Mi trovo di fronte al liceo scientifico Giosuè Carducci e l'ansia s'impossessa di me.
Cerco di provare a contrastarla e a combattere contro i miei piedi che vogliono andarsene da lì il più presto possibile.
Guardo ancora un po' l'edificio: il cancello verde è aperto per far entrare gli studenti con gli zaini in spalla e, passando per un lungo viale, si può arrivare all'ingresso della scuola.
Tutti gli studenti corrono e sfrecciano come matti per cercare di non trovarsi un ritardo sul registro.
L'unica studentessa ferma e immobile di fronte al cancello sono io, Dafne Rainaldi: come al solito, mi sento un pesce fuor d'acqua.
Dopo essere passata in segreteria ad ufficializzare la mia iscrizione vado verso la mia classe.
L'insegna fuori dall'aula non sembra darmi conforto:
"5B: lasciate ogni speranza voi che entrate"Io la speranza l'ho persa da tempo.
Dopo un respiro profondo busso.
Tutti gli occhi puntati su di me. Soprattutto quello di una persona: il suo sguardo mi entra addosso e una scarica elettrica pervade il mio corpo.
«Buongiorno professoressa, mi scusi per il ritardo ma ho dovuto compilare dei fogli per l'iscrizione..»
«Lei è la signorina..?» domanda la professoressa con aria interrogativa.
«Dafne Rainaldi» rispondo secca.
E la mia classe sembra aver visto un fantasma. I miei compagni di classe iniziano a bisbigliare, a mormorare qualcosa che mi è incomprensibile, qualcuno addirittura mi indica e mi guarda storto come se non fosse sicuro di chi ha davanti.
«Ti puoi sedere vicino a Diego Ercolini» urla la prof per sovrastare tutte quelle voci, indicandomi un banco in fondo a destra.
Vicino alla persona che più dovrei evitare.
«Veramente prof ho problemi di vista.. potrei mettermi ai primi banchi?» gli domando con fare angelico.
«Marco sarebbe fiero di cederti il posto, vero Petrucci?» gli chiede la prof.
«Con vero piacere!» dice un ragazzo biondo, lasciandomi il posto.
La lezione prosegue, si parla del programma che seguiremo quest'anno, dei temuti esami di maturità e di qualche altra cosa di cui non sono interessata.
Sento ancora lo sguardo di Diego addosso e non posso negare che ho provato una strana sensazione quando ho avvertito la sua presenza.
Mi è mancato, i suoi occhi verde chiaro erano gli unici a darmi conforto, le sue braccia erano sempre pronte a stringermi con forza. Era il mio unico amico e l'ho lasciato andare via, quando tutto stava andando a rotoli. Sarebbe rimasto, ne sono sicura. Ma perché catapultare tutti i miei problemi su un povero bambinetto di tredici anni? Io sarei dovuta crescere, ma lui doveva restare l'innocente Diego, il mio leone.
Una lacrima riga il mio volto, ma nessuno sembra accorgersene.
La mia classe, durante la lezione della professoressa Santini, se ne sta in rigoroso silenzio ad ascoltare le prime spiegazioni sulla letteratura del primo ottocento. Voglio vedere Diego, voglio osservare i suoi lineamenti e contemplarlo da lontano.
Mi giro e lo ammiro in tutta la sua bellezza: i suoi capelli sono folti e più scuri di come ricordavo, la sua bocca carnosa è chiusa e sembra accennare un sorriso e un accenno di barba lo fa sembrare più grande di quello che è.
Diego si accorge del mio sguardo fisso su di lui e, per la prima volta dopo tanto tempo, i nostri occhi s'incontrano e si mescolano: il verde dei suoi occhi si fa strada tra i miei color cioccolato in una danza che sembra non avere fine. Ci fissiamo ma nessuno dei due accenna ad un sorriso o a proferire parola.
La magia finisce quando la campanella ci annuncia l'inizio della ricreazione e io scappo dalla classe per rifugiarmi in bagno.
È solo il primo giorno e io mi sento soffocare. Sono tornata per sconfiggere definitivamente i miei demoni e non saranno i fantasmi della mia famiglia o Diego Ercolini a contrastarmi.
Mi guardo allo specchio e non noto la ragazza ossuta di tredici anni sconfitta e sconsolata da una guerra contro se stessa, vedo solo una piccola donna dai capelli castani, con delle lentiggini che si vedono solo alla luce del sole, che non si riconosce allo specchio.
Ella vorrebbe sorridere, ma come si può sorridere quando si muore dentro?
Non posso vivere felice e spensierata quando la colpa di tutto quello che è successo è mia.
Voglio lasciarmi tutto alle spalle, ma come posso fare se ogni volta che mi guardo allo specchio vedo solo un mostro?
La campanella risuona e io devo tornare in classe.
«Stavolta non scappi» mi dice la voce calda di Diego Ercolini, che se ne sta appoggiato alla parete vicino alla porta del bagno.
E forse un cazzotto può fare meno male dei suoi occhi disinteressati nei miei confronti.
Il mio leone sembra essere diventato un avvoltoio pronto a mangiarmi.
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Non è sbagliato
Literatura FemininaDafne Rainaldi è tornata ed è più forte che mai. Ma riuscirà la sua corazza a resistere ai mostri del suo passato e ad un vecchio amore? Diego, sicuro e donnaiolo, la aspetta con ansia e vuole sapere. Indagherà sul passato di Dafne e proverà ad entr...