La Cura [capitolo 18]

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Giugno 1989, venerdì ore 16:07

<< ...soluzione migliore... >>
<< ...d-dobbiamo p-provare. >>
<< ...Richie? Richie? >>

Una sensazione di gelo improvviso mi ridestò completamente, facendomi annaspare a causa della sorpresa inaspettata. Spalancai gli occhi e successivamente li richiusi; la luce entrata nel mio campo visivo era accecante. Dopo qualche istante decisi di fare un secondo tentativo, che si rivelò molto più funzionale del primo. Davanti a me erano presenti diverse sagome sfocate, ma non impiegai molto tempo a dedurre che si dovesse trattare dei miei amici. Tastai alla cieca il ripiano su cui ero seduto nella speranza di riconoscere la forma dei miei occhiali, eppure prima che potessi trovarli una mano si sporse verso di me.
<< Abbiamo provato ad aggiustarli un po', ma non è servito granché. >>
Afferrai l'oggetto e lo adagiai senza troppe cerimonie sul naso. Le mie capacità visive migliorarono notevolmente, però compresi all'istante di aver bisogno di un nuovo paio di occhiali. Le lenti erano solcate da molteplici crepe e la stanghetta sinistra era inspiegabile più in alto di quella situata a destra.
<< Mia madre mi ucciderà, è il terzo paio che cambio quest'anno. >>
Un sapore amaro e ferroso si fece strada per tutta la gola e non riuscii a controllare un attacco di tosse; probabilmente avrei dovuto evitare di parlare, ma sentivo l'impellente bisogno di conversare, come sempre ovviamente. Sbuffai esasperato scrutando i vari volti di fronte a me. Sembravano tutti piuttosto preoccupati, esteticamente avrei potuto spaventare chiunque. Impiegai diversi minuti prima di rendermi conto di essere fradicio dalla testa ai piedi; questo spiegò come mai stessi tremando nonostante fosse estate.
<< Era proprio necessario? >>
<< Abbiamo provato a chiamarti molte volte, perciò abbiamo usato un metodo più drastico. Dovresti ringraziarmi, Stan voleva prenderti a schiaffi. >>
Commentò la ragazza abbozzando un lieve sorriso nel tentativo di sdrammatizzare.
<< Peccato non ce ne sia stato bisogno. >>
Il biondo scrollò le spalle fissandomi con indifferenza, non sembrava sentirsi in colpa per ciò che aveva appena detto.
<< Abbiamo comprato dei cerotti e del disinfettante in farmacia. Pare che l'unico ad essere informato su come pulire decentemente una ferita sia Eddie. >>
Nonostante fosse stato Ben a parlare rivolsi la mia totale attenzione al ragazzo che era appena stato citato. Da quando avevo ripreso i sensi non aveva fiatato e pareva sul punto di rischiare un attacco di panico. Il suo respiro si era ridotto ad un sibilio rauco e a causa di ciò portò frettolosamente la mano alla tasca dei pantaloni.
Sta ancora indossando i miei vestiti
Pensai inconsciamente fissando il giovane avvicinare l'inalatore alle labbra per poi premere il grilletto. Egli si rilassò immediatamente e dopo aver inspirato un paio di volte rimise apposto l'oggetto. La situazione che si creò poco dopo fu parecchio imbarazzante. Lo sguardo di Eddie era diretto sulla maglietta che indossavo e sapevo che silenziosamente mi stava chiedendo se potessi sollevarla in modo che egli guardasse le ferite. Con il capo accennai il consenso e alzai lievemente l'indumento. Sapere che oltre ad Eddie anche il resto dei miei amici stava guardando la scena non diminuì il senso di disagio.
<< Si stanno già formando dei lividi, probabilmente sarebbe meglio comprare anche dell'antidolorifico e delle garze. Potreste andare a comprarli? >>
<< Non a-abbiamo più s-soldi. >>
<< Se non sbaglio potrei avere qualche spicciolo. >>
Ribadii convinto frugando nelle tasche della camicia e dei pantaloni; avevo ricevuto da poco la paghetta da mio padre per aver falciato l'erba del giardino. Alla conclusione della mia ricerca riuscii ad arrivare a quindici dollari.
<< Se non dovessero bastare andate a distruggere qualche distributore di merendine. >>
Affidai tutti i miei risparmi nelle mani di Bill, che si diresse verso la farmacia in compagnia di Beverly e Stanley.
<< Io torno un attimo in biblioteca, sono uscito senza nemmeno avvisare la bibliotecaria. Spero non mi licenzi. >>
Proferí Mike interrompendo il silenzio che si era creato da quando gli altri ragazzi se ne erano andati.
<< Vado con lui, magari potrebbe aver bisogno del mio aiuto. Io e la signora Davies ci conosciamo da parecchio tempo e parlare positivamente di Mike agevolerebbe la sua posizione. >>
Così quando Ben e Mike svoltarono l'angolo diretti in tutta fretta verso l'edificio io ed Eddie restammo ufficialmente soli. Nessuno dei due tentò di intavolare un dialogo, perciò dopo attimi di silenzio a scrutare l'ambiente circostante mi accinsi a parlare.
<< Siamo poco distanti dal punto in cui abbiamo incontrato Henry. Non mi sorprende che siamo stati condotti qui, questo parco è poco frequentato. Il posto ideale. >>
Per qualche strana motivazione esso era sempre deserto; ciò che lo rendeva piacevole era la presenza di alcune panchine in legno e un'altalena arrugginita. Sarebbe stato un ottimo punto di ritrovo, dopo i Barren. Fui distratto dai miei pensieri e catapultato brutalmente alla realtà quando sentii la mano di Eddie a contatto con la mia pelle. Una scarica di brividi mi si diffuse per tutto il corpo e non riuscii a definire se fosse a causa del tocco inaspettato o del livido violaceo che si stava creando in quel punto.
Il ragazzo ritrasse velocemente la mano rivolgendomi uno sguardo di scuse, dopodiché incanalò la propria attenzione sulle altre ferite.
<< Riempio il secchio alla fontanella e torno, tu intanto inizia a toglierti la camicia e la maglietta. >>
<< Wow Eddie, non pensavo fossi così impaziente, ma dopotutto lo capisco. Come si fa a resistere al mio fascino? >>
Il viso del giovane assunse una tonalità di rosso che mi ricordò il sedere di un babbuino, tuttavia tentai di tenere a freno la lingua e di conservare quel commento solo per me stesso.
<< Sei un cretino, Richie. >>
Mormorò di rimando paonozzo allontanandosi. Uno strano senso di soddisfazione si ridestò in me e pensai a quanto avrei voluto vederlo arrossire più spesso.
Che osservazione stupida.
Tentai di scacciare quella sensazione mentre scrutavo il mio amico tornare nella mia direzione. Senza perdere ulteriore tempo per via dei complessi mentali che stavo inventando sfilai la camicia e tolsi la maglietta. Inspiegabilmente quest'azione richiese un'enorme sforzo; ogni parte del mio corpo era indolenzita e dolorante.
<< Se non erro dovrebbero aver comprato anche del cotone. >>
Disse Eddie cominciando a frugare nel sacchetto di plastica in cui all'interno vi era tutto il materiale a disposizione. Afferrò una confezione di quest'ultimo e il disinfettante. Notai il suo repentino cambio di espressione nell'istante in cui rimase a contemplare il mio petto nudo. Vari lividi di differenti colori e dimensioni erano presenti in modo sparso e casuale, in maggior numero sull'addome.
<< Voltati... >>
Sussurrò il ragazzo con un fil di voce. La sua reazione mi aveva lasciato del tutto impreparato e incapace di rassicurarlo. Eseguii ugualmente il suo comando senza obiettare ed il silenzio che ne proseguí mi fece agitare.
<< Eddie...tutto a posto? >>
Non udii alcuna risposta da parte sua, perciò voltai il busto verso di lui e sollevai il viso per poter incontrare il suo sguardo.
Gli occhi scuri del mio amico erano lucidi e pareva si stesse impegnando con tutto sé stesso per trattenere le lacrime.
<< ...Eds... >>
Egli puntò le pupille sul mio volto; tramite di esse percepii tutto il dolore che stava provando.
<< Hey...va tutto bene. Siamo entrambi sani come dei pesci e sono sicuro che ci vorrà molto tempo prima che Henry ed i suoi scagnozzi tornino a cercarci. Se la sono vista davvero brutta oggi. >>
Sorrisi timidamente al ragazzo accanto a me nella speranza di essere riuscito a rassicurarlo almeno in parte. Dopodiché mi sporsi con indecisione verso di lui e lo abbracciai affettuosamente. Egli inizialmente non ricambiò la stretta, ma successivamente mi circondò la schiena con le sue esili braccia. L'emozione che provai in quel momento fu indimenticabile.
<< Orsù giovanotto, è ora di tornare al lavoro. >>
Esclamai usufruendo di una delle voci che apprezzavo maggiormente, ovvero quella del signor piedipiatti irlandese. Mentre mi accinsi a sciogliere quell'abbraccio i miei occhi caddero su uno strano oggetto poco distante dalla panchina su cui eravamo seduti. Pareva un piccolo giocattolo, come i modellini dei soldatini in piombo, ma tra di essi e l'oggetto che si trovava a terra c'era una notevole differenza. Il mio corpo si distanziò dalla seduta senza che io me ne rendessi conto, quasi come se fosse attirato da una calamita invisibile. Quando mi trovai abbastanza vicino per osservarlo meglio fui inorridito da ciò che vidi. Tra i vari fili d'erba del prato un piccolo clown di plastica spiccava in netto contrasto con lo sfondo. La paura che provavo aumentò nel rendermi conto che era identico al pagliaccio che si era palesato nel mio incubo. Quasi non feci caso al fatto che Eddie mi aveva raggiunto e scrutava con il medesimo terrore il giocattolo.
Pervaso da un'inspiegabile rabbia iniziai a pestare ripetutamente il modellino fino a quando il ragazzo che avevo accanto mi fece notare che ormai era sprofondato nel terreno a furia di calciarlo. Cercai di stabilizzare nuovamente il mio respiro per calmarmi.
<< Perdonami...non so che mi sia preso. Ero solo...non ne ho idea. Sarò sembrato un pazzo furioso. >>
<< N-non importa...andiamo, devo ancora disinfettarti le ferite. >>
Replicò Eddie lasciandomi solo in tutta fretta. Durante la medicazione non accennammo più a ciò che era accaduto.

Bill Denbrough

Il campanello appeso sopra la porta d'ingresso della farmacia tintinnò come di consueto. Nonostante fossero passati solo pochi minuti dall'ultima volta in cui avevo messo piede in quel negozio il signor Keene non parve sorpreso e mi indirizzò un sorriso di circostanza. Distolsi lo sguardo dall'uomo sentendomi terribilmente a disagio e cominciai a frugare tra i vari scaffali nella speranza di trovare senza troppa fatica ciò di cui avevamo bisogno.
<< P-potreste cercare anche v-voi? Voglio passare m-meno tempo p-possibile in questo posto. >>
Spiegai brevemente scrutando scrupolosamente tutte le varie marche dei medicinali. Da un ripiano poco lontano dalla postazione in cui ero recato scorsi delle confezioni di bende e garze. Protesi il braccio in quella direzione ed afferrai una scatola. Mi concessi qualche istante per leggere velocemente ciò che vi era scritto sopra e dopodiché decretai che sarebbero andate più che bene.
<< Bill, ho preso l'antidolorifico. >>
La voce di Stan giunse da dietro lo scaffale situato alle mie spalle e dopo poco egli mi raggiunse reggendo in mano un flaconcino bianco.
<< Allora possiamo andare a pagare. >>
Ribatté serenamente Beverly sbucando dal lato opposto in cui ci trovavamo sistemando con noncuranza la collana appesa intorno al collo. Il volto del mio amico si incupì all'istante non appena la ragazza proferí parola. Lo contemplai tentando di stabilire un contatto visivo con lui, ma sembrava quasi che stesse cercando in ogni modo di evitare che i nostri occhi si incrociassero.
<< Già...aspettatemi qui, faccio in fretta. >>
Mi avviai verso la cassa stroncando la conversazione; decisi mentalmente che avrei iniziato una chiacchierata con Stan più tardi, magari senza la presenza di tutti gli altri.
Quando il signor Keene mi porse la busta di plastica percorsi nuovamente tutto il negozio a passo sostenuto ed attraversai l'ingresso seguito dai miei due amici.

                                 ~

Ci presentammo al parco dopo una ventina di minuti. Evidentemente anche Mike e Ben erano andati da qualche parte poiché quest'ultimo respirava in modo affannoso, come se avesse percorso una lunga distanza in poco tempo. Richie era seduto sulla panchina in legno ed Eddie si trovava al suo fianco intento a disinfettare una delle tante ferite presenti sulla schiena del ragazzo. Le tracce di sangue precedentemente visibili sul viso del moro erano state ripulite e adesso presentava un aspetto più umano. Al nostro arrivo l'infermiere si voltò e ci ringraziò brevemente per il materiale che gli avevamo procurato.
<< Devo ancora curare qualche taglio e dopodiché ho finito. >>
Replicò distrattamente ultimando il proprio lavoro.
Non appena terminò di fasciare l'ultima lesione rivolse la sua totale attenzione al resto del gruppo, lasciando che Richie indossasse nuovamente la propria maglietta.
<< Penso s-sia meglio che a-adesso tu torni a casa, così avrai più tempo per i-inventare una scusa da r-raccontare ai tuoi g-genitori. >>
Richie abbassò lo sguardo sovrappensiero, in seguito annuì e si alzò dalla panchina.
<< A proposito, se v-vuoi puoi restare da me s-stasera. Il letto è s-sempre disponibile. >>
Aggiunsi rivolgendomi a Eddie, che in quel momento mi parve molto a disagio.
<< Ti ringrazio molto per l'invito, ma preferirei restare con Richie. Dovrò rifare la fasciatura dopo qualche ora, perciò sarebbe meglio se andassi da lui. >>
<< Per me non c'è problema. Mio padre e mia madre non si accorgeranno della tua presenza. >>
Il quattrocchi scrollò le spalle, salutò con un gesto veloce tutti i presenti e cominciò a dirigersi verso la propria abitazione insieme al più piccolo.

Ecco il nuovo capitolo mensile. Mi rendo conto che questa parte possa risultare un po' noiosa, ma preferivo descrivere qualche scena più tranquilla in modo da poter far comprendere maggiormente il rapporto che c'è tra i vari personaggi. Spero lo apprezziate comunque. 🖤

A strange boy. [Reddie~ IT]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora