Un Dono Pericoloso [capitolo 10]

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Giugno 1989, giovedì ore 10:13

Benjamin Hanscom

Per qualche motivo che non riuscivo a comprendere il ragazzino con cui avevamo da poco stretto un rapporto sembrava un ottimo amico. Una sensazione affatto ignota continuava a migliorare il mio umore nonostante la leggera ansia dovuta a quella nuova conoscenza, ormai ognuno di noi faceva parte del gruppo e grazie all'arrivo di Eddie il cerchio si era finalmente chiuso. Percepii con una certezza raccapricciante che nessuno dei presenti sarebbe mai realmente riuscito ad allontanarsi dagli altri, se non andando in contro ad una fine poco piacevole. Grazie a quella constatazione mi tornò alla mente l'esperienza traumatica che avevo vissuto solo qualche giorno prima; recarmi in biblioteca durante il pomeriggio era una delle attività che prediligevo maggiormente, dovuta soprattutto alla solitudine che in precedenza non ero mai riuscito a colmare. Avevo visitato molteplici volte quell'edificio e non mi era mai capitato di riscontrare nulla di Insolito o particolarmente bizzarro, ad eccezione del silenzio assordante in cui sprofondava tutta la struttura. Imbattermi in un bambino privo di testa era senz'altro una vicenda in cui non avrei voluto ritrovarmi nuovamente per tutto il resto mia dell'esistenza. Dopo diverse riflessioni avevo decretato di non accennare ad anima viva ciò che era accaduto, per evitare di essere ritenuto pazzo o semplicemente per sottrarmi dalle derisioni che ciò avrebbe comportato. Tornai al presente, allontanandomi dai miei pensieri macabri, solo grazie alla presenza di Beverly che in quell'istante aveva puntato le sue iridi chiare su di me. Improvvisamente avvertii un caldo insopportabile e pregai di non aver iniziato a sudare senza un'apparente ragione. Ella sfoderò uno dei suoi soliti sorrisi gentili e apprensivi, come se sapesse perfettamente tutto ciò che ti passava per la mente e avesse già trovato una soluzione ad ogni problema. Come accaduto in passato, mi domandai ulteriormente se fosse possibile non innamorarsi di Beverly Marsh. Continuai ad osservarla, rapito dalla sua bellezza, per qualche secondo prima di riscuotermi dallo stato confusionario e sognante in cui ero precipitato. Borbottai qualche parola sommessamente sentendomi ancora più idiota di quanto stessi già apparendo. La ragazza parve trattenere una risata e successivamente si affrettò a ripetere la domanda che era stata posta in precedenza.
<< Ne vuoi una?>>
Pronunciò con semplicità scuotendo lievemente il pacchetto di sigarette che reggeva nella mano destra. Non mi ero nemmeno reso conto del momento in cui le aveva afferrate, ma evidentemente Bill si era già affrettato a ghermirne una, quasi con disperazione. Scossi impercettibilmente il capo rifiutando la sua offerta, avevo provato a fumare in passato, ma non si era rivelato affatto piacevole. Beverly mi rivolse un sorriso rassicurante e protese la scatola a Richie, che d'altro canto non perse un minuto ed intercettò ciò che desiderava ardentemente.
<< Come farei senza di te, Bev? Lascia che ti dimostri tutto l'amore che provo nei tuoi confronti. >>
Commentò con la solita ironia sporgendosi verso la giovane mimando la scena di un bacio, che per fortuna ella riuscí a bloccare in tempo.
<< Non ne ho bisogno, credimi, ma apprezzo la tua devozione. >>
Replicò con un ghigno sulle labbra che presto fu ricambiato anche dal quattrocchi. In quell'occasione non potei fare a meno di provare un minimo di antipatia ed odio nei confronti del ragazzo, nonostante fosse ormai mio amico. Solo qualche istante più tardi mi resi conto di non essere l'unico infastidito da quella situazione. Eddie aveva puntato gli occhi scuri sulla figura del ragazzo accanto a lui ed era intento a lanciargli un'occhiata penetrante, come se volesse fargli prendere fuoco grazie alla forza del pensiero, ma in poco tempo constatai anche un'altra emozione presente nel suo sguardo: la delusione. Non ebbi l'opportunità di pensarci ulteriormente per via del sospiro frustrato che aveva da poco abbandonato le labbra di Richie, il che mi fece riportare nuovamente l'attenzione su di lui.
<< Fino a ieri funzionava, ne sono certo. >>
Mormorò a denti stretti schiacciando ripetutamente il tasto dell'accendino, che non sembrava rivolgere alcun segno di vita. Ciò che accadde l'attimo seguente lasciò ognuno di noi senza parole. Sull'estremità della cicca del giovane apparve per alcuni secondi una fiamma, apparentemente sbucata dal nulla, e successivamente cominciò ad innalzarsi del fumo da quest'ultima. Ci fu uno scambio di sguardi tra ogni componente del gruppo e in seguito gli occhi di tutti, compresi i miei, si posarono su un unico individuo quando il fenomeno si ripeté nuovamente con la sigaretta di Beverly. Il silenzio che si era creato venne brutalmente interrotto dall'esclamazione euforica del quattrocchi, egli si dimostrava più entusiasto che sconvolto.
<< Sei stato davvero tu? Oh cazzo, si può sapere come diamine hai fatto?! Porca puttana! Devi assolutamente insegnarmi il trucco. >>
Commentò tutto d'un fiato rivolgendo al ragazzo un sorriso a trentadue denti. D'altro canto Eddie lo osservava titubante ed indifferente, ma non mi sfuggí il luccichio che si poteva scorgere nel suo sguardo, come se fosse soddisfatto dalla reazione di Richie.
<<Ci riesci anche con altri oggetti? Puoi dar fuoco anche a quel ramo? Potresti provare con quelle foglie secche? Magari anche alla scarpa di Stan! >>
Il moro tentò di accontentarlo al meglio, tralasciando la richiesta di bruciare la scarpa dell'amico. La situazione sembrava fuori controllo e assurda, fino a quando Stanley decise di porre fine a quella pazzia, con mio grande sollievo.
<< Richie, chiudi quella boccaccia! Sei il solito imbecille irresponsabile, non ti rendi conto di quanto sia inspiegabile ciò che sta accadendo? Dovremmo essere  più cauti, non abbiamo idea di ciò che Eddie è in grado di compiere. Inoltre smettila di... >>
Non concluse la frase mentre sul suo volto si formò un'espressione allarmata. Spostai lo sguardo nella medesima direzione e con terrore notai che la pelle del nuovo arrivato aveva assunto un colorito cadaverico, non lasciava presagire nulla di positivo. Egli abbassò lievemente il capo portandosi una mano davanti al naso, che improvvisamente aveva cominciato a perdere sangue copiosamente. Quando parve che stesse per cadere all'indietro semisvenuto Richie lo afferrò al volo per le spalle e successivamente si posizionò di fronte a lui.
<< Oh cristo, cerca di rimanere sveglio, va tutto bene... Ragazzi, avete dei fazzoletti? Se la risposta è negativa qualcuno vada a recuperarne un po', altrimenti siamo nella merda. Bev, dato che casa tua è quella attualmente più vicina da raggiungere, vai a recuperare un po' di acqua e zucchero. Dobbiamo muoverci, altrimenti- oh cazzo...Eddie...ti prego, tieni gli occhi aperti. >>
Constatai che in quell'istante il quattrocchi aveva totalmente perso il lume della ragione, ma ognuno di noi sembrava aver lo stesso parere: era meglio non contraddirlo, altrimenti avrebbe potuto avere una reazione isterica. Dopotutto era solo un po' di sangue dal naso, anche se Richard non pareva della stessa opinione. Beverly mi rivolse uno sguardo d'intesa e mimò con le labbra un "vieni con me", doveva essersi resa conto anche lei che sicuramente l'amico non sopportava mostrarsi così vulnerabile in una situazione simile. Iniziai a seguire la giovane affrettando il passo, deciso ad allontanarmi dagli altri il prima possibile.

008 (Eddie)

I medici mi avevano sempre ricordato di non sfruttare inutilmente le mie capacità. Molto spesso si erano ritrovati a ripetermi di quanto potesse essere pericoloso superare alcuni limiti e dei danni fisici che si potevano riscontrare. Spesso essi si erano presentati sotto forma di lividi o sanguinamento del naso, ma non sempre ciò mi provocava svenimenti. Evidentemente non si trattava del mio giorno fortunato. Tentai di mantenere gli occhi aperti, anche se ciò richiedeva uno sforzo che reputavo insostenibile, ma decisi che era meglio non far preoccupare ulteriormente Richie. Egli pareva sul punto di avere un crollo emotivo, come se le condizioni in cui mi trovassi potessero portarmi alla morte. Tale pensiero mi fece sorridere impercettibilmente, non avrei mai potuto immaginare che nonostante all'apparenza il quattrocchi si dimostrasse menefreghista e indifferente potesse provare tanta preoccupazione nei miei confronti. Dopo qualche istante egli comparve nuovamente nella mia visuale, l'espressione paralizzata dal terrore e le labbra strette tra loro, quasi come se tentasse di trattenere un urlo.
<< Prometto che andrà tutto bene, però...per favore...Eds per favore, resta con me. >>
Ridusse l'ultima frase ad un sussurro, per fare in modo che coloro rimasti insieme a noi non udissero nulla. Una richiesta disperata di cui solamente noi due dovevano esserne a conoscenza. Avrei voluto rispondere alla sua richiesta, tentare di rassicurarlo comunicandogli che non stava accadendo niente di tragico, ma prima che potessi ancora rendermene conto le mie palpebre si abbassarono ed improvvisamente mi ritrovai a vagare nel buio.

Salve, mi rendo conto che sia passato parecchio tempo dall'ultimo aggiornamento, ma preferivo scrivere un capitolo un po' più lungo del solito. Spero possa essere di vostro gradimento, inoltre si può notare quanto Richie sia preoccupato per Eddie in questo aggiornamento, non sono affatto novità di poca importanza ;) buonanotte💞

A strange boy. [Reddie~ IT]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora