Capitolo 4

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E come poteva finire una frustrante giornata scolastica se non con una folla di giornalisti pronti a farti una miriade di domande?

L'intero cortile è pieno di cameraman e giornalisti e io mi sento un piccolo pesciolino in un mare di squali. la notizia del ritorno in città dell'erede della Rainaldi avrà fatto impazzire di gioia i programmi televisivi di intrattenimento e le riviste di gossip. Adesso cosa faccio?

«Signorina Rainaldi, signorina Rainaldi» inizia una signora di mezza età vestita di tutto punto con un tailleur crema. Ha i capelli ramati raccolti in uno chignon e delle minuscole rughe si fanno strada sul suo volto perfetto; è una bella donna dall'aspetto gentile, ma non penso sia qui per fare amicizia.

«Come mai questo improvviso ritorno?» continua un uomo puntandomi il microfono in faccia.

«Ci sono novità sul caso della morte dei suoi genitori?» continua ancora un'altra donna, facendomi inquadrare ancora di più dal suo cameramen.

Io continuo per la mia strada, ma il cancello della scuola sembra quasi un miraggio ormai.

Alcuni studenti cercano di avvicinarsi il più possibile a me di modo che domani potranno vedersi in tv, alcuni mi incitano a parlare, altri vanno per la loro strada.

Decido di non proferire parola anche perché so di poter fare solo altri danni e ho già fin troppi problemi.

Continuano a farmi domande e i miei compagni di scuola fanno da pubblico allo spettacolo che vede me come protagonista.

Il proposito di passare inosservata dov'è andato a finire, Dafne?

Quando quasi non ci spero più, arrivo all'uscita della scuola ma a pensare che ho dato la giornata libera a Greg, il mio autista, mi viene quasi da svenire.

Andare a piedi sarebbe stato l'ideale in una giornata come questa se non fosse per questi segugi che ho alle calcagne.

D'improvviso, quasi fosse un angelo mandato dal cielo, una moto rossa sfreccia davanti scuola e si ferma dinnanzi a me. Il guidatore mi porge un casco e io non ci penso due volte a montare in sella per scappare via di lì.

Mi appoggio alla schiena dello sconosciuto e lascio che il vento mi scompigli i capelli e mi culli tra i miei pensieri.

Chiudo gli occhi per non vedere le strade e le persone di questa città finché non sento un profumo familiare: quello delle Dalie in fiore.

Apro gli occhi e mi ritrovo in uno dei luoghi preferiti della mia infanzia e non posso far a meno di sorridere: il giardino della signora Ercolini è il più bello di tutta Roma.

Diego spegne il motore e parcheggia davanti alla sua villa.
Io seguo i suoi movimenti e gli cedo il casco nel più totale silenzio.
Non parliamo e quando mi prende la mano. Non mi allontano, anzi, la stringo più forte.

Dalie dai mille colori ci accolgono nella grande villa di una delle famiglie più facoltose della Città eterna: Riccardo Ercolini, il padre di Diego, è il proprietario di un'azienda di trasporti molto importante e la signora Cinzia, sua moglie, è una pediatra.

Cinzia era la migliore amica di mia madre, per questo io e Diego siamo cresciuti insieme.

Diego apre la porta di casa, ma non si decide a parlare.
Cinzia è seduta in salotto e appena ci vede, ci corre incontro.

Il suo corpo slanciato è fasciato in una gonna nera e in una camicia bianca e i suoi occhi verdi, come quelli del figlio, esprimono gioia e serenità. I suoi capelli, biondi e mossi, assomigliano ai raggi del sole e la sua bocca carnosa si allarga in un sorriso.

«Tesoro mio, sei veramente tu? La mia cara e dolce Dafne?» mi dice Cinzia.

Io sorrido felice e lei mi abbraccia forte a sé.

«Non mi avrebbe mai perdonato se non ti avessi portata qui» afferma Diego prima di andare in camera sua.

Cinzia mi porta in cucina e mi offre uno dei suo squisiti tè, che sono felice di accettare.

«Da quando te ne sei andata non è più lo stesso, è scontroso, scorbutico e, anche se faccio finta di non accorgermene, ogni tanto lo sento rientrare a casa mezzo ubriaco e in compagnia di una delle sue amichette. Ho provato a parlarci, ma sembra inutile. La sua anima pura e sincera da quando te ne sei andata sembra essersi annerita, mia cara Dafne» mi confida Cinzia dallo sguardo sconsolato e io non posso far a meno di pensare che la colpa di tutto questo sia mia.

Il mostro Dafne colpisce ancora.

«Cinzia io sono un pennarello nero e non potrei far altro che essere invisibile sulla sua anima scura» dico rassegnata.

Cinzia scuote la testa e mi offre la tisana, per poi cambiare discorso. Mi parla dei suoi fiori e del suo lavoro e sono felice che non mi abbia domandato della mia fuga.

All'improvviso entra in cucina Diego con le chiavi in mano che mi chiede di seguirlo.

Io saluto Cinzia, la quale mi fa promettere di venirla a trovare spesso, ogni volta che vorrò.

Diego, ritornato muto, esce di casa e io lo seguo.
Sembra deluso e arrabbiato e io non so cosa fare.

«Chiariamo una cosa» inizia, facendo un respiro profondo «Tu non annebbi, tu rischiari. Tu sei il pennarello dalle mille sfumature e puoi solo colorare la mia vita».

Dice questo a un millimetro dalle mie labbra, ci guardiamo, ci scrutiamo a fondo e io non posso far a meno di sorridere.

Eccomi qua con un nuovo capitolo!

Vi sta piacendo la storia?

Ce la farà Diego ad entrare nel cuore di Dafne? E perché Dafne si definisce "mostro"?

Buon anno a tutti!❤

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