Giugno 1989, mercoledì ore 18:13
Richard Tozier
Aver incontrato un possibile pazzo mi faceva sentire pressoché a disagio. Al contrario tutti gli altri membri del gruppo sembravano favorevoli all'idea troppo affrettata, secondo il mio parere, di Beverly. Tanto alla fine chi avrebbe dovuto occuparsi del vagabondo per tutta la nottata? Ovviamente io, come al solito. Non avevo alcun pregiudizio sul ragazzo che si era da poco unito al nostro gruppo, semplicemente non riuscivo a spiegarmi per quale motivo egli fosse così taciturno e possedesse un tatuaggio alquanto misterioso sul polso sinistro. Momentaneamente ci trovavamo entrambi sulla bicicletta che stavo conducendo verso casa mia, egli mi aveva circondato il petto con le sue esili braccia, per timore di cadere dal veicolo. All'inizio ne rimasi alquanto sorpreso e pensai che fosse inappropriato, ma decisi di riservare quel pensiero solo a me stesso, non volevo di certo far arrabbiare lo sconosciuto, non sapevo come avrebbe potuto reagire. Dopo un arco di tempo che mi sembrò durare all'infinito scorsi il vialetto della mia abitazione e senza esitare mi scostai dal mezzo di trasporto che avevo sfruttato aspettando che il giovane seguisse il mio esempio. Successivamente abbandonai con disinteresse l'oggetto sul prato e mi avviai verso l'ingresso.
<<Non mi capita spesso di ospitare dei barboni, perciò scusami se la casa ha l'aspetto di una discarica, soprattutto la mia camera. >> dopo aver proferito ciò feci girare la chiave nella serratura e spinsi la porta verso l'interno, ignaro dell'espressione severa che si era dipinta sul volto del ragazzo più basso. Quest'ultimo oltrepassò la soglia e scrutò con interesse il luogo in cui era appena entrato, possibile che non avesse mai vissuto in un appartamento? Posai gli occhi sulla figura esile di fronte a me osservandola per qualche istante in completo silenzio. I capelli bruni erano scompigliati e sporchi, il viso e il resto della pelle esposta riportavano vari graffi, alcuni sanguinanti, mentre il camice che indossava era strappato in diversi punti. Infine per concludere il tutto uno strato leggero di fuliggine lo ricopriva dalla testa ai piedi, come se egli avesse deciso di entrare in un camino. Sperai che non fosse realmente accaduto, sicuramente non poteva essere una piacevole sensazione. <<Che ne dici di fare una doccia? Non sarebbe affatto una cattiva idea. Ti prendo i vestiti e torno. >> senza attendere la risposta del giovane mi precipitai su per le scale spalancando la porta della mia stanza dirigendomi verso l'armadio. Afferrai la prima maglietta che mi capitò tra le mani (in questo caso di un celeste abbastanza sbiadito che recitava la scritta "Treese's") insieme ad un paio di pantaloncini che sarebbero potuti arrivargli al ginocchio. Immaginai che probabilmente i miei abiti erano di qualche taglia più grande rispetto alla sua, ma dopotutto l'importante era ricevere vestiti puliti, dubitai che gli sarebbe importato più di tanto. Sfrecciai verso il piano inferiore con la stessa velocità sfruttata qualche attimo prima e porsi gli indumenti al ragazzo, puntando lo sguardo su di lui con il fiato corto. <<Ti aspetto al piano di sopra, terza porta a sinistra. >> affermai con indifferenza, dopodiché non ricevendo alcuna risposta dal coetaneo mi voltai mostrandogli le spalle e cominciai a camminare con l'intenzione di raggiungere le scale.
<<Grazie...>> fu un mormorio sommesso, a malapena percettibile, ma ciò mi causò un'inspiegabile senso di gioia. Incurvai di poco le labbra verso l'alto e consapevole che egli non potesse notarlo attraversai la soglia della stanza lasciandolo solo.Per i prossimi capitoli potrebbe volerci un po' di tempo in più, mi scuso in anticipo. Spero che questo vi possa piacere, buonanotte ^^
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A strange boy. [Reddie~ IT]
Hayran KurguDerry, una piccola città nel Maine, è apparentemente un luogo tranquillo in cui gli abitanti vivono in completa serenità, se non fosse per la recente morte di George Denbrough, un bambino di a malapena sei anni. Dopo questo avvenimento una serie di...