Giugno 1989, giovedì ore 10:32
Richard Tozier
Il fiume gorgogliava sommessamente a pochi passi di distanza da me ed ero talmente assorto dai dubbi che non notai affatto quel suono. Tornai a percepire la realtà che mi circondava solamente nell'istante in cui Eddie appoggiò delicatamente una mano sulla mia spalla, nel tentativo di attirare l'attenzione. Non era spesso di molte parole, perciò capii nell'immediato che nutriva il bisogno di parlarmi; lo sguardo incerto che si era manifestato sul suo volto non lasciava dubbi.
<< Ti senti bene? >>
<< Domandò colui che aveva rischiato di perdere la vita pochi minuti fa. >>
Esclamai con un tono ironico piuttosto accentuato e tagliente più di quanto avessi realmente voluto dimostrare. Capii di aver commesso un errore pochi secondi dopo che le parole si erano disperse al vento. L'espressione del ragazzo accanto a me si fece rigida e scontrosa, ma nonostante questo repentineo cambiamento non mi sfuggí il barlume di delusione che si era palesato nei suoi occhi.
<< Scusami Eddie, non volevo risponderti con freddezza...ad essere onesto in quel momento ho avuto paura. Sono andato nel panico perché non avevo idea di come comportarmi e...mi dispiace. >>
Conclusi stremato incapace di trovare una scusante migliore. Mi ero dimostrato totalmente inutile durante tutta la situazione ed inoltre avevo deriso Eddie senza un valido motivo, quando la causa di quell'incidente era dovuta soprattutto da me. Scossi la testa frustrato nel tentativo di mettere pace al caos presente nella mia testa, ma ciò fu del tutto inutile. Per qualche ragione il pensiero di litigare con il giovane diminuiva drasticamente il mio buonumore. Provai una sensazione di sollievo indescrivibile quando il moro abbozzò un lieve sorriso (anche se non ero del tutto certo che egli mi avesse realmente perdonato).
<< Non sono arrabbiato con te, Richie. Ciò che è successo può essere ritenuto abbastanza naturale nel mio caso, ho solo avuto un calo di energie. Non è colpa tua, puoi stare tranquillo. >>
Rimasi per qualche istante in silenzio, indeciso se rispondere alla sua affermazione, volevo evitare di peggiorare ulteriormente quella circostanza. Ovviamente il mio tentativo fu del tutto inutile e dopo poco aprii bocca per replicare.
<< Almeno in futuro sapremo come agire, sperando che non accada una seconda volta naturalmente. >>
Affrettai ad aggiungere per evitare di essere frainteso. Strofinai con noncuranza i palmi delle mani sui pantaloni, cominciavo a sentirle sudare e nonostante facesse parecchio caldo in quelle giornate non avevo mai sofferto così tanto quel genere di temperatura. Per quale motivo dovevo provare imbarazzo trascorrendo del tempo con Eddie? La risposta ipotizzata mi spaventava a tal punto che avrei preferito non conoscerla.
<< Cambiamo argomento, non abbiamo bisogno di altri musi lunghi nel gruppo, direi che Bill basta e avanza. >>
Portai una mano sulla stanghetta laterale degli occhiali e la spinsi verso l'alto; il gesto fu privo di utilità dato che non migliorò in alcun modo la mia visuale, però aiutò a far diminuire il senso di disagio che provavo.
<< Credo che gli darebbe fastidio quella definizione, perciò evita di usarla. >>
Controbatté mentre una smorfia contrariata e piena di disappunto si manifestò sul suo volto, mi domandai per quale ragione non sopportava quel genere di comportamento, dopotutto si trattava solo di qualche scherzo senza malizia.
<< Non si offenderà per così poco, solitamente sono più rude, per questo mi chiamano "boccaccia". >>
<< Allora ti converrà prestare attenzione da ora in avanti, perché raramente accetto le derisioni. >>
La risposta mi lasciò spiazzato e restai a contemplare il giovane in silenzio, nessuno prima di allora aveva giudicato così spudoratamente il mio unico meccanismo di difesa, era stato da sempre efficace.
<< Non posso promettertelo, anche tu meriti dei soprannomi. Per esempio, l'incendiario suona molto bene. >>
Concordai con me stesso ad alta voce, soddisfatto del nuovo nomignolo che avevo appena realizzato.
<< Evitalo a meno che tu non voglia fare la stessa fine del ramo che ho carbonizzato prima. >>
Sbuffò frustrato alzando gli occhi al cielo per poi posare lo sguardo su di me. Scrutò il mio profilo per qualche istante e dopodiché distolse l'attenzione; per un attimo mi parve quasi di vederlo arrossire. Fu in quel momento che non potei fare a meno di pensare a quanto fosse meraviglioso.
