13 - Il leone e la gazzella

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SAVANNAH'S POV.

Jay scappò via dalla festa oserei dire piangendo.

Nessuno di noi s'azzardò a seguire quel ragazzo che aveva appena scoperto di essere stato tradito dalla propria ragazza.

Normalmente una persona quando parla del proprio compagno, la prima cosa che pensa è che si fida di lei e che lei mantenga un comportamento tale da non fare scaturire nell'altro pensieri sospetti.

Io mi fidavo ciecamente di Eduardo, lui non sarebbe mai stato in grado di tradirmi ed io non potrei mai dargli un dolore simile.

Ma l'avevo appena dato a Jay, un ragazzo che fino a cinque secondi fa ritenevo non troppo sensibile e un po' superficiale.

Ce l'avevo stampato nella mente il suo viso abbronzato che sbiancava mentre gli raccontavo cos'avevo appena avuto il dispiacere di vedere.

Evidentemente lui l'amava davvero, mentre di lei non si poteva dire lo stesso.

Mi ritornò in mente la Kristal che, al compleanno di suo cugino Shawn, aveva provato a far cadere nella sua rete il mio povero Eduardo che, molto ingenuamente, aveva cominciato a chiacchierare con lei nell'attesa di ricevere un altro succo da portarmi.

"Meno male che ero arrivata in tempo!"

Mi ripetevo quotidianamente quando ripensavo a quella scena.

Se mi fossi fatta sconfiggere dalla pigrizia rimanendo seduta al mio tavolino ad aspettare Eduardo, a quest'ora io e lui non staremmo più insieme.

Mi venne quasi voglia di corrergli dietro per consolarlo, alla fine ero stata io la "causa" del suo pianto e del suo dispiacere.

Ma avevo fatto bene a dirglielo?

Non spettava a me, doveva essere Kristal a lasciarlo ma sono più che certa che non l'avrebbe fatto mai.

Jay era il capitano della squadra di football americano, quindi uno dei più gettonati e conosciuti ragazzi della VBU, mentre lei era la capitana delle cheerleader: secondo la prima regola della popolarità quello era il connubio perfetto.

Capitana con capitano.

Di conseguenza Kristal, che non poteva in alcun modo scendere dal piedistallo, non avrebbe mai lasciato il povero Jay che, ingenuamente, credeva di essere amato almeno in parte.

Io se fossi stato in lui, mi sarei accorta del comportamento sospetto della mia ragazza: insomma, alla festa precedente non ce l'aveva neanche in nota.

Per un momento provai pena e tenerezza per Jay, era un ragazzo singolare e forse a volte fastidioso, però aveva pur sempre un cuore anche lui.

"Dovrei andare a consolarlo?" Mi chiese Eduardo dal nulla.

Eravamo tutti immobili, i presenti in salotto mi avevano sentito quando raccontavo ciò che avevo scoperto.

Mi ero precipitata giù per le scale e, trafelata, avevo gridato il nome di Jay in maniera piuttosto allarmata.

Era quindi impossibile che nessuno mi prestasse attenzione, lui compreso.

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