Piccolo preavviso: verso la fine del capitolo ci sarà una parte un po' macabra (nonostante non sia scritta in modo dettagliato, volevo avvertirvi). Il capitolo è un più lungo del solito, dato che non aggiorno da molto tempo, ma spero lo apprezziate comunque. Perdonatemi per possibili errori grammaticali e buona lettura :)
Giugno 1989, giovedì ore 19:28
008 (Eddie)
Il sole aveva cominciato a tramontare da pochi minuti e nonostante ci fosse ancora abbastanza luce per le strade i lampioni emanavano già un lieve bagliore fioco, che nelle prossime ore sarebbe diventato l'unica fonte luminosa presente. Io e Bill ci eravamo separati dal resto del gruppo da poco tempo, nella speranza di poter evitare i genitori del ragazzo prima del loro arrivo. Pensai a quanto dovessi sembrare un peso agli occhi dei miei nuovi amici, ma apparentemente loro non dimostravano alcuna preoccupazione nel trovare una sistemazione diversa per me ogni sera. Sollevai lo sguardo in direzione del giovane che avevo accanto, momentaneamente troppo intento a sorreggere la propria bicicletta per poter intraprendere una conversazione.
<< Sei sicuro che non ci sarà alcun problema nell'ospitarmi stasera? Magari i tuoi genitori potrebbero rendersi conto della presenza di qualcuno... Se dovessi rischiare di provocare dei rumori ti metterei in guai seri e non voglio che tu subisca delle conseguenze scorrette nei tuoi confronti. Mi sentirei terribilmente in colpa. >>
Capii che era arrivato il momento di chiudere la bocca nell'istante in cui il ragazzo soffocò una mezza risata.
<<Questa è la frase più lunga che ti abbia mai sentito pronunciare fino ad adesso. Comunque è insensato crearsi della paranoie prima che accada qualche disastro; sicuramente riusciremo ad inventarci delle scuse sul momento, dobbiamo solo mantenere la calma. >>
La convinzione che dimostrò scandendo quelle frasi riuscí a rassicurarmi almeno in minima parte e nonostante egli avesse la situazione sotto controllo in una parte remota del mio cervello percepivo che avremmo dovuto spaventarci molto di più per ciò che sarebbe accaduto durante la serata.~
La porta si chiuse alle nostre spalle con un tonfo secco. La casa si mostrava silenziosa e disabitata, per lo meno l'intento di evitare i genitori di Bill era riuscito alla perfezione. Cominciai a seguire il giovane che si era inoltrato su per le scale dell'abitazione cercando di rimanere al suo fianco nonostante camminasse a passo veloce. Durante il tragitto non potei evitare di scrutare ogni angolo della casa, incuriosito dai vari dettagli; per qualche assurdo motivo non provai lo stesso conforto che ci fu nell'istante in cui varcai la soglia della dimora di Richie. Mi imposi di scacciare la figura del ragazzo dai miei pensieri e proseguii per il percorso in cui ero diretto. Una camera attirò particolarmente la mia attenzione e incapace di resistere alla curiosità spinsi lievemente la porta socchiusa. Essa si spalancò di fronte e me ed istantaneamente constatai che la camera non poteva essere quella di Bill. Vari giocattoli erano riposti sulle mensole poco distanti dal letto e sulla parete opposta si trovava un armadio in legno scuro. L'aspetto che riuscì a trasmettermi parecchi brividi di inquietudine fu che ogni singolo oggetto era riposto al proprio ordine, il che era bizzarro per una camera da letto di un bambino.
Sussultai all'arrivo improvviso del moro che, rendendosi conto che non lo stavo più seguendo, era tornato sui propri passi per cercarmi. La sua espressione si era irrigidita e contratta dal dolore ed intuii di aver commesso un errore a sbirciare in giro per casa.
<< L'unica s-stanza in cui non devi mai metter piede è questa. Ormai non appartiene più a nessuno. >>
Mi accinsi ad aprir bocca per replicare ma un rumore secco mi fece bloccare e sobbalzare sul posto. Voltai lentamente il capo e notai che un libro, presumibilmente un album di fotografie, era appena caduto da un ripiano poco distante dal letto. Riuscii a scorgere le parole George Denbrough prima che Bill chiudesse di colpo la porta. Notai che stava tremando dalla testa ai piedi e ciò non poté che trasmettermi ulteriore ansia.
<< In n-nessuna occasione dovrai m-mai entrare qui dentro, s-siamo d'accordo? >>
Avrei voluto tentare di rassicurarlo, ma quando provai a replicare il suo tono divenne più autoritario, perciò mi limitai ad annuire e a proseguire il percorso fino ad arrivare alla stanza del giovane. Ciò che mi spronò ad allontanarmi da quella camera in tutta fretta fu una serie di risate che sentii provenire dall'altro lato della porta.
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A strange boy. [Reddie~ IT]
Fiksi PenggemarDerry, una piccola città nel Maine, è apparentemente un luogo tranquillo in cui gli abitanti vivono in completa serenità, se non fosse per la recente morte di George Denbrough, un bambino di a malapena sei anni. Dopo questo avvenimento una serie di...