Capitolo 16

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Sono passati pochi giorni da quell'incontro con Diego e i nostri rapporti sembrano essersi congelati.

Gelo totale.

Frequentiamo la stessa classe, abbiamo gli stessi amici, eppure oltre a pochi sguardi, non vi è stato altro.

I ragazzi si sono accorti di questo cambiamento,ma non hanno chiesto nulla, nonostante qualche battuta e qualche sguardo accigliato.

Questa situazione l'ho voluta io e ora devo accettarne le conseguenze. Devo accettare che lui non mi parli, ma non posso accettare che quella gatta morta di Clara gli giri intorno come una zanzara!

Non capisco il motivo per cui Diego debba stare vicino ad una come lei, una ragazza che pensa solo a cosa debba indossare la mattina per essere guardata da tutti. Mi accorgo poi di star giudicando senza conoscerla e mi zittisco da sola. Io e la mia boccaccia, io e i miei cattivi pensieri, io e la mia gelosia.

Sistemo la mia nuova macchina nel parcheggio della scuola e mi avvio con lo zaino in spalla verso la mia classe.

Ho comprato una nuova auto e dato a Greg un nuovo incarico. Ho ritenuto che fosse meglio per Gregorio dargli una nuova mansione per non dover più stare alle esigenze di una bambina viziata che ha voglia di uscire.

Grazie ai ragazzi, ma soprattutto grazie a Diego, ho di nuovo la voglia di uscire e credo che Gregorio non debba più sottostare ai miei ordini e sono sicura che questo sarà meglio per lui e per la piccola Maria.

Entro in classe e mi presto ad addormentarmi sul banco, come si addice a una buona studentessa modello.

La ricreazione arriva presto e noto con piacere che il mio compagno di banco ha scritto papiri di appunti: saprò a chi chiedere se dovessi aver bisogno di qualcosa riguardante l'ambito scolastico.

Nicole e Anastasia mi affiancano e insieme passeggiamo per i corridoi; Stefano e Andrea ci raggiungono, seguiti poi da Diego.

«Ti ho vista interessata alla lezione di chimica, Dafne» mi dice Anastasia, ridendo.

«Devo ancora capire perché non si può iniziare la giornata scolastica alle 10 di mattina» rispondo sbuffando.

«Tanto dormiresti comunque» afferma sovrappensiero Diego.

Nessuno risponde. Siamo tutti abbastanza stupidi e notiamo con sorpresa che Diego ha interrotto il gioco del silenzio.

Ovviamente il caro Diego si riprende e corre tra le braccia di Clara, toccandole i capelli e civettando con lei.

Rimango ancora un attimo perplessa, cercando il più possibile di nascondere nella mia faccia un'espressione di disgusto verso quella situazione.

«Ricomponiti. Fai paura» mi richiama Nicole.

«Vi volevo invitare ad una festa che si terrà alla Rainaldi per celebrare i 10 anni passati dalla sua fondazione. Non sarà facile. Ci saranno duemila giornalisti e io sarò un piccolo pesce in un oceano di squali. Mi aiuterete?» cambio discorso per affrontarne uno ancora più grande.

«Piccola trotina noi siamo qui solo per questo!»  dice Andrea abbracciandomi.

E io non potevo chiedere altro.

Sono tornata e non vedevo l'ora di farlo!

Mi dispiace essere sparita per così tanto tempo senza dare spiegazioni, ma non era un bel periodo e ho ritenuto fosse meglio per me e per la mia storia prendere un periodo di pausa. Non si scrive bene quando si pensa a tutt'altro e così mi sono permessa di lasciar stare questa storia per un po'.

Vi ringrazio se siete ancora qui e vi ringrazio se ancora sperate, come me, in questa storia, in Diego e in Dafne.

Non è sbagliatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora