Giugno 1989, mercoledì ore 16:37
Dopo i primi secondi di smarrimento il ragazzo ci rivolse uno sguardo glaciale, pieno di diffidenza, sembrava quasi che ci volesse saltare al collo. Arretrò velocemente distanziandosi il più possibile da noi, senza distogliere gli occhi dai nostri volti. Notai che si soffermò per qualche istante in più sul mio, quasi come se non vedesse un viso femminile da molte tempo e magari era realmente così, dopotutto non sapevamo nulla delle sue origini. Cercai di richiamare l'attenzione del giovane stabilendo un contatto visivo con lui evitando ogni movimento brusco, apparentemente anche gli altri non sapevano come comportarsi in quella circostanza.
<<Non vogliamo farti del male, siamo quí per aiutarti. Riesci a parlare?>> domandai cauta distogliendo gli occhi da lui solo per poter scoccare un'occhiataccia a Richie che in quel momento stava cercando di trattenersi dal scoppiare in una fragorosa risata. Stan gli tirò una gomitata nel tentativo di zittirlo, era piuttosto contrariato alla decisione che avevamo preso e probabilmente desiderava allontanarsi dallo straniero il prima possibile, non saprei stabilire chi dei due fosse più spaventato. Il giovane posò repentinamente gli occhi sul profilo di Richie ed almeno in quell'occasione egli ebbe il buon senso di rimanere in completo silenzio. <<Ignoralo, è un idiota, non si rende conto delle azioni che compie. Come ti chiami?>> decisi di ritentare proponendogli una seconda domanda senza badare al mio amico che mi scrutava con totale sdegno e disapprovazione. Lo sconosciuto sembrò rifletterci per qualche istante, come se gli fosse stato esposto un nuovo dilemma. Dopo secondi che mi parvero interminabili proferí parola o per lo meno borbottò sottovoce ciò che ci voleva riferire. <<Eight...mi chiamo Eight>> disse con tono di voce rauca, ipotizzai che non aprisse bocca da giorni.
<<È proprio un nome di mer- >> per fortuna Stan riuscí a zittirlo prima che egli potesse concludere la frase, possibile che quella boccaccia non riuscisse mai a restare chiusa? <<Eight, sappiamo che sei in difficoltà e abbiamo intenzione di aiutarti. Hai un luogo in cui poter restare o una casa- >> <<Non voglio tornare dove ero prima>> rispose mantenedo l'espressione seria e distaccata, oltre a quelle emozioni percepii una nota di panico nella sua voce, doveva essere orribile il posto da cui era fuggito. <<Va bene, non c'è nessun problema. Possiamo ospitarti noi finché non troverai una destinazione precisa. Così ci conoscerai e nel frattempo ti potrai orientare.>> sperai che pure gli altri fossero d'accordo con la mia proposta, avremmo potuto tenere a turno Eight nelle nostre case fino a quando egli non avesse trovato una sistemazione. <<P-potrebbe essere u-una buona i-idea. Però c-chi resterà in sua c-compagnia per oggi?>> il ragazzo non sembrava contrariato all'idea, anzi, pareva quasi soddisfatto di esser riuscito a trovare un posto in cui rifugiarsi. Un sorriso spontaneo si dipinse sulle mie labbra mentre lo osservavo, dopodiché venni riportata alla realtà sentendo l'affermazione di Ben.
<<Richie, appena siamo arrivati quí non ci hai detto che i tuoi genitori non saranno presenti per tutta la serata?>> in sincronia voltammo il capo in direzione del quattrocchi, che in quel momento probabilmente si stava maledicendo per non aver taciuto in precedenza.Ecco un nuovo capitolo, sono sorpresa di riuscire a postarne uno quasi ogni sera. Ad ogni modo spero che questa storia vi stia piacendo, buonanotte :)
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A strange boy. [Reddie~ IT]
Fiksi PenggemarDerry, una piccola città nel Maine, è apparentemente un luogo tranquillo in cui gli abitanti vivono in completa serenità, se non fosse per la recente morte di George Denbrough, un bambino di a malapena sei anni. Dopo questo avvenimento una serie di...