> come al solito il commento rude di Richie non tardò ad arrivare, per quanto egli cercasse di esprimersi in modo ironico molto spesso falliva, creando un silenzio imbarazzante in cui nessuno riusciva ad evadere fino a quando uno di noi non proferiva nuovamente parola. <<P-potremmo aspettare fino al s-suo risveglio. C-cerchiamo di s-scoprire da dove viene e p-poi prendiamo una scelta. >> ci fu uno sguardo di intesa da parte di tutti, sembrava la decisione più corretta da considerare in quella circostanza. Calò nuovamente il silenzio, ma dopo pochi minuti venne interrotto dalla voce di Ben.
<<Ha un tatuaggio sul polso, che significa "008"?>>
<<Secondo me è un robot, oppure un clone. Magari non funziona, per questo non si sveglia. >> detto ciò, Richie si sporse in avanti in modo da scrutare con più attenzione il ragazzo. Sapevo di quanto fosse cieco senza la presenza dei suoi occhiali, ma non credevo avesse bisogno di avvicinarsi ulteriormente per osservare l'estraneo. Prima che potessi muovere il braccio per allontanarlo dal giovane, quest'ultimo aprí gli occhi, destandosi dal suo sonno e lasciando esterrefatti ognuno di noi.Non ho idea di quando uscirà il prossimo capitolo, spero solo che questo e quello precedente siano stati di vostro gradimento. Buona lettura (:
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A strange boy. [Reddie~ IT]
FanfictionDerry, una piccola città nel Maine, è apparentemente un luogo tranquillo in cui gli abitanti vivono in completa serenità, se non fosse per la recente morte di George Denbrough, un bambino di a malapena sei anni. Dopo questo avvenimento una serie di...