Capitolo 14

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Giaila stava correndo da qualche ora ormai. Era circa l'ora di pranzo e doveva avere fame. Le dissi di fermarsi e per stare un po da sola andai a cercare qualche bacca e cose mangiabili. Trovai delle mele,lamponi e erbe commestibili. Ci sedemmo e Giaila si stese accanto a me. Le diedi una mela e dopo averla divorata la sentimmo russare. Le accarezzai il muso peloso.

Alan- È stata brava. Ci mette molta energia da quando ci dirigiamo verso la cascata.

Gli raccontai la sua storia.

Io- Penso che voglia rivedere il suo branco e prendersi la rivincita. La conosco da poco ma so che se ci tiene a qualcuno lo deve proteggere.

Alan- Proprio come te!

Per poco non mi andò di traverso il lampone che stavo masticando.

Io- Tu mi conosci ma io non so quasi nulla di te.

Alan- Vediamo.... mio padre è in Figlio degli artigiani. Elisabeth mi ha trovato mentre faceva un viaggio e mi ha preso con sé. Mi sono allenato ed ho i voti migliori di tutti i Figli della guerra.

Io- Modesto il ragazzo...

Alan- Altrimenti Elisabeth non avrebbe scelto me.

Io- Giusto. Adesso che siamo solo noi due cosa io propongo di fare così. Andiamo dritti alla cascata con al massimo due soste. Arrivati lì cerchiamo l'equilibrio e...

Alan- Se non lo troviamo?

Al quel punto si intromise Caleb.

Caleb- Se non lo trovate allora partite per dove vi dice la tua acqua vitale.

Io- Alan può sentirti?

Alan- Con chi parli?

Io- No non ti sente. Come posso fare per farti vedere e sentire?

Caleb-  Forse c'è qualcosa nel libro azzurro. Prova.

Lo aprì e cercai.

Io- Ecco. Con l'acqua vitale si può far apparire qualunque cosa invisibile. Adesso devo concentrarmi e...

Aprì le mani ed evocai l'acqua. Sui palmi spuntò un getto d'acqua che avvolse qualcosa vicino a me. Dopo un po mi ritrovai accanto ad un ragazzo con capelli e occhi blu, alto e magro. Non lo avevo mai visto dal vivo e mi prese un colpo. Poi dopo essermi ripresa mi piombò addosso tutta la stanchezza.

Caleb- Se vuoi che la tua acqua si riformi più velocemente allora bevi più che puoi.

Presi la borraccia e buttai giù tutto quello che riuscivo. Mi sentì meglio più in fretta delle altre volte. La faccia di Alan era impagabile. Caleb cercò di accarezzarmi i capelli ma mi passò attraverso.

Caleb- Non durerò molto in questa forma. E voglio passare più tempo possibile con te, Keira.

Alan fece una strana smorfia.

Alan- Scommetto che lui è il mitico Caleb...

Disse con sarcasmo. Era....geloso?!?!?!?!

Caleb- Piacere di conoscerti Alan. Keira nei suo subconscio pensa spesso a te.

Io arrossí. Invece lui fece un'espressione sorpresa, che tornò strana quando Caleb parlò di nuovo.

Caleb- Per me l'equilibrio era Amelia. Per te può essere anche una pietra preziosa o un animale come Giaila. Sono curioso di ammirare questa cascata. E di rivedere un vecchio amico. E tu ragazzo stalle vicino, la mia Amelia mi ha aiutato molto nella ricerca. Avete poco tempo, gli eserciti stanno marciando verso la scuola e tra qualche giorno saranno lì. Voi dovrete essere già pronti. Vi ho detto tutto ora vorrei stare solo con Keira.

Alan si alzò un po' titubante. Gli feci un cenno col capo e si allontanò. Rimasi sola con Caleb, era quasi identico a me, però io avevo il naso di mio padre e le labbra meno carnose.

Caleb- Keira...

Disse il mio nome come se lo stesse assaporando. Il suo sguardo vagava lontano e poi lentamente si posò di nuovo su di me.

Caleb- Sai Keira, ti aspettavo, e adesso non ti lascio sola.

Io- Ho bisogno di sentirmi dire cose del genere. Grazie Caleb.

Caleb- Vieni qui.

Spalancò le braccia e mi ci accovacciai dentro. Pur essendo incorporeo mi sentivo protetta e lui emanava un calore che scaldava e faceva bene. Poi il calore si fece meno intenso e mi allontanai. Stava svanendo.

Caleb- Mi dispiace, l'incantesimo non è durato molto. Ricorda che ti aiuterò quando sarà arrivato il momento.

Svanì nel nulla e io mi misi a piangere. Alan mi sentì e mi venne vicino.

Alan- Ehi, ehi. No, calma. È svanito ma starà qui. Oddio non so cosa fare...un abbraccio! Ecco.

Mi abbracciò un po tremante e le sue mani mi accarezzavano la schiena. Io soffocai le lacrime nel incavo del suo collo. Si staccò da me.

Io- Scusami tanto. Sono solo io la frignona.

Alan- OK è imbarazzante ma lo dico lo stesso. Anche o di notte piango.

Io- Davvero? Perché?

Alan- Mi manca la mia famiglia, ho paura e tante altre cose.

Giaila si era svegliata.

Giaila- Come va? Partiamo?

Alan- Forza! Come hai detto tu Giaila partiamo.

Partimmo e verso sera intravidi un fiume in lontananza. Giaila corse verso esso. Il sole tramontava mentre io ammiravo estasiata il piccolo corso d'acqua che mi scorreva davanti.

L' acqua della vita.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora