Non risposi. In meno di un secondo costruii una fortezza dentro di me. Nello stesso istante in cui sentii il mio cuore andare in frantumi.
Volevo andarmene di lì, andare a casa mia, sedermi sul divanetto sotto la finestra, leggere un libro e magari fumarmi una sigaretta, per spazzare via lo stress."Andatevene." dissi freddamente, guadagnandomi occhiate dalle mie amiche e dal coach.
"Ma…Summer…"
"ANDATE VIA? SIETE SORDI SPARITE!" urlai con tutte le mie forze. Mi stesi di nuovo sul lettino e rimai lì a pensare.***
Il giorno dopo a scuola ero una nuova Summer: rossetto bordò, mascara e eye-liner. Non mi ero mai truccata così pesantemente. Sembravo cambiata, piú cattiva. Ma non lo ero. Ero vestita, come sempre, con una gonna rosa e una camicia bianca, accompagnate da francesine rosa antico, quasi bianco. Ma ciò non vuol dire che sia diventata una ragazza del Bronx, anzi, mi ero truccata per nascondere il dolore, le lacrime, le labbra morsicchiate.Ogni secondo di quei giorni aspettavo un suo messaggio, una sua chiamata. E ogni giorno cominciavo ad accettare la realtà: se ne era andato. E ogni giorno accumulavo dolore, così pensai a un modo di sfogarmi, e parlarne era l'ultimo. Alla fine lo trovai, ma ci miso in po' a far si che lo accettassi. Quindi due giorni dopo mi ritrovai a fare il borsone della palestra.
"Posso venire con te? " chise Derek speranzoso e in attesa di una risposta.
"Basta che non ti fai male" dissi indifferentemente ironica.
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In palestra ci andai per i tre mesi successivi, classificandomi alle nazionali. Il bello e che anche Julia ricominciò, nella mia stessa palestra stavolta, e si classificò anche lei con me alla gare più importante della nostra vita. O almeno la seconda.
Mi sentivo finalmente carica, forte, imbattibile e anche un po' superiore dato che avevo fatto carriera. Le uniche cose che mi preoccupavano erano l'Università, il diploma e…Fall. Anche se all'ultima ho imparato a non badarci spesso.
"Mamma, buongiorno. " rimasi sorpresa quando mia madre suonò al campanello, il pomeriggio di un sabato nuvoloso e triste. "Che ci fai qui?"
"Ti piacciono ancora i libri? "
"Si certo, ma perché? " mi spostai dalla soglia della porta facendola entrare e accomodare sul divano.
"Ti ho trovato un lavoro alla biblioteca" disse sorridendo.
"Cosa hai fatto?!" dissi incredula, erano mesi che cercavo lavoro, e finalmente arrivò.
"Bhè, non sono stata io a trovartelo" ammiccò con un sorriso furbo.
"È stato Fall" caddi di nuovo in uno stato di depressione euforica, si non ha senso ciò che ho detto ma è così; ero depressa perché non c'era, ma euforica perché non se ne è mai andato veramente. Praticamente cacciai mia madre di casa, corsi di sopra e presi il telefono-Grazie
-Di niente piccola
-voglio abbracciarti
-lo faremo promesso
-la facciamo a pezzi insieme questa distanza?
-ovvio
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Bonjour ||COMPLETA||
General FictionA questo mondo la cosa più importante non è compiacere gli altri quanto inseguire i propri sogni, diventando egoisti se necessario. L'importante è pensare alla propria felicità