Capitolo 6

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Resto di sasso vedendo il viso sorridente della dolce Anna.

28 giugno 1951 - 21 giugno 2012

Il mio cuore si gela leggendo quella data, la data in cui tutto è finito, o forse dovrei dire iniziato.

Quella notte è stata la fine per mia madre e per Anna e l'inizio dei miei incubi.

La foto della lapide non è niente male: ha i capelli scapigliati probabilmente per via del vento e sembra davvero felice.

Anna è entrata in casa nostra due anni prima di quella notte. Mamma non era in grado di cucinare un piatto decente e Anna era stato il compromesso.

Era come una nonna per me: mi cucinava piatti squisiti ma soprattutto la torta ai mirtilli che tanto adoravo.

Non mangio quella torta da così tanto tempo...

 Anna andava sempre in giro con delle orrende vestaglie floreali e una cipolla per tenere legati i suoi capelli color mogano.

«Quanto mi manchi Anna, scusami per quello che ti ho fatto, scusami per tutto. Darei l'anima  per riaverti un altro giorno qui con me per mangiare le tue fantastiche torte. Giuro che questa volta ti aiuterei e non ti sporcherei la cucina di farina come sempre.  Darei tutta la mia vita per rivedervi un'ultima volta, per dirvi che mi dispiace. Eri così piena di vita, Anna. Mi manchi tanto» dico trattenendo le lacrime «Vado a salutare mamma, gli vado a lasciare un tulipano»

Cammino piano per le vie deserte del cimitero, è notte fonda e solo io e miei mostri siamo qua.

Ed eccola lì, mia madre.

Giorgia Martini
4 ottobre 1974 - 21 giugno 2012

E scoppio. Odio farlo, ma cedo. Piango e cerco di buttare fuori tutta la rabbia che ho dentro, piango perché forse il dolore può diminuire.

Con il tempo sarà più facile, mi dicevano. Con il tempo ci si abbitua alla solitudine, alla mancanza. Ma il dolore? Il dolore per la perdita non finirà mai.

«Mamma..» sussurro toccando la sua foto.

Era la donna più bella di tutte: occhi azzurro cielo e capelli biondi. Aveva un sorriso da far invidia al mondo e aveva un carattere fantastico: era ostinata, testarda e voleva sempre aver ragione, ma guai a chi toccava la sua famiglia. Era capace di diventare una iena, di tirare fuori gli artigli contro chi criticava la nostra famiglia.

«Sei sempre stata la più forte tra le due, mamma. Mi hai sempre protetta ma chi ha protetto te? Sei stata la cosa più bella della mia vita, la mia gemma preziosa. Sei stata una donna eccezionale mamma. Hai sempre difeso i tuoi ideali e hai sempre difeso me. Non dovevi metterti in mezzo quella sera, dovevi aspettare la polizia, ma hai fatto di testa tua, come sempre..» chiudo gli occhi e il suono dello sparo arriva come un fulmine a ciel sereno «Ma lo sai che c'è, mamma? Io ti odio perché hai deciso di mettere la mia vita prima della tua, ti odio perché dovevi scappare, ti odio perché mi hai difeso. Ma ti amo, mamma. Ti amo perché mi hai voluto dare una seconda possibilità e odio me stessa perché non riesco a concedermela. Ti ho portato un tulipano, mamma, hai sempre detto che simboleggiava l'amore più incondizionato e puro e io dico che simboleggia una sola persona, l'unica e sola Giorgia Martini.»

"Ti prego vienimi a prendere" Scrivo un messaggio all'unica persona in grado di sostenermi in quel momento.

"Dove sei? Ti ho cercato dappertutto!" risponde Diego.

"Cimitero"

E non ci vuole molto ad immaginare cosa è successo dopo. Io ero ancora seduta sulla lapide di mia madre a singhiozzare quando lui mi abbraccia da dietro, stringendomi forte.

«È tutto finito, Dafne. Torniamo a casa» mi sussurra lui.

«Portami a casa» dico con l'ultimo filo di voce, prima di abbracciarlo.

Lui mi prende in braccio e mi porta fuori da quell' inferno.

Ma quanti altri gironi ci saranno?

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