<< Dovremmo tornare dagli altri, Bill mi ha proposto di passare la notte a casa sua, almeno ci saranno meno probabilità che qualche adulto venga a sapere di me. >>
Con passo incerto si allontanò dalla riva del fiume dirigendosi verso Stan e Bill che si trovava all'ombra di un albero. Provai un senso di sgomento ed inquietudine quando puntando gli occhi sull'amico che conoscevo da anni sentii un'improvvisa gelosia feroce farsi strada tra i miei pensieri, procurandomi una dolorosa fitta al petto.Giugno 1989, giovedì ore 17:39
008 (Eddie)
Il pomeriggio era trascorso con l'assoluta serenità (escludendo l'incidente che si era verificato ad inizio giornata). La maggior parte del tempo a nostra disposizione l'avevamo passato ad avventurarci per i sentieri tortuosi dei Barren, conversando animatamente ed esprimendo pareri su vari argomenti che coinvolgevano complessivamente ognuno di noi. Non avevo avuto occasione di poter restare in compagnia di Richie per piú di dieci secondi, ogni volta che tentavo di iniziare una conversazione il ragazzo riusciva sempre a trovare una scusa per potersi allontanare da me. Nonostante fossi parecchio deluso e confuso dal suo comportamento decisi di non porgli alcun genere di domanda, tentando di evitare una lite inutile.
In compenso decisi di conoscere meglio Bill e Beverly, entrambi parevano ben disposti a restare in mia compagnia, curiosi di apprendere più informazioni sul luogo da cui arrivavo. La giovane abitava in un appartamento situato ad ovest del centro di Derry e malgrado quell'indicazione non riuscii a comprendere la posizione in cui si trovava l'edificio. Svelò di non aver avuto molti amici prima di conoscere Bill e gli altri ragazzi, la reputazione che gli era stata affibiata in città non era delle migliori. Quando le chiesi di essere più specifica rimase in silenzio e per tal ragione pensai che sarebbe stato meglio non insistere.
La casa del moro distava solamente qualche isolato dalla zona in cui si trovavano in quel momento, viveva in uno stabile singolo, perciò non era costretto a dover sopportare alcun rumore proveniente da un qualche ipotetico vicino. Come Bev anche lui trovava difficoltà a instaurare nuovi rapporti, in particolare a causa della sua balbuzie, per cui spesso veniva deriso. Il ragazzo non lo riteneva affatto un problema (almeno apparentemente), ma sotto consiglio della madre aveva imparato dei trucchi per tentare di migliorare quel difetto fonetico.
<< Noi non sappiamo ancora nulla di te. Da dove arrivi? >>
Domandò la rossa puntando le iridi cristalline sul mio volto rivolgendomi un sorriso amichevole; non riuscii a trattenermi dal riflettere che quella doveva essere un'arma parecchio efficace per far cadere chiunque ai propri piedi.
<<Il paese si chiama Hawkins, penso di trovarmi lí sin da quando sono nato. >>
<< Non credo di averlo mai sentito nominare. È un bel posto? >>
<< Il problema arriva adesso...non ne ho assolutamente idea. >>
Mormorai incerto lasciando vagare lo sguardo sul volto della ragazza a vuoto. La risposta doveva sembrare totalmente priva di senso, soprattutto dopo aver specificato di esser nato in quella città, perciò mi sorpresi quando Bev scrollò le spalle e rispose semplicemente con un okay continuando la conversazione come se fosse del tutto normale; dovevano aver intuito che mi trovassi in circostanze pressoché anormali.
<< Hai tutto il tempo a tua disposizione per poterti confidare con noi Eddie, non c'è alcuna fretta. Voglio che ti resti impresso, nessuno di noi vuole estorcerti informazioni di prepotenza. Deve esserci della fiducia reciproca. >>
Proferí Bill senza interrompere la sua andatura spensierata e decisa. Solo in quel momento compresi a quanto avrei voluto un familiare capace di difendermi come ci riusciva quel ragazzo.
<< Vi racconterò tutto, ho solo bisogno di ambientarmi un po' prima di poter cominciare a parlarvi di me. >>
Il giovane sorrise ed annuí ripetutamente in segno di affermazione e poco dopo lo imitò anche la ragazza.Ecco un nuovo capitolo! È passato parecchio tempo dall'ultimo aggiornamento e ne sono mortificata, speravo di aver più tempo per scrivere con le vacanze estive, mentre invece si è rivelato l'esatto contrario. Questo capitolo è basato per lo più sul rapporto che si è creato tra alcuni personaggi, perciò potrebbe risultare un po' privo di azione, ma vi assicuro che nel prossimo ci saranno delle novità interessanti. Spero mi perdoniate per il ritardo. 🖤
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A strange boy. [Reddie~ IT]
FanfictionDerry, una piccola città nel Maine, è apparentemente un luogo tranquillo in cui gli abitanti vivono in completa serenità, se non fosse per la recente morte di George Denbrough, un bambino di a malapena sei anni. Dopo questo avvenimento una serie di...