Una Consueta Mattinata [capitolo 7]

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Giugno 1989, giovedì ore 09:35

Richard Tozier

Mi svegliai a causa dei raggi del sole che filtravano dal vetro della mia finestra, solo in quel momento constatai di essermi dimenticato di aver abbassato le persiane la sera precedente. Sbattei le palpebre ripetutamente per qualche secondo, non ancora del tutto sveglio, in realtà non avevo alcuna intenzione di alzarmi per cominciare la giornata, nonostante il divano fosse parecchio scomodo e stranamente poco spazioso. Aprii totalmente gli occhi solo dopo aver notato questo particolare, percepivo del calore accanto a me ed avevo anche l'ipotesi di chi potesse provocarlo. Avvertii le guance inziare a surriscaldarsi quando portai lo sguardo sul ragazzino più basso che in quel momento era intento a dormire accanto a me. L'espressione sul suo viso era serena e rilassata, non avevo ancora avuto l'occasione di scrutarla da quando l'avevo incontrato ma ero del parere che gli donasse parecchio, lo faceva apparire più innocente. Il braccio destro del giovane aveva circondato senza troppi problemi il mio petto, costringendomi a non allontanarmi ulteriormente da quest'ultimo, riuscivo perfino a percepire il suo respiro lento e regolare. Decisi di trovare un modo per respingerlo il prima possibile, altrimenti sarei impazzito. Allungai un mano verso gli occhiali che avevo abbandonato distrattamente sul pavimento e li indossai, soddisfatto di poter vedere meglio ciò che mi circondava. Ne approfittai per lanciare uno sguardo all'orologio appeso al muro e per poco non mi sfuggí un urlo di angoscia: tra meno di dieci minuti mia madre sarebbe tornata a casa. Scostai con la massima delicatezza il braccio di Eddie sperando di non svegliarlo (con scarsi tentativi, ma per fortuna egli si limitò a borbottare una frase sconnessa per poi riprendere a dormire). Afferrai velocemente i vari oggetti sparsi per la stanza cercando di donarle un aspetto accettabile, dopodiché con uno scatto fulmineo scesi al piano inferiore chiudendo la porta della stanza alle mie spalle. Non avevo particolari doti culinarie, ma come minimo sapevo preparare dei waffles ed immaginai che al mio ospite sarebbero andati benissimo. Accesi con qualche difficoltà i fornelli e presi il contenitore dal frigorifero, non ci sarebbe voluto molto tempo per la preparazione.
<<Potrebbe tornare più tardi del solito, o almeno lo spero. Come potrei spiegarle di aver ospitato un pazzo dentro casa? Sarebbe capace di lanciarmi addosso tutti i piatti che possediamo>>
Mormorai dando voce ai miei pensieri, se fosse venuta a conoscenza di quella strana vicenda non avrei più rivisto la luce del sole, questo era certo. Dopo qualche minuto di imprecazioni varie e sbadigli spensi il fornello e posai il contenuto della pentola all'interno di un piatto, con l'intenzione di portarlo al piano superiore e lasciarlo nella camera in cui stava riposando il giovane. Pensai che dopotutto sarebbe potuto diventare un ottimo amico, anche se ci avrebbe impiegato parecchio tempo considerando la sua timidezza, probabilmente non si fidava nemmeno di noi, eravamo degli sconosciuti ai suoi occhi. Sospirai seccato decidendo di non ricadere su quell'argomento, Eddie riusciva a farmi sorgere parecchi dubbi ed aveva un'innata abilità nel mettere a disagio le persone. Ancora non riuscivo a capire per quale motivo avesse deciso di dormire accanto a me quella notte, gli avrei posto la domanda dopo il suo risveglio. Abbassai il pomello della porta e sgusciai all'interno della stanza, come avevo sospettato egli era ancora nel mondo dei sogni, perciò stabilii di non perdere ulteriore tempo adagiando il piatto sulla scrivania per poi avviarmi verso l'uscita della camera. Voltai il capo un ultima volta nella sua direzione soffermando lo sguardo sulla figura esile distesa sul divanetto, in quel momento un moto di compassione si fece strada tra i miei pensieri. Nonostante per me egli fosse ancora uno sconosciuto avevo la necessità di proteggerlo. Il giorno prima mi ero reso conto dello sguardo terrorizzato che aleggiava sul suo volto, nonostante egli avesse cercato di nasconderlo sfoderando un'espressione omicida. Non conoscevo le origini del giovane e tantomeno il luogo da cui proveniva, ma evidentemente doveva essere orribile. Sobbalzai sorpreso quando udii il campanello suonare, istintivamente mi allontanai dal piano superiore dirigendomi verso quello inferiore, con l'intento di aprire la porta d'ingresso il prima possibile.
<<Devo tenerla lontana dalla mia camera, non è impossibile>> borbottai sottovoce abbozzando il solito sorriso sornione che ormai ero abituato a mostrare a chiunque.

Ecco il nuovo capitolo, spero possa essere di vostro gradimento. Prossimamente potrebbe volerci più tempo per i nuovi capitoli, la scuola è ricominciata e dubito avrò molto tempo. Ad ogni modo, fatemi sapere il vostro parere riguardo allo svolgimento della storia :)

A strange boy. [Reddie~ IT]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora