Capitolo 11

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Quella mattina, arrivai, stranamente, a scuola in anticipo. Mi preparai abbastanza in fretta, indossai dei semplici jeans neri, una maglietta a maniche corte bianca ed una felpa nera con la cerniera ed il cappuccio, mentre ai piedi portavo le mie solite vans nere. Dopo aver fatto colazione, con un semplice caffellatte che avevo preso al bar di fianco al mio liceo, mi recai in classe, anche se mancava ancora qualche minuto al suono della campanella. Rimasi davvero sorpresa quando entrai nell'aula e, anziché trovare la classe vuota come pensavo, ci trovai dentro Lauren, con un'aria nervosa, che ripassava matematica, era per caso un miraggio?
Mi sedetti al mio posto, accanto a lei, che essendo davvero molto presa da cio' che stava facendo, quasi non mi notò nemmeno, così colsi l'occasione per parlarle.
-vedo che qualcuno qui è molto intento a ripassare matematica- le dissi cercando di attirare la sua attenzione, per farle staccare gli occhi dai libri.
-oh, camz, sei qui, ciao- disse velocemente lei, alzando lo sguardo per un attimo, per poi tornare a guardare il suo libro.
Posizionai le mani sul suo libro di matematica, per poi chiuderlo, scuotendo leggermente la testa non appena la ragazza si voltò a guardarmi -basta ripassare, sai tutto, non ne hai bisogno, Lolo- dissi io per poi allontanare il libro da lei.
-tu non capisci, se non vado bene in questo compito sono finita, il semestre sta per terminare e se vado male anche in questo compito non potrò recuperare...non voglio che anche questo vada male, non- la zittì mettendole una mano sulla spalla mentre cercavo di calmarla
-smetti di innervosirti, non andrà male, sai tutto, l'ho visto ieri mentre ti esercitavi, andrà tutto bene, Lauren- incontrai il suo sguardo, quegli occhi verdi, che al momento mi trasmettevano tanta ansia.
Finalmente la mora si calmò, iniziò pian piano a tranquillizzarsi, fin quando la prof e gli altri studenti non arrivarono in classe e, dopo aver separato i nostri banchi, ci vennero consegnati i fogli.
Diedi un'ultimo sguardo a Lauren prima di iniziare a fare il mio compito, le sorrisi, cercando di trasmetterle serenità.

***

Passarono circa due settimane dal compito di matematica, quando la prof ce lo riportò corretto. Io avevo già il mio foglio tra le mani ed ero soddisfatta del mio risultato, ma adesso mi importava soltanto vedere come era andata Lauren, guardavamo entrambe la professoressa, ansiose di sapere.
Quando l'insegnante le porse il compito, la mora quasi non le urlò in faccia per la felicità, sapevo che poteva farcela, mi sentivo come fiera di lei, nel vedere che era riuscita a prendere un ottimo voto.
Dopo poco la lezione ricominciò e, mentre la prof parlava, Lauren mi sussurrò un "grazie", il che mi fece sorridere.
Il resto della mattinata passò in fretta, tra le prof che spiegavano, un'ora di buco, in cui andai nel banco davanti con Dinah e, Lauren entusiasta. Il pomeriggio arrivò molto in fretta e, mi ritrovai davanti alla porta di casa Jauregui a suonare il campanello.
Non tardò ad arrivare una Lauren ancora gioiosa, che aprì subito la porta e mi accolse in casa come non aveva mai fatto.
Lauren era una ragazza davvero dolce, anche se non lo dava a vedere ed io non riuscivo a capire perché ci fossero così tante voci su di lei, perché si parlasse così male di quella ragazza. Davvero, non riuscivo a capirlo.
Erano settimane ormai, che andavo da lei per le ripetizioni e, non si era mai dimostrata una ragazza cattiva o quant'altro, forse, solamente un po' arrogante, i primi giorni in cui ci conoscemmo, ma null'altro. O forse c'era un lato di Lauren che non conoscevo? Forse c'era un lato che con me nascondeva, perché ero la sua "tutor"? Non sapevo darmi una risposta.
Nel bel mezzo del nostro studio, mi venne un dubbio alla mente, così decisi di proferire parola.
-Lauren- le dissi
-Si?- disse lei, che teneva ancora in mano una matita che stava utilizzando per degli esercizi
-come mai la tua famiglia non vive qui con te?- chiesi io, guardandola negli occhi.
Lei abbassò lo sguardo -uhm, non ho voglia di parlarne...- riprese a scrivere sul suo libro di testo.
-Lolo?- dissi io, senza smettere di guardarla
-Camz, davvero, non è una bella storia e parlarne non mi fa bene- disse lei, scuotendo appena il capo
-sai che a me puoi dirlo...-
-okay...se proprio vuoi saperlo- sospirò leggermente, per poi riprendere a parlare -i miei genitori non mi hanno mai apprezzata, per loro, qualsiasi cosa io facessi non era giusta. Non gli è mai importato di me, di cio' che mi succedeva o di quel che provavo, l'unica cosa che gli interessava era che io gli facessi fare bella figura, ma questo non accadeva.
Sono da sempre stati scontenti per come andavo a scuola, perché non gli portavo mai a casa un ragazzo che fosse come lo volevano loro e, perché li facevo sfigurare se messa a confronto con i figli e le figlie dei loro amici. Il culmine arrivò quando anziché un ragazzo, portai a casa una ragazza.
Il fatto che io non fossi del tutto etero, li faceva rabbrividire, si vergognavano di me ed erano delusi, questo mi ha sempre fatta sentire uno schifo. Un giorno mi cacciarono letteralmente di casa, dicendomi che era meglio "non avere tra i piedi una figlia innaturale" e che mi avrebbero pagato l'affitto, se me ne fossi andata da li', perché "influenzavo negativamente i miei fratelli".
Da quel giorno, mi trasferì in questo appartamento. Loro vivono in un paesino non molto distante, ma non li vedo mai... Gli unici ad esserci ancora per me, sono mio fratello Chris e mia sorella Taylor che, anche conoscendo la verità, non mi hanno mai giudicata...qualche volta vengono qui in casa e parliamo per ore, mi mancano talmente tanto...- Lauren terminò il discorso, disse tutto con voce flebile, rotta, quasi pronta per piangere, ma non lo fece, lei era forte, molto più quanto pensassi. Il suo sguardo, spento, vuoto, i suoi occhi non erano mai stati così.
-Lauren io...non ne avevo idea...non volevo farti ripensare a queste cose...- furono le uniche parole che riuscirono ad uscire dalla mia bocca.
Lei sorrise lievemente -non preoccuparti- disse quasi sussurrando.
Mi avvicinai a lei, parlare non sarebbe servito a nulla, così la feci voltare e la strinsi in un forte abbraccio; la ragazza, incerta, all'inizio non ricambiò, però, dopo qualche secondo, mi strinse forte a sé, appoggiando la testa nell'incavo del mio collo.
Mi dispiaceva vedere Lauren così a pezzi, non pensavo che una ragazza come lei, potesse passare cose di questo tipo ed ero seriamente sconcertata da cio' che mi aveva detto sulla sua famiglia. Tutti dipingevano Lauren Jauregui come un mostro, ma, gli unici mostri qui erano i suoi genitori.

Reps - Lolo and Camz | CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora