Giugno 1989, venerdì ore 03:00
Bill Denbrough
Il trillo ripetitivo del telefono mi destò brutalmente, il lieve stato di torpore dovuto al sonno profondo in cui ero crollato passò nell'immediato. Inizialmente non compresi se era mattina o notte, però mi bastò una veloce occhiata verso la finestra per dedurre che il sole non era ancora sorto. La figura distesa alla mia sinistra si mosse lievemente, come infastidita, per poi rimanere immobile. Avevo deciso di cedere il letto ad Eddie, dato che quella sera era mio ospite, perciò avevo provato a ricreare un materasso sul pavimento al meglio delle mie capacità usufruendo di alcuni cuscini. Ovviamente non erano nemmeno lontanamente paragonabile ad una buona sistemazione. Con la schiena indolenzita mi accinsi a raggiungere la cornetta del telefono che era situata al piano inferiore. Ciò che scaturì in me stupore fu che nessuno aveva tentato di raggiungere l'oggetto prima di me.
Mamma e papà devono essere veramente esausti per non aver sentito questo frastuono..
Riflettei mentalmente sollevando l'apparecchio in questione.
<< Pronto...? >>
Domandai esausto, sicuramente si era sentito il mio tono assonnato e scocciato, ma non lo giudicai affatto un problema, anzi, era assolutamente scagionato da ogni colpa.
<< Bill, grazie a Dio hai risposto tu! Se ci fosse stato uno dei tuoi genitori probabilmente mi avrebbe urlato nell'orecchio.. >>
<< Avresti dovuto p-preoccuparti di più della mia reazione. Sei completamente uscito di t-testa?! Saranno le due di notte, si può sapere che ti s-salta in mente?? >>
<< In realtà sono le tre e dieci, ho dovuto richiamare due volte prima che arrivasse qualcuno a rispondere. Ad ogni modo non ti avrei disturbato se non fosse stato importante e credimi, lo è per certo. >>
La sua risposta mi ammutolì. Percepivo la serietà assoluta nelle parole che aveva appena pronunciato, insieme ad un altro dettaglio che provocò un'ondata di panico in me. Richie era spaventato?
<< C-che è suc-ccesso? >>
<< Ho avuto un incubo...ma so per certo che non è stato scaturito dalla mia mente, per quanto io possa essere psicopatico. È come se fosse stato indotto o peggio...potrebbe non essere stato affatto una finzione.. >>
Le ultime parole suonarono soffocate, sembrava che solo in quel momento avesse preso quell'ipotesi in considerazione. Mi ero sbagliato, il mio amico non era spaventato, ma terrorizzato.
<< Eddie sta bene? Quando sei uscito dalla camera stava dormendo? Ho bisogno di parlargli, ti prego. >>
Il ragazzo non mi era mai parso più disperato, se non in certe occasioni singolari.
<< Richie, s-spiegati. Qual'é il p-problema? Perché s-sei così sconvolto? >>
<< Cazzo Bill! Ti sto chiedendo un favore, molto semplice inoltre. Ho bisogno di parlare con Eddie. È una richiesta così complicata?! >>
Non mi era mai parso così furioso e ciò non fece che aumentare l'ansia che provavo.
<< C-calmati...n-non c'è problema, adesso lo- >>
Un urlo raccapricciante mi fece fermare il sangue nelle vene.
<< ...No...È già troppo tardi...vai dai lui, io sto- >>
Prima che egli potesse concludere la frase avevo già terminato la chiamata e mi ero precipitato di corsa su per le scale.008 (Eddie)
Cambiai posizione per la terza volta dall'istante in cui ero stato svegliato. Quella telefonata inaspettata mi aveva turbato e per qualche ragione inspiegabile avevo il presentimento che non si trattasse di un avvenimento positivo. Lo associavo maggiormente ad un presagio di morte. Un sospiro frustato abbandonò le mie labbra; sicuramente si trattava soltanto di una delle innumerevoli paranoie che creavo senza alcuna motivazione. Ero quasi totalmente convinto che non ci fosse nulla di cui preoccuparsi quando percepii dei lievi ticchettii provenire dal pavimento. Si ripetevano ad intervalli irregolari e se non fosse regnato il silenzio in tutta la casa probabilmente non sarei stato in grado di sentirli. Avrei preferito ignorare quel suono e tornare a dormire, ma dopo pochi secondi il ritmo divenne a dir poco snervante. Appoggiai i piedi per terra facendoli aderire al legno freddo che era disposto in tutta la stanza e mi sollevai senza troppa grazia. Raggiunsi a grandi falcate il punto da cui sembrava provenire il rumore ed avvicinai l'orecchio verso l'asse di legno sottostante. Il sibilo cessò nel momento in cui tentai di comprendere l'origine del trambusto, come se avessi solo immaginato di udirlo e quando mi convinsi di essere sulla soglia della pazzia un forte tonfo mi fece sussultare di sorpresa. Ancora sconvolto arretrai velocemente tentando di allontanarmi il più possibile dal luogo in cui mi trovavo, senza riuscire a trovare una spiegazione logica per ciò che era accaduto. Il suono si ripeté nuovamente ma con maggiore intensità e cominciò a spostarsi, attraversando la camera per poi terminare una volta raggiunto il letto. Nel momento in cui le varie tessere di legno vennero brutalmente spezzate il panico mi investì come un'onda e persi ogni traccia di razionalità. Nonostante non potessi vedere ciò che stava accadendo con chiarezza per via del buio compresi immediatamente che avrei dovuto chiedere aiuto o per lo meno fuggire a gambe levate, eppure ero paralizzato dal terrore. Una sostanza viscida e densa sgorgò dalla zona in cui il pavimento era stato distrutto e si dilagò fino a raggiungermi; a giudicare dal colore scarlatto doveva trattarsi di sangue. Contemplai disgustato i vestiti imbrattati di rosso cercando di reprimere un urlo, ma appena notai i due occhi arancioni che mi scrutavano nell'oscurità non riuscii a controllarmi. Una fiammata di dimensioni preoccupanti si manifestò a pochi metri dal punto in cui era nascosta la creatura ed io non riuscii a fermarla in tempo.
<< E-Eddie... >>
La figura di Bill fece capolino nella stanza e si fermò ad osservare frastornato le fiamme sospese nell'aria, che mano a mano si ridussero fino a scomparire. La carnagione del ragazzo era cadaverica e temetti che egli potesse svenire da un momento all'altro.
<< Mi dispiace...non sono riuscito a bloccarle, ho avuto un attacco di panico. C'era qualcosa sotto il letto ed è sbucato fuori dal pavimento... >>
Mi costrinsi a tacere. La spiegazione era talmente assurda e fantasiosa che se il mio amico avesse deciso di sbattermi fuori da casa sua non avrei nemmeno provato a ribattere.
Il moro abbassò lo sguardo per terra e scrutò il liquido che ricopriva tutta la superficie.
<< Andrò ad assicurarmi che i miei g-genitori non si siano accorti di nulla. In caso contrario i-inventerò una scusa e poi puliremo tutto. >>
Mormorò ancora scosso allontanandosi dalla porta e proseguendo per il corridoio.
Il senso di colpa che provai in seguito mi ammutolì per tutta la nottata.~
Non riuscii a chiudere occhio durante le ore successive. Ero disteso sul letto di Bill e fissavo compulsivamente il soffitto da minuti, con il terrore che il mostro potesse manifestarsi nuovamente lasciandomi impreparato. La conversazione cominciata con il mio amico era terminata dopo un paio di frasi ed in seguito ci eravamo rivolti la parola soltanto per bisogni di prima necessità. Voltai il capo verso la finestra da cui filtravano alcuni raggi lunari che diffondevano un bagliore soffuso per tutta la stanza; a giudicare dall'intensità luminosa che emanavano saranno state all'incirca le cinque del mattino. Chiusi gli occhi nel disperato tentativo di riprendere sonno, anche se ormai ci avevo provato almeno una decina di volte, ma ogni mio sforzo fu interrotto da un colpo secco indirizzato alla finestra. Le palpebre si sollevarono di scatto e scrutai con ansia il vetro, sperando di non veder comparire nessuna figura raccapricciante dal lato opposto.
Questa è sicuramente la serata più traumatica della mia vita.
Ragionai scocciato e come per darne una conferma un sasso si schiantò nuovamente contro l'infisso, questa volta producendo un suono più udibile. Mi avvicinai incerto alla fonte del rumore sporgendomi per capire di che si trattava. L'ipotesi peggiore di ciò che poteva accadere era mandare a fuoco la casa di Bill e soltanto per miracolo non era successo qualche ora fa.
Con mia grande sorpresa vidi l'ultima persona che mi aspettavo di incontrare.
Richie era a pochi passi da un lampione e nella mano destra reggeva un'altra pietra pronta ad essere scagliata. Non appena constatò la mia presenza l'espressione sul suo volto parve rilassarsi, come se si fosse appena liberato di un'enorme preoccupazione. Spalancai la finestra tentando di provocare meno rumore possibile e rimasi in silenzio per alcuni istanti, ancora confuso dalla sua presenza.
<< Come mai sei qui? Saranno le cinque del mattino! >>
Esclamai mantenendo il tono di voce più basso possibile, volevo evitare di svegliare nuovamente Bill.
<< Ho bisogno di parlarti. È una lunga storia...potresti scendere? Almeno avremmo meno difficoltà a comunicare. >>
Sollevai lo sguardo al cielo e lo assecondai, dopotutto aveva ragione, era impossibile mantenere una conversazione a quella distanza. Non appena lo raggiunsi calandomi giù dalla finestra egli mi venne subito incontro, scrutandomi con attenzione dalla testa ai piedi.
<< Ti stai comportando in modo strano, va tutto bene? >>
<< Sto a meraviglia, volevo solo accertarmi che non ti fossi fatto male scendendo da lì. >>
Scrollò le spalle con noncuranza, tentando di alleggerire la tensione palpabile che aleggiava intorno a noi. Per un istante provai pena nei suoi confronti. Era palese che fosse spaventato, ma tentava in ogni modo di non dimostrarlo, come se ammettere di aver paura l'avrebbe inesorabilmente reso reale.
<< Mentre stavo parlando al telefono ho sentito un grido...non ho chiuso occhio da quando io e Bill abbiamo terminato la telefonata. Cos'è successo? >>
<< C'era qualcosa sotto al mio letto e mi sono lasciato prendere dal panico. Ho quasi involontariamente dato fuoco a metà casa e svegliato i genitori di Bill. Per il resto è stata una serata tranquilla... >>
Mi resi conto che spiegata con leggerezza la vicenda era quasi ironica, persino buffa. Affrontare quegli istanti era stato meno divertente dal mio punto di vista. Stranamente Richie non accennò nemmeno un sorriso, il volto rimase impassibile e mortalmente serio, come se comprendesse quanto la situazione fosse stata traumatica.
<< Ho avuto un incubo poco prima di chiamarvi. Riguardava anche te...un clown psicopatico ti aveva...n-non importa. >>
Quando pronunciò la parola clown mi si mozzò il fiato in gola. Probabilmente si riferiva allo stesso che avevo visto nel momento in cui ero svenuto quella mattina. Per un istante mi parve quasi di svenire; era come se avessi perso le energie in un unico secondo.
<< Era sicuramente lui la creatura nascosta sotto al letto...ed è anche lo stesso che era presente nel mio sogno. Deve essere accaduto lo stesso anche a te. Per quale motivo ci sta perseguitando? >>
<< Non ne ho idea... >>
Ci scambiammo un'occhiata perplessa e intimorita; potevo chiaramente vedere il terrore che provavo riflettersi anche negli occhi del moro.
<< Sai che ti dico? Ne ho abbastanza di incubi per stanotte, non voglio parlarne fino a domani mattina quando ci saranno anche gli altri. >>
<< Sono pienamente d'accordo. >>
Un silenzio imbarazzante calò e rimase sospeso per alcuni minuti, fino a quando Richie voltò il capo verso di me. Mi parve particolarmente in difficoltà.
<< ...Che ne dici di aspettare l'alba insieme a me? >>Ecco il capitolo mensile che vi spetta. Spero vi piaccia, non ho avuto modo di ricontrollare tutto con la massima attenzione ma non mi pare di aver notato errori. Buona giornata :)
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A strange boy. [Reddie~ IT]
FanfictionDerry, una piccola città nel Maine, è apparentemente un luogo tranquillo in cui gli abitanti vivono in completa serenità, se non fosse per la recente morte di George Denbrough, un bambino di a malapena sei anni. Dopo questo avvenimento una serie di...