Misteri Ed Incertezze [capitolo 12]

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Giugno 1989, giovedì ore 10:24

Beverly Marsh

Il quartiere in cui vivevo non era di certo noto per la sua bellezza, piuttosto lo era a causa delle condizioni pessime e del cattivo odore che si diffondeva nei pressi degli isolati successivi. L'edificio che si presentava davanti ai miei occhi aveva le pareti dipinte di un giallo scolorito dal tempo, in passato doveva essere indubbiamente molto grazioso, ma ormai non potei fare a meno di pensare a quanto quella tinta rendesse la dimora ripugnante, donandole un aspetto sinistro e poco rassicurante. Non mi capitava spesso di dover tornare a casa in compagnia di qualcuno e sperai vivamente che nessuno fosse presente all'interno di quelle quattro mura. Voltai lievemente il capo in modo da poter scrutare il ragazzo alle mie spalle con la coda dell'occhio. Notai che si osservava scrupolosamente attorno, quasi come se vivesse nel timore che qualcuno potesse aggredirlo da un momento all'altro, dopotutto non sarebbe stato insolito considerando l'impressione negativa che scaturiva il territorio. Provai un forte senso di imbarazzo e vergogna nell'averlo condotto sino al luogo in cui abitavo, probabilmente Ben non avrebbe mai deriso la situazione in cui mi trovavo, ma avrebbe riconsiderato l'immagine che aveva tracciato mentalmente nei miei confronti, cominciando a dubitare che le voci che giravano potessero essere false.
<< Siamo arrivati >>
Annunciai rivolgendogli un sorriso nel tentativo di celare il disagio che provavo in quegli istanti, inutile precisare che il mio intento fallí miseramente. Procedetti a passo spedito verso l'entrata sul retro della dimora, se qualche vicino mi avesse vista in compagnia di un ragazzo probabilmente l'informazione sarebbe trapelata fino ad arrivare alle orecchie di mio padre e ciò era veramente l'ultimo dei desideri che progettavo. Esaminai attentamente il vialetto un ultima volta per poi infilare la chiave nella toppa e spingere la porta verso l'interno. Decisi di introdurmi nella stanza prima dell'amico alle mie spalle, giusto per accertarmi nuovamente che la casa fosse disabitata. Sospirai sollevata constatando di essere completamente sola e feci cenno a Ben di seguirmi per il corridoio.
<< Dovrebbero essere entrambi a lavoro per tutta la mattinata, ma ho pensato fosse meglio essere comunque prudenti. Mio padre non vuole che io porti amici qui, soprattutto se sono ragazzi.. >>
Mormorai con voce tremante iniziando a mordere furiosamente il labbro inferiore. La situazione mi rendeva ansiosa, avevo il timore di sentire dei passi provenienti dal soggiorno da un momento all'altro ed in quel caso non avrei avuto molto tempo per fuggire.
La cassetta del pronto soccorso...Devi solo raggiungerla e dopodiché potrai battere in ritirata a gambe levate, puoi farcela.
Dovevo rimanere concentrata sull'obbiettivo per evitare di perdere ulteriore tempo e non andare nel panico. Percorsi il corridoio con passi veloci ed in breve tempo sbucai sull'ingresso del bagno, l'oggetto che cercavo frettolosamente si trovava sul ripiano accanto al lavandino, posizionato alla sua sinistra. Se non fosse stato per le parole che Ben pronunciò poco dopo probabilmente mi sarei dimenticata della sua presenza.
<< Che genere di libri leggi, Bev? Ne hai parecchi su quello scaffale. >>
Commentò mentre il tono di voce si affievolí verso la fine della frase, quasi come se provasse sensi di colpa nell'aver proferito parola. Un sorriso spontaneo mi incurvò le labbra, esistevano davvero persone così timide? Sicuramente Ben era in grado di battere chiunque.
<< Sono appassionata di gialli, ma anche i romanzi di avventura non mi dispiacciono. Tu invece? Sei spesso in biblioteca, lì avrai di certo una vasta scelta. >>
Afferrai il kit di pronto soccorso per poi girarmi nella sua direzione in modo da poterlo guardare in faccia. Egli parve sentirsi ancora più imbarazzato di prima e per tal motivo non incontrò lo sguardo che gli stavo rivolgendo.
<< Prendo in prestito libri storici e brani di avventura e...a volte anche di poesia. >>
A quel punto il rossore si espanse ad una velocità impressionante sul suo viso ed egli osservò con improvviso interesse la punta delle proprie scarpe, come se tutto ad un tratto le trovasse particolarmente interessanti. Trattenni a stento una risata per via della strana ironia di quella situazione, ma decisi che era meglio non farlo notare per evitare di peggiorare quella condizione già precaria.
<< Ne scrivi pure? >>
Chiesi dubbiosa mentre nella mia mente si manifestava l'immagine della cartolina che avevo nascosto nel cassetto. Era anonima, ma alcune ipotesi aveva già cominciato a prendere forma, nonostante non avessi una pista di indagini vera e propria. Ben si ammutolí e si susseguirono alcuni istanti di silenzio totale, colmati solamente dal disagio palpabile che era stato scaturito dalla conversazione.
<< D-Dovremmo tornare dagli altri, è già passato parecchio tempo, dobbiamo ancora percorrere tutta la strada del ritorno. >>
Mormorò riuscendo a sviare da quella situazione scomoda cominciando a camminare verso l'uscita. Sospirai frustrata volgendo un ultima volta lo sguardo al lavandino per poi seguire il ragazzo fuori dell'appartamento.
Non potevo neanche lontanamente immaginare che quella sera il bagno sarebbe diventata la stanza più raccapricciante della casa.

Giugno 1989, giovedì ore 10:32

Stanley Uris

Non avevo mai cessato di scrutare il nuovo arrivato con inquietudine. Ciò che era accaduto qualche istante prima aveva semplicemente intensificato i sospetti che nutrivo nei suoi confronti: egli sarebbe diventato una fonte di pericoli ambulante. Rimuginai su questi pensieri per almeno una buona decina di minuti, fino a quando avvertii la presenza di qualcuno alle mie spalle. Bill appoggiò la mano destra sulla mia spalla mantenendo lo sguardo dritto davanti a sé, ma nonostante ciò non impiegai molto a dedurre che tutta la sua concentrazione era focalizzata su di me.
<< Perché sei così distaccato dalla realtà, Stan? Sembri turbato..credo di sapere quale sia la causa. >>
Voltai il capo verso di lui trattenendo a stento un'espressione meravigliata. Bill era un ragazzo molto perspicace, ne avevo avuto la prova varie volte in passato, ma benché avesse questa particolare empatia nei confronti di coloro che gli stavano vicino non metteva a disagio quest'ultimi, anzi, sarebbe stato capace di scovare i loro più reconditi segreti se solo avesse voluto. In qualche modo ciò mi fece sentire vulnerabile.
<< Sono distratto. Ci sono state parecchie novità nelle ultime ventiquattrore, ho solo bisogno di metabolizzarle. >>
Cercai di rispondere evasivo, di certo non volevo procurargli ulteriori paranoie o preoccupazioni. Nutrivo il bisogno di proteggerlo dai problemi che lo circondavano, soprattutto dopo la tragedia che era avvenuta in Ottobre. Una ferita che non si sarebbe rimarginata mai più.
<< Eddie è strano e totalmente fuori dal comune, ma dubito che abbia cattive intenzioni nei nostri confronti. Secondo il mio parere ha solo bisogno di essere accettato, in modo da poter trascorrere una vita normale. Non è una minaccia, Stan. Gli serve del tempo per ambientarsi. >>
Fu in quel momento che il moro soffermò gli occhi sul mio viso, esaminandone ogni dettaglio, come se volesse scolpirsi per sempre quell'immagine nella mente. Dopo poco distolsi l'attenzione da lui, cominciai a provare del panico irrazionale, assolutamente privo di senso.
Sarà stata l'espressione intensa, nient'altro. Per qualche motivo ignoto mi ha turbato.
Senz'altro era la risposta più plausibile. Le mie pupille si soffermarono su Eddie e Richie, poco distanti dalla riva del fiume. Sembravano intenti a scambiarsi una conversazione piuttosto animata, sicuramente il quattrocchi avrà esposto una delle solite battute poco appropriate alla situazione attuale. Malgrado la disputa improvvisa era palese che tra i due stesse nascendo un rapporto molto intenso.
<< Ho bisogno di una certezza. Promettimi che starai attento stanotte, non possiamo prevedere le azione che compierà, è totalmente imprevedibile. Non comportarti da incauto. >>
A questa affermazione Bill non poté trattenere una risata spontanea, una delle prime dopo molti mesi. Mi guardò amorevolmente per poi annuire sereno, grazie a ciò trasmise parte di quella tranquillità anche a me.
<< Lo prometto. >>

Salve, mi rendo conto che sia passato un mese dall'ultimo aggiornamento. Manca poco alla fine della scuola e per tal motivo sono piena di compiti. Non ho potuto dedicarmi periodicamente alla storia e ne sono terribilmente mortificata. Tengo molto a questa fanfiction e ho preferito aspettare un po' di tempo in più piuttosto che pubblicare un capitolo di qualità scadente, spero mi capiate. Perdonatemi per eventuali errori grammaticali, non ho avuto modo di ricontrollare. Buona serata :)

A strange boy. [Reddie~ IT]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora