Luglio 1989, sabato ore 17:36
Bill Denbrough
La giornata era proseguita senza altre novità o eventi particolarmente significativi. All'interno del gruppo si respirava un'aria di tensione e incertezza dovuta all'impresa che avevamo deciso di mettere in atto quella stessa sera. Nonostante il panico non avesse ancora preso il sopravvento l'ansia era papabile e densa; si sarebbe potuta fendere con la lama di un coltello.
Quando Richie propose di trascorrere l'intero pomeriggio all'Arcade provai quasi un senso di sollievo, confortato all'idea che quell'attività sarebbe stata in grado di allontanare le preoccupazioni che mi stavano tormentando, seppur per un breve periodo di tempo.
Ormai erano passate due ore dal momento del nostro arrivo in quell'edificio. Un dolore sordo e costante si era insinuato all'altezza delle tempie, deciso a non diminuire di intensità. Le sagome luminose scorrevano velocemente sullo schermo davanti al mio sguardo vigile e attento. Domandai mentalmente a me stesso come fosse possibile spendere così tanto tempo di fronte a un monitor senza accusare malori di alcun tipo. Con un guizzo che mi colse del tutto impreparato il nemico contro cui stavo combattendo nel videogioco sferrò un colpo letale al mio personaggio, che ruzzolò copiosamente al suolo. Tirai un sospiro desolato e portai l'attenzione sulle due sagome che avevano assistito alla mia partita sin dall'inizio.
<< H-ho bisogno di una p-pausa. S-sento che se c-continuassi ancora per un po' p-potrebbe esplodermi la testa. >>
<< E pensare che Richie passa giornate intere dentro questo posto. Io non credo che ne sarei capace. >>
Commentò divertito Mike volgendo il capo in direzione della persona appena citata. Il ragazzo pareva intento in una sessione di Street fighter in compagnia di Beverly, che sembrava più che determinata a non voler far vincere l'amico.
<< Forse d-dovremmo provarne un altro. Q-questo gioco...>>
<< Strider >> intervenne Stan.
<< Qualsiasi sia il s-suo nome, porta all'esasperazione. S-sono sempre a un passo d-dalla vittoria, ma non riesco mai a s-superare il boss finale. >> terminai sconsolato cedendo il mio posto a Mike, che pareva aver recuperato abbastanza pazienza da voler fare un secondo tentativo.
<< Su col morale, Big Bill. Magari il tuo prossimo giro sarà quello buono. >> Mike avviò una nuova partita e rimase in silenzio dedicandosi completamente al videogioco. Mi concessi qualche minuto per osservare la sala buia in cui ci trovavamo, in modo da poter regalare un po' di sollievo al mal di testa che mano a mano aumentava di intensità. I miei occhi ricaddero sulla figura esile di Stan; si trovava di fronte a me e l'unico elemento che ci divideva era la struttura in metallo su cui Mike continuava a pigiare tasti senza sosta.
Quando si rese conto che lo stavo fissando si affrettò a distogliere lo sguardo, mentre sul suo volto si palesò una smorfia di disagio. Un moto di preoccupazione si fece strada tra i miei pensieri; ero a conoscenza di quanto questa situazione riguardante It scatenasse una paura folle in ognuno di noi, ma Stan in qualche modo pareva quello più terrorizzato di tutti. Non riuscivo a comprenderne pienamente il motivo, ma ero certo di volermi trovare al suo fianco qualora ne avesse sentito il bisogno.
<< S-Stan, è tutto okay? Mi s-sembri distante. Capisco c-che tu sia a-agitato per ciò che succederà s-stasera, ma saremo in grado di gestire la s-situazione, fidati. >>
Egli mi scrutò incerto. Nei suoi occhi castani scorsi uno sguardo ferito, come se in qualche modo l'avessi deluso.
<< Non è solo quella la ragione... >>
<< E allora c-che- >>
<< Hey ragazzi! Venite a vedere la partita tra Eddie e Richie. Ormai stanno andando avanti da parecchi minuti e nessuno dei due sembra dar segni di cedimento. >>
Proruppe Ben avvicinandosi alla nostra postazione con un sorrisetto esaltato dipinto sulle labbra. Beverly fece il proprio ingresso accanto a lui circondandogli le spalle con un braccio.
<< La parte più interessante di questa questione è che abbiamo piazzato delle scommesse. Allora? Venite con noi? >> ci fissò con complicità, senza rendersi conto che nel frattempo il ragazzo al suo fianco era visibilmente imbarazzato per via della loro improvvisa intimità.
<< Assolutamente! Tanto questo videogioco è impossibile da finire. >> ribatté Mike con una rinnovata attenzione seguendo a ruota Beverly e Ben che si stavano già recando dall'altra parte della sala. Voltai il capo un'ultima volta verso Stan prima di dirigermi insieme a lui nella loro stessa direzione. Nessuno dei due accennò più al discorso che avevamo bruscamente interrotto.
Riuniti intorno a una delle macchinette di metallo i nostri amici stavano assistendo a uno scontro tutt'altro che pacifico tra Eddie e Richie; non appena fui abbastanza vicino notai che il gioco in questione fosse Street fighter. Entrambi i ragazzi pigiavano con rapidità e decisione i tasti senza staccare lo sguardo dallo schermo nemmeno per un secondo, come se una mossa del genere potesse risultare fatale alla loro vittoria. Nessuno all'interno del gruppo osava fiatare per evitare di distrarre gli sfidanti, ma questo non impedì a Mike e Stan di prender parte alla scommessa. Quando quest'ultimo mi sussurrò all'orecchio chiedendomi su chi volessi puntare decisi di riporre le mie speranze in Richie; dopotutto si recava in questo locale più spesso di chiunque altro e ormai doveva avere un bel po' di esperienza. Le sagome dei lottatori si destreggiavano in continui salti e capriole, sferrando attacchi più o meno intensi all'avversario. Le barre poste in alto che segnalavano le rispettive vite si trovavano pressoché allo stesso livello, anche se Eddie cominciava a dare segni di cedimento.
<< Sei stanco, Eddie Spaghetti? Ho come l'impressione che ti straccerò presto. >>
<< Ah Ah certo, ti piacerebbe quattrocchi. Cerchi di intimidirmi? Per caso hai paura di perdere contro di me? >>
<< Pff, ti piacerebbe. >>
Richie sfoggiò un sorrisetto beffardo rifilando una serie di calci al personaggio gestito dall'amico, compromettendo maggiormente la sua salute. Inaspettatamente il giovane scostò le mani dai pulsanti lanciando un'imprecazione sottovoce, come se essi fossero diventati improvvisamente roventi. Bastò questo piccolo momento di distrazione ad Eddie, che senza perdere l'occasione riuscí ad annientare del tutto il nemico. Beverly e Mike esultarono scambiandosi dei cinque e ricevendo la somma designata dalla scommessa, a cui dovetti partecipare anche io controvoglia.
<< Tu hai barato. >>
La mia attenzione fu nuovamente riportata su Richie, che stava scrutando il ragazzo accanto a lui con uno sguardo meravigliato e al tempo stesso oltraggiato.
<< Non abbiamo mai specificato che fosse illecito, quindi tecnicamente è valido. >> ribatté Eddie con una punta di malizia nella voce.
Richie rimase ad osservarlo per qualche secondo esterrefatto, fino a quando le sue labbra furono increspate da un sorriso.
<< Sai che sei proprio una merdina? Piccolo infame che non sei altro! >> esclamò ridendo a crepapelle portando un braccio attorno alle spalle del giovane per stringerlo in un caloroso abbraccio. Il ragazzo dal canto suo parve apprezzare molto quel gesto e non tardò a ricambiarlo.
<< Bene, ora che abbiamo finito possiamo uscire da questo posto? Credo che non ci rimetterò più piede per i prossimi tre anni. >>
<< Oh andiamo Stan! Non ti sei divertito per niente? Avresti preferito fare birdwatching? >>
<< Ovviamente, mi sembra il minimo. Oltretutto non punterò mai più su di te, mi hai fatto perdere dei soldi. Pensavo che almeno i videogiochi fossero il tuo campo visto che non fai altro dalla mattina alla sera. >>
<< Hey! Sono stato fregato, altrimenti avrei sicuramente vinto. >>
Ribatté il moro alzando le mani in segno di resa lasciando comunque che un braccio circondasse le spalle di Eddie.
<< Non ne sarei così sicuro. Vuoi per caso la rivincita? >>
<< Quanto te la senti, Eds. Sono a tua disposizione. >>
Richie lanciò un'occhiata ammiccante al più piccolo, che di rimando lo schiaffeggiò con delicatezza mentre un lieve rossore si diffondeva sulle sue guance.
Ci incamminammo insieme verso l'uscita del locale con i cuori leggeri e un moto di spensieratezza che sarebbe inevitabilmente cessato entro inizio serata.Sono finalmente tornata con un nuovo capitolo dopo decenni. Me ne rendo conto e sono terribilmente mortificata, ma come probabilmente tutti hanno potuto notare sono stati dei mesi molto particolari e anche stressanti sotto certi punti di vista. Finalmente sono riuscita a ritagliarmi del tempo per proseguire questa storia a cui sono affezionata e che mi dispiacerebbe lasciare incompiuta. Vi avviso che nel prossimo capitolo arriveremo al momento clou della storia, ovvero lo scontro diretto con Pennywise ;)
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A strange boy. [Reddie~ IT]
FanfictionDerry, una piccola città nel Maine, è apparentemente un luogo tranquillo in cui gli abitanti vivono in completa serenità, se non fosse per la recente morte di George Denbrough, un bambino di a malapena sei anni. Dopo questo avvenimento una serie di...