Giugno 1989, venerdì ore 21:31
Un profondo sospiro si fece strada tra le mie labbra schiuse e prima che il coraggio mi abbandonasse completamente iniziai a narrare la mia storia. Richie meritava di conoscere il luogo da cui provenivo e soprattutto era necessario che comprendesse l'origine del potere che avevo sfoggiato innumerevoli volte.
<< Ho dovuto intraprendere un lungo viaggio per arrivare fino a qui. Sinceramente non era mia intenzione fermarmi a Derry, ma ho pensato che se mi fossi allontanato il più possibile dal luogo da cui sono fuggito sarei stato al sicuro. Ho compiuto delle azioni terribili in passato e non ne vado per niente fiero...sono rimasto coinvolto in alcuni omicidi a causa del mio poco autocontrollo. Sono un soggetto pericoloso, per questo motivo dovrei starti alla larga. Non voglio che tu abbia paura di me. >>
Si susseguirono alcuni attimi di silenzio in cui il timore di aver spaventato il ragazzo si fece mano a mano sempre più concreto. Quando sollevai il volto per incontrare il suo sguardo compresi che avevo ottenuto l'attenzione che speravo. Dal nostro primo incontro non si era mai presentata l'occasione di poter discutere seriamente su un argomento. Con qualche tattica Richie era sempre stato in grado di alleggerire il discorso commentando con una battuta fuori luogo, ma in quel momento sembrava più serio che mai.
Si sistemò nervosamente gli occhiali appoggiati sul naso, dopodiché mi fece cenno di continuare a parlare. Protesi una mano verso l'inalatore che avevo accuratamente riposto nella tasca, ma dopo attimi di riflessione decisi di poterne fare a meno.
<< Dunque...quel giorno non cominciò diversamente dagli altriPresto si sarebbe scatenato un temporale burrascoso all'esterno della struttura. Potevo affermarlo con certezza per via del suono lugubre e spettrale che il vento provocava non appena si infrangeva contro i muri dell'edificio; era incredibile che nonostante quella costruzione fosse così imponente la raffica riuscisse ad introdursi all'interno annunciando la propria presenza. Mi sarebbe piaciuto poter esser libero e inarrestabile come quell'implacabile forza della natura, così avrei potuto allontanarmi dalla prigionia in cui ero costretto che giorno dopo giorno diventava sempre più opprimente.
Quel sogno ad occhi aperti venne interrotto bruscamente non appena percepii la chiave scattare nella serratura. Fece il suo ingresso nella stanza una donna sulla quarantina; portava i capelli castani legati in una coda di cavallo e indossava un lungo camice bianco. Dal giorno in cui l'avevo incontrata veniva chiamata con l'appellativo di Mrs. K, ma ero stato contrario sin da subito a rivolgermi a lei con quel nome confidenziale. Nonostante avesse un sorriso gentile stampato in volto era palese quanto non fosse autentico. Ormai la conoscevo da troppi anni per illudermi che si trovasse qui solo per buoni propositi.
<< Buongiorno Eight. Ti senti meglio? So che ieri sera hai avuto qualche difficoltà a prendere le tue medicine. >>
Un brivido si diramò per tutta la colonna vertebrale all'accenno di ciò che era accaduto il giorno prima. Al termine di ogni sessione di esperimenti si susseguiva la consegna di un farmaco. Si trattava di una pillola all'apparenza innocua che doveva essere ingerita una volta finite le prove a cui ero sottoposto. Inizialmente non comprendevo la loro utilità, ma con il tempo venni a conoscenza di non essere in grado di utilizzare i miei poteri una volta ingerite le pastiglie. Per porre rimedio a ciò fingevo di ingoiare la medicina e progettavo un piano per poter evadere dal laboratorio una volta per tutte, ma sfortunatamente il mio segreto era stato scoperto all'incirca una settimana fa. Da quel giorno in poi non avevo avuto l'occasione di rifiutare di ingerire la pillola ulteriormente; gli scienziati che lavoravano nella struttura erano disposti a ricorrere alle maniere forti pur di ottenere quello che volevano.
Annuii lentamente senza distogliere lo sguardo dalla figura che mi si presentava davanti. Dopodiché uscii dalla camera per addentrarmi nel lungo corridoio che si presentava davanti a me, subito affiancato da un paio di scienziati che avevano l'incarico di scortarmi fino alla sala degli esperimenti.
Quando giungemmo a destinazione la donna mi rivolse un altro dei suoi sorrisi spronandomi ad entrare nell'aula. Con riluttanza eseguii l'ordine dirigendomi al centro della stanza. La porta venne subito chiusa alle mie spalle e rivolsi l'attenzione ai vari oggetti che erano stati allestiti sul pavimento. Un peluche, un'orchidea e un topo in una gabbietta potevano essere l'unica compagnia di cui disponevo in quel momento. Sapevo che dal lato opposto, protetti da un vetro, si trovava un vasto gruppo di studiosi e docenti di facoltà impronunciabili. Essi attendevano ansiosi di vedere ciò che ero in grado di compiere, per verificare se sarei stato un'ottima arma di distruzione o meno.
<< Noi siamo pronti Eight. Inizia pure. >>
Trassi un profondo respiro per concentrarmi. Puntai gli occhi sulla mia prima vittima e incanalai le energie, immaginando e desiderando di voler dar fuoco all'orsacchiotto.
Improvvisamente delle fiamme apparvero dal nulla e consumarono lentamente la stoffa e il cotone del pupazzo, lasciando che il povero mal capitato assumesse una colorazione sempre più scura fino a diventare cenere.
Non avevo la possibilità di vedere coloro che stavano assistendo allo spettacolo, ma immaginai le loro espressioni sorprese e sconcertate.
Il fenomeno si ripeté anche con gli altri elementi presenti nell'aula. Non andavo fiero di aver ucciso il topo, ma era già capitato in passato e ormai avevo smesso di oppormi.
<< Sei stato bravo Eight. Adesso ti sottoporremo a un ultimo test e poi sarai libero di andartene. >>
Il mio labbro inferiore tremò impercettibilmente; ero agitato sapendo di potermi aspettare qualsiasi pazzia da parte di quelle persone.
Una pedana a cui prima non avevo prestato attenzione si abbassò provocando un buco nel pavimento. Passarono alcuni minuti e successivamente il rumore stridulo degli ingranaggi si attivò di nuovo. Questa volta la piattaforma non era vuota, ma qualcosa si trovava indubbiamente su di essa.
Un urlo di terrore si bloccò a metà gola nel momento in cui vidi la creatura situata a pochi passi di distanza da me. Aveva una forma umanoide, ma era meno umano di tutto ciò che avessi mai visto nella mia vita.
Come in preda a uno spasmo mi allontanai con un balzo dalla bestia, cercando di far entrare aria nei miei polmoni; fu come se l'ossigeno che si trovasse al loro interno fosse stato prosciugato all'improvviso. Con il fiato corto portai la mano alla tasca della casacca che indossavo e con qualche difficoltà estrassi l'inalatore conducendolo alle labbra. Dopo un paio di spruzzi mi sentii meglio, nonostante lo shock iniziale.
Osservando con diffidenza il mostro notai che era incatenato, un dettaglio che precedentemente non avevo colto.
<< Okay Eight. Abbiamo bisogno che tu faccia prender fuoco quella creatura. Pensi di poterci riuscire? >>
Passarono alcuni minuti prima che diedi una risposta.
<< Si, posso provarci. >>
Puntai nuovamente lo sguardo sul mio rivale e non passò molto prima che anch'egli come altri prima di lui fu avvolto dalle fiamme. La bestia emise striduli e gorgoglii di dolore, dimenandosi furiosamente nel tentativo di liberarsi.
Incanalai maggiormente le mie forze; il timore di non riuscire a sconfiggere quell'abominio si stava insinuando con prepotenza nella mente. Nonostante ormai egli fosse avvolto dal fuoco continuava ad agitarsi producendo un ululato terrificante.
<< Non ci riesco, tiratemi fuori da qui! >>
Urlai per sovrastare il suono mentre un mal di testa acuto diventava sempre più insopportabile. Le ginocchia cedettero e caddi rovinosamente al suolo, senza avere nemmeno la forza di tenere gli occhi aperti. L'ululato del mostro parve diventare lontano e fui presto circondato dalle tenebre.
Trascorsero una manciata di minuti prima che riuscissi a tornare lucido. Inizialmente nel mio campo visivo apparvero solo sagome variopinte e indefinite, ma presto constatai che Mrs. K si trovava accanto a me. L'espressione sul suo volto si rasserenò; evidentemente il tentativo di svegliarmi proseguiva già da un bel po'.
<< Per fortuna ti sei ripreso in fretta. Date le circostanze l'allenamento di oggi è finito. Presto ti riporteremo nella tua stanza. >>
Il termine prigione sarebbe stato più appropriato, ma decisi di non esprimere quel pensiero ad alta voce. Dopo qualche difficoltà riuscii a rimettermi in piedi e in seguito due medici mi scortarono fuori dalla sala. Nonostante la libertà che mi era appena stata concessa non riuscii a provare sollievo. Un dolore pulsante alla testa rimaneva costante e percepivo chiaramente la stanchezza diventare sempre più presente.
<< Aspetta Eight. Stavi per dimenticare la medicina. >>
Con amarezza voltai il capo e attesi che Mrs. K mi consegnasse la pillola a cui ero inevitabilmente vincolato. La afferrai con delicatezza dal suo palmo per poi ingerirla senza esitazione.
<< Ci vediamo più tardi. >>
Concluse sbrigativa la donna introducendosi nuovamente nel proprio studio.
In compagnia delle guardie attraversai il corridoio che avevo percorso precedentemente con l'obbligo di tornare nella mia camera, ma improvvisamente accadde un evento inaspettato.
Le sirene d'emergenza si azionarono, provocando un rumore assordante mentre le luci rosse a intermittenza investirono tutto l'edificio creando una situazione surreale e inquietante. La porta situata in fondo al corridoio si spalancò bruscamente e un gruppo di scienziati e guardie della sicurezza fece il suo ingresso correndo, travolgendo chiunque fosse sul suo percorso senza troppe cerimonie.
<< Chiamate i rinforzi! Il varco è aperto! >>
Non compresi il significato di quelle parole, ma coloro che mi stavano accompagnando probabilmente si.
<< Andiamo, c'è poco tempo. Datti una mossa! >>
Uno di essi mi afferrò con una presa ferrea il braccio, intenzionato a terminare il suo compito il prima possibile. Con uno strattone tentai di allontanarmi da lui, ma quest'ultimo oppose resistenza provocandomi una dolorosa caduta a terra. L'inalatore scivolò fuori dalla mia tasca allontanandosi velocemente dal punto in cui mi trovavo, impedendomi di raggiungerlo.
<< Non crearci altri problemi, moccioso. Lasciaci compiere il nostro dovere senza protestare. >>
Commentò di rimando il suo socio sollevandomi nuovamente in piedi.
Con lo sguardo pieno d'ira fissai il volto di quest'ultimo; avevo smesso di ubbidire a questi approfittatori.
La ribellione era appena iniziata.
Sotto gli occhi increduli dei miei due spettatori sputai la pastiglia che precedentemente avevo nascosto sotto la lingua per poter ingannare la dottoressa.
