||Capitolo 18||

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I raggi delle prime luci del mattino filtravano attraverso le tende semitrasparenti, accarezzando le curve dell'esile figura distesa sul letto. Era l'unica fonte di luce in quella camera scura. Evangeline aggottò le sopracciglia segno che si stava svegliando dal suo sonno, appesantito dalla troppa quantità di alcol assunta la sera prima. Mugugnò aprendo gli occhi, per poi richiuderli subito dopo, per una fitta alla testa, portò una mano su di essa come se potesse cadere o staccarsi da un momento all'altro. Si rigirò nel letto, con l'intenzione di ritornare a dormire nuovamente, sposto una mano sul suo ventre scorrendo sul copriletto di pelliccia, pelliccia che non era mai stata presente nella sua camera. Apri gli occhi di scatto sbattendo le palpebre velocemente, guardando il soffitto nero di quella stanza, stanza in cuoi era già stata in passato, quando aveva un aspetto diverso, non maturo come era in quel momento. Evangeline realizzò che era nella camera da letto di quel alfa. Del suo alfa. Il profumo prepotentemente muschiato le solleticò le narici, profumo che confermo il suo timore, profumo che la faceva rilassare e perdere la testa in pochi secondi. Strinse le labbra e gli occhi, era li con lei, in quelle scure mura. Non aveva via di scampo, ormai era li. Scosse la testa - Lo so che sei sveglia - la sua voce profonda arrivò dal divanetto accanto al camino. Le tremò il cuore, colpa del loro maledetto legame. Era il momento di affrontarlo. Si tirò su appoggiando la schiena su gli enormi cuscini che dominavano il letto, si schiari la voce - Cosa ci faccio qui? - cercò di essere più fredda possibile, Xavier spostò lo sguardo dal displey del telefono alla ragazza - Questo è il tuo posto, lo sai bene - la ragazza roteò gli occhi al cielo - Ora prendi la pillola per il post sbornia - ordinò indicando, con un cenno della testa, il comodino affianco al letto. Evangeline  lo squadrò dalla testa ai piedi, impostato sulla poltrona, pantalone nero e maglia nera. Quel ragazzo conosceva qualche altro colore nella sua vita? - Cosi mi sciupi - disse spezzando i suoi pensieri, era rimasta a fissarlo troppo a lungo. Lei si ricompose distogliendo lo sguardo, l'aveva beccata. Prese la pillola e la mando giù aiutata da un bel bicchiere d'acqua - Qui non è il mio posto da un pò - le iridi verdi saettavano verso di lei - Lo è - - No - - Si- - No - Xavier ringhiò infastidito, lei d'istinto abbasso lo sguardo sul suo grembo, era pur sempre un omega. Si morse il labbro inferiore, doveva uscire da li, sposto di lato le coperte e accorgendosi di non avere i suoi vestiti, ma era coperta da una maglietta nera. La maglia di lui. Sentì le guance ricardarsi, l'aveva spogliata, l'aveva vista nuda, di nuovo. Strinse le coperte nei pugni - Dove pensi di andare? - il tono del alfa si fece più profondo dietro alle sue spalle - A casa - Xavier la raggiunse intrappolandola tra in letto e le sue braccia - Questa è casa tua - lei incrociò le braccia la petto - Non lo è più - - Lo è - lei alzò lo sguardo su di lui, volendolo sfidare per la prima volta nella sua vita - Voi per caso, far uscire le zanne da latte, Eva? - sorrise beffardo, lei strinse le labbra in una linea sottile, era schiacciata dalla sua statura, non doveva cedere alle sue provocazioni doveva essere lei a provocare. Doveva far uscire un altra parte di lei. Si sistemò meglio sul letto sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi sotto gli occhi pieni di bramosia e lussuria di Xavier - Non fare cosi, cazzo - sussurrò mentre si avvicinava pronto a volere ciò che la dea gli aveva dato, volendo cedere al legame. Ma Evangeline era pronta a rovinargli i piani, gli posò una mano sulla guancia, le loro labbra erano a poca distanza, una distanza che non c'era da molto tempo - Dov'è il mio fidanzato? - sussurrò a un palmo del suo viso. Xavier allargò gli occhi per lo stupore, indietreggiando leggermente, mettendo un pò di distanza tra di loro - Fidanzato? - ripeté accigliato, sperando di aver capito male - Si, il mio fidanzato - ripeté la ragazza uscendo dalla sua pericolosa presa, prendendo le prime pantofole che le capitarono davanti. Doveva scappare da li, ma mai scalza, tutto per non sporcarsi. Fù afferrata per il braccio prima che potesse arrivare alla porta - L'unico uomo della tua vita sono io - ringhiò stringendo la presa su di lei, in risposta lei roteò gli occhi al celo, ignorandolo - Che hai fatto a Daniel? -domandò uscendo dalla sua presa, incrociando le braccia al petto ancora una volta - Ancora con questo? - - E' il mio fidanzato -  - Smettila di dire stronzate -  - Hai ragione, io dico solo stronzate - rispose ironica, cercando di  raggiungere di nuovo la porta, ma ben presto si trovo intrappolata tra la sua unica via di fuga e due braccia possenti - Ripeto. Dove credi di andare? - il tono era basso e pericolosamente attraente, a un palmo dal suo orecchio, Evangeline sentiva il suo fiato sul collo. Non doveva cedere, mentre era avvolta dai feromoni di lui, non  doveva cadere. Deglutì fortemente - Dal mio fidanzato - si morse il labbro sentendo un forte ringhio alle sue spalle, un ringhio possessivo, penetrante. Che la fece tremare, tremare il cuore e l'anima. Strinse gli occhi, non aveva mai avuto cosi tanto coraggio in vita sua - Sono io il tuo compagno. Il tuo alfa - soffiò sul suo collo, prima di scorrere un canino lungo la superficie. Evangeline sbarrò gli occhi, non voleva mica marchiarla? Proprio in quel momento? Proprio quando stava finalmente iniziando a vivere? Strinse le labbra, voltandosi di scatto, procurandosi un graffio sul collo - Ai avuto l'occasione di essere il mio compagno, l'hai sprecata. Adesso che il tuo giocattolino preferito se ne è andato lo rivuoi cosi facilmente? - le lacrime minacciavano di uscire, pensando al passato, passato di cui si vorrebbe tanto dimenticare - Tu no capisci è complicato -Evangeline guardò esterrefatta Xavier - E' complicato? - sbraitò - Tu hai voluto sfidare la luna, sfidare la dea, volendo dimostrare al branco di essere più forte del legame - gli puntò il dito contro - Volendo essere l'alfa che non si è piagato al volere, al destino prescelto. E ora mi vuoi far credere che le cose siano cambiate da un momento all'altro? Che hai fatto vincere il legame? Dopo quello che mi hai fatto?  - lei alzo lo sguardo sul di lui, non riuscendo a leggerlo dentro, c'erano troppe cose in quelle iridi verdi - Complimenti, non avevo mai visto un branco mettere i piedi in testa al proprio alfa - spuntò velenosa e delusa, perché era la verità che aveva certo sempre di fargli capire - Apri gli occhi su chi ti circonda - disse prima di uscire da quella asfissiante stanza.

Sola nella foresta della lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora