capitolo 22

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La osservai allenarsi per tutto il tempo. Era precisa, determinata, meravigliosamente se stessa. Notai però un velo di tristezza in lei. Ma non conoscendola non capivo a cos'era dovuta.
Dopo due ore e mezza erano ormai quasi le due, c'eravamo solo noi nella palestra.
"Vuoi...che ti insegni?" scossi la testa per svegliarmi dal mio stato di trans
"È da un po' che mi osservi fare questo esercizio. Vuoi che te lo insegni? " chiese sorridendo. Mi fece sentire un vero idiota. Nonostante ciò annuii

Mi avvicinai a lei chiedendole di farmelo rivedere. Sorrise e mi allontanò per sicurezza.
Cominciò a saltellare fece un giro su se stessa,  saltò e colpì in pieno la testa del manichino appeso.
"Dai prova tu!" mi prese per un braccio e mi mise accanto a lei. "Allora sei destrorso o mancino? " "Destrorso" "Bene allora mettiti con la gamba destra avanti,  saltella un po'...quando ti senti pronto alza la sinistra,  gira saltellando,  quando farai un giro completo cambia gamba con un salto,  e tira con la destra." parole così complicate fuoriuscirono da labbra così dolci e semplici. Rimasi lì, incantato dai suoi occhi da cerbiatto,  dalle sue parole, dal suo affannoso respiro. Sorrise, imbarazzata. Che Dio me lo faccia rivedere quel sorriso che avvolge il volto della soave creatura a me di fronte, pensai. Spaventato, si, spaventato dal suo essere, mi avvicinai a lei, a quelle carnose labbra che mi avrebbero inflitto una colpa, ma dato soddisfazione e onore.
Inclinai leggermente la testa per baciare quel sorriso luminescente. Ma mi precedette, l'angelo difronte a me.

Summer's pov

Si avvicinò intimorito a me, alternando lo sguardo fra le mie labbra e i miei occhi. Occhi di un blu coinvolgente, labbra dal sapore ingoto.
Troppa esitazione, insicurezza avvertii in lui, così mi avvicinai, combaciando alla perfezione le nostre labbra. Il petto si riscaldó, un brivido cominció a percorrermi tutta la schiena. Tutto passò in secondo piano, eravamo solo io, lui, e un momento indimenticabile.
Un bacio breve ma intenso, quando ci staccammo sorrise, mostrando la sua anima premurosa. Come facevo a saperlo? Neanche adesso so rispondere...ma ne ero assolutamente certa che in lui ci fosse una brava persona, non uno stronzo che ti abbandona, che dietro quella corazza da figo si nascondeva un cuore d'oro.

"Sai...sono libera adesso, ti va di prendere un gelato?" chiesi imbarazzata
"Ah ora sei libera? Beh devo vedere nella mia agenda..." disse prendendo il telefono dalla tasca posteriore dei jeans "fortunatamente per te sono libero. Ti porto in un posto"

Dopo un quarto d'ora di macchina eravamo in un locale vicino al molo, si chiamava Chak's. L'insegna era promettente: a led, bianchi e blu, in corsivo. Poteva andare. Anche se andava totalmente fuori dai miei standard di posti da frequentare...insomma avevo una reputazione da non rovinare.
Mi prese per mano scortandomi all'interno del locale. Il contrario di ciò che si poteva vedere fuori, sempre fuori dai miei standard, ma era davvero bello, era un locale da adolescenti normali, cosa che io desideravo essere.

A destra entrando si trovava il bancone, bianco con file e file di bicchieri, bottiglie e ubriachi stesi su di esso, le mensole dietro piene di alcolici e non; a sinistra dei divanetti e un tavolo da biliardo accerchiato da ragazzi e ragazze, in fondo a destra dei tavoli e al centro, una massa di adolescenti che ballano. Rimasi estasiata dalla visione di tutto ciò. Per me era nuova come cosa e non mi ero mai sentita ignorata da così tante persone, mi sentivo normale.

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