Capitolo 19

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Non so come sia potuto accadere ma la serata sembra essere addirittura piacevole.
I ragazzi cercano di farmi sorridere con le loro schifose battute e Anastasia e Nicole cercano di distrarmi facendomi notare quanto siano belli gli invitati di sesso maschile.

Diego non parla, ma la sua presenza si fa sentire. Cerca in tutti i modi di farmi distogliere lo sguardo quando la gente mi fissa, ma non sempre ci riesce.

Quando Daniele si avvia al centro della sala con un microfono in mano comincio a sudare.

«Signori e signore, vi ringrazio calorosamente dell'affetto che ci avete dimostrato anche in questa occasione. Sono ormai passati dieci anni da quando l'azienda Rainaldi è stata fondata ed oggi mi ritrovo qui a dover dirigere un'azienda solida in tutto e per tutto. Di certo non sarà sfuggito a nessuno di voi un particolare importante:quest'oggi è qui con noi la bellissima Dafne Rainaldi, la giovane imprenditrice che presto potrà subentrare al mio posto!»

Tutti applaudono e Daniele mi fa cenno di venire di fianco a lui.
Me la pagherà.

Guardo Diego con la coda dell'occhio in cerca di un suo sostegno e il mio leone mi rassicura dicendo di guardare nella sua direzione quando dovrò parlare.
Come trucchetto dovrebbe funzionare.

«Innanzitutto scusatemi di non essere venuta da ognuno di voi a presentarmi e a salutarmi perché voi siete la cosa più importante della nostra azienda: voi, che siete gli azionisti e i compratori, siete il vero segreto della Rainaldi» affermo, mostrando una sicurezza che mi manca da ben cinque anni.

Un giornalista prende la parola e io trattengo il fiato.

«Signorina come mai è tornata solo ora? Come mai è fuggita subito dopo l'accaduto anni fa? Ci sono delle svolte nelle indagini?»

«Sono sicura che se si mettesse nei miei panni capirebbe. Ero sola e questa città era piena di ricordi. Non ci sono notizie sul caso e penso che non ce ne saranno mai» concludo con la voce incrinata e rotta dal dolore.

Mi scuso con i presenti per avviarmi di fuori in giardino, vicino ad una bella fontana che spruzza acqua da tutte le parti.

Mi siedo e lascio che delle piccole lacrime scendano sul mio viso. Sono lacrime solitarie che non vogliono essere viste da nessuno. D'improvviso sento una presenza vicino a me ed io mi appresto ad asciugarmi le lacrime.

«Non eri sola» afferma Diego, seduto di fianco a me.

Io lo guardo stranita e lui riprende a parlare.

«Quando sono morti i tuoi genitori non eri sola, io c'ero sempre. Ci sono sempre stato»

«Era ed è un casino. Io sono troppo problematica per te»

«È per questo che non mi ami?» dice, prendendomi alla sprovvista. Siamo uno di fianco all'altra e i nostri respiri sembrano unirsi. Lui posa una mano sulla mia guancia e io mi lascio trasportare dagli eventi.

È così bello, ma anche così strano. Non posso. Non ci riuscirei.

«Che cosa stai dicendo?» gli rispondo, dopo qualche minuto di silenzio in cui la mente mi si annebbia.

Caos più totale.

«Non mi ami perché hai troppi problemi o non mi ami perché non vuoi essere amata?»

Ed è come una coltellata in pieno petto, la sensazione che sto provando mi riporta a quella notte. Tutto mi riporta li.

Come posso essere amata se non so amare? Come posso amare se non sono mai stata amata? Come posso amare, io, Dafne Rainaldi?

«Perché tu mi ami?» domando, per poi allontanarmi il più possibile da lui.

Mi rende vulnerabile.

«Non puoi rispondere ad una domanda con un'altra domanda»

Ed è incredibile come mi legge nel pensiero questo dio greco di fronte a me.

Mi alzo arrabbiata e torno dentro. Non riuscirò mai a trascorrere una serata tranquilla.

«Comunque sì!» urla lui.
E questa dichiarazione mi fa paura.

«Dimostralo» dico sottovoce.

Sono sicura che non lo farà.

Non è sbagliatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora