25 - I giochi

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Quelle settimane passarono lentamente.

Nelle ore di teatro provammo per la recita e ci divertimmo tranne quelle volte in cui mi ritrovai seduta al mio posto intenta a fissare il cipresso che spuntava dalla finestra.

Se ne stava lì, senza dire nulla, senza farsi cullare dal vento.

Era immobile e non gli importava di ciò che lo circondava.

Non aveva problemi, pensieri e lacrime da versare.

Semplicemente esisteva.

In quel momento lo invidiai poiché la mia mente era assillata da una domanda costante: quando avrei rivisto Eduardo?

Era sparito da così tanti giorni che quando pensavo a lui, l'immagine che si proiettava nella mia mente era sfuocata: come un miraggio nel deserto.

Molte volte mi chiedevo se fosse veramente esistito, ma trovavo sempre la conferma nella foto sulla mia bacheca e nell'anello intorno al mio dito.

Il problema è che avevo perso le speranze da qualche giorno, sentivo come se mi avesse rimpiazzata ma non mi arresi perché l'avrei definitivamente lasciato andare non appena ne avessi avuto la conferma.

Senza farmi vedere dalla professoressa Anton, mentre Troy e Jeremy provavano la loro parte, seppure non riuscissero neanche a guadarsi in faccia per ciò che era successo, mandai un messaggio ad Eduardo.

"Hey come stai?" Premetti invio ed aspettai una sua risposta che sapevo già non sarebbe arrivata tanto presto.

Ogni cinque secondi guardavo il mio display che non si illuminava mai.

*****

"Smettila di guardare quell'affare. Quando ti risponderà, il telefono squillerà!" Mi rassicurò Sole portandosi alla bocca una foglia di insalata.

Sole e Troy si erano impegnati tantissimo per farmi distrarre da tutto quello che mi stava capitando: si erano resi finalmente conto che ero una persona leale che amava il proprio ragazzo.

Molte volte eravamo andati al cinema, dal parrucchiere, dall'estetista o a fare shopping: provavamo qualsiasi cosa pur di non farmi pensare ad Eduardo.

Ma ogni cosa mi riportava con la mente a quel ragazzo che in quel momento era sparito, scomparso, evaporato lasciandosi dietro una scia di delusione e tristezza.

Annuii per convincermi che prima o poi qualcosa sarebbe successo e capovolsi il telefono così che lo schermo toccasse il tavolo bianco della mensa.

Non potevo guardare per tutta la giornata un display nero.

Avevo intensificato le lezioni di surf con Jay che era sempre più eccitato in seguito ai miei vari miglioramenti sulla tavola.

Anche lui soffriva per Kristal che non perdeva tempo a schernirci entrambi.

Ci ritrovavamo esattamente nella stessa situazione: delusi, affranti e tristi ma insieme riuscivamo a trovare uno spiraglio di felicità lasciandoci cullare dal movimento delle onde dell'oceano.

Il tempo si era fatto sempre più pungente: prevalevano le giornate grigie su quelle soleggiate ed io mi stringevo volentieri nelle mie calde felpe invernali.

Quel pomeriggio ci trovavamo tutti nella camera mia e di Sole per una ricerca di chimica riguardante i protoni, gli elettroni ed i neutroni: argomenti alieni dal mio punto di vista.

Seppur Sole fosse molto scettica nell'accettare nel nostro gruppo suo fratello, alla fine si era arresa al fatto che anche lui contribuisse alla mia tranquillità e alla mia serenità.

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