Il primo uomo prese fuoco con inaspettabile naturalezza; evidentemente sapeva che sarebbe successo di lì a poco. Il collega lo seguí a ruota dopo pochi secondi. Le fiamme lo avvolgevano dalla testa ai piedi e nonostante le sue suppliche e richieste di aiuto la tortura che stava subendo non cessò.
La consapevolezza di ciò che avevo compiuto mi investí in pieno, come una pugnalata al petto. Avrei voluto scusarmi, tentare di spegnere e fiamme e aiutarli, ma tutto ciò che feci fu correre via senza voltarmi indietro.Data la confusione non è stato difficile fuggire dal laboratorio. C'era troppo caos per prestare attenzione ad un ragazzino che scappava da una stanza all'altra. Quando sono arrivato in città ho preso un pullman in modo da poter essere il più lontano possibile da Hawkins. I soldi per il biglietto sono riuscito a racimolarli per puro caso, altrimenti sarei rimasto in quel posto per sempre. >>
Al termine del racconto rimasi in silenzio, così che Richie potesse metabolizzare quella storia assurda. Il ragazzo sospirò e appoggiò delicatamente le mani sulle mie spalle, senza distogliere i suoi occhi dai miei.
<< Eds, adesso dovrai ascoltarmi bene e fidarti di ogni mia singola parola. Non è colpa tua, capito? Hai ucciso degli uomini, ma non era nel tuo intento. È stata legittima difesa, nient'altro. Perciò non prenderti carico delle loro morti, tu non sei un assassino. Inoltre erano delle teste di cazzo tutti coloro che lavoravano là dentro e si divertivano a torturare dei ragazzini. Compresa quella signora K-
<< Mrs. K. >>
<< Fa lo stesso, era una bastarda anche lei. >>
Gli rivolsi un debole sorriso. Apprezzavo il suo tentativo di tirarmi su di morale, ma avevo un dubbio che mi assillava da giorni e sperai solo di essere nel torto.
<< Richie...e se quel clown fosse collegato con ciò che ho sentito nel laboratorio? Magari quel mostro mi ha seguito fino a qui. Potrei essere la causa degli omicidi che si stanno verificando. Non sarebbe mai accaduto se fossi rimasto là con loro. >>
Alcune lacrime mi rigarono il viso e a quel punto fui costretto a distogliere lo sguardo da quello del ragazzo. Quei sensi di colpa prima o poi mi avrebbero ucciso.
Due mani si adagiarono sulle mie guance asciugandole, tentando di far cessare quel pianto liberatorio.
<< Va tutto bene, risolveremo questa situazione. So che hai paura, anche io sono terrorizzato a morte, ma ci riusciremo. >>
Posò le labbra sulla mia fronte dandomi un timido bacio, talmente leggero da farmi credere che non fosse nemmeno accaduto.
<< Abbiamo bisogno di riposarci. Domani mattina parleremo con gli altri e decideremo sul da farsi. >>
Detto ciò ci sdraiammo sul letto, la testa appoggiata sul suo petto.
Probabilmente aveva ragione, sentirsi in colpa per quegli uomini non li avrebbe riportati in vita. Dovevo convivere con quel rimpianto e farmene una ragione.
<< Richie? >>
Mormorai poco prima di addormentarmi.
<< Si? >>
<< Sono felice di averti incontrato. Grazie. >>Salve! Mi rendo conto che siano passati diversi mesi dall'ultimo aggiornamento, ma questo capitolo lo considero piuttosto impegnativo per via del flashback che Eddie ha deciso di raccontare. Per tale motivo ho pensato che sarebbe stato meglio svilupparlo con calma :) spero sia stato di vostro gradimento.
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A strange boy. [Reddie~ IT]
FanfictionDerry, una piccola città nel Maine, è apparentemente un luogo tranquillo in cui gli abitanti vivono in completa serenità, se non fosse per la recente morte di George Denbrough, un bambino di a malapena sei anni. Dopo questo avvenimento una serie di...