||Capitolo 27||

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A ogni gradino che saliva, sentiva il cuore cadere a pezzi.
Come era possibile continuare a perdere qualcosa anche quando non si aveva più niente.
O al meno era quello che credeva. Con passi felpati arrivò davanti alla sua cameretta, si intrufolò dentro, chiudendosi la porta alle spalle. Appoggiò la schiena su di essa guardandosi a torno, la stanza era illuminata dal chiarore della luna, che filtrava attraverso la finestra. Non aveva preteso tanto da quelle quattro mura nella sua vita, le aveva lasciate neutre, senza usare qualche colore sgargiante da ragazzina, forse perché aveva sempre saputo, in cuor suo, che se ne sarebbe andata via di lì, pima o poi.
È quel poi stava arrivando.
La maggior parte dei suoi mobili erano in legno scuro in contrapposizione alle pareti chiare. Spostò lo sguardo alla sua sinistra, sulla sua scrivania, dove ancora si trovavano aperte e sottolineate le riviste che aveva chiesto a suo nonno per Xavier.
Fece un leggero sorriso avrebbe dovuto fare più ricerche sul quel argomento, anche per se stessa questa volta. Avanzò di qualche passo, portandosi al centro della stanza, difronte al suo letto a una pizza e mezzo, rigosa mente in legno. Passò una mano sul morbido copriletto, non sapeva cosa stesse effettivamente facendo mentre la sua mente vagava. Avrebbe voluto buttarsi sopra e affondare la testa nel morbido cuscino e sfogare ogni lacrima che aveva in corpo.
Si sentiva inerme, era inerme.
Suo nonno le aveva sempre detto che il mondo esterno era crudele.
A quel punto credeva che non solo quello lo fosse, ma anche la luna.
La dea c'è l'aveva proprio con lei. Che aveva fatto per meritarsi tutto quello?
Si voltò verso lo specchio che aveva accanto guardando il suo riflesso, si vedeva diversa, anzi era diversa. Gli occhi vagavano su tutta la sua figura riflessa, ormai la bambina che era entrata in quella casa per la prima volta era scomparsa lasciando spazio a quello che era adesso.

Ed è lì che qualcosa riaffiorò nei meandri oscuri della sua mente passandogli davanti a gli occhi. Occhi che stavano prendendo una forma strana.
No non erano strana.
Erano i suoi occhi da lupa.
La sua natura, la vera lei.
Mentre le pagliuzze d'orate prendevano il sopravvento sul verde dei suoi occhi vide il suo riflesso prendere le sembianze di una bambina.
Aggrottò le sopracciglia, era una visione? Il passato? Un ricordo?
Di certo quella bambina era lei. Aveva un vestitino che le ricordava una principessa. Rosa cipria, maniche a palloncino brillantiate, diversi strati di gonne piene di roche. Una piccola coroncina in testa che lasciava esposta la sua voglia a forma di mezzaluna in fronte. Si sembrava una principessa. Ma non ricordava di aver mai indossato una cosa del genere.
Il suo giovane riflesso assunse improvvisamente un espressione di terrore, di pura paura.
Luna perse un battito, mentre vedeva se stessa scomparire e riapparire.
Questa volta con un vestito bianco, quello che doveva essere bianco, logoro e sporco di terra. La sua piccola figura sgusciava fuori da una piccola botola sotto un cespuglio. Era piena di graffi e correva in una direzione ben precisa, il lago. Luna si fece qualche passo indietro, toccando il bordo del letto con la gamba, ci finì sopra senza staccare gli occhi da uno dei suoi più terribili ricordi. Davanti a lei riapparve, ancora una volta, il suo incubo. La piccola lei ai piedi dei suo genitori, no anzi, ai piedi del corpo senza vita di sua madre. Luna era pietrificata, non capiva perché quello che stava vedendo era diverso da ciò che era sempre stata convinta di sapere. Dovera il corpo di suo padre?
Lei sbatté le palpebre molteplici volte, mentre quello che a quel punto doveva essere un ricordo le scompariva davanti lasciando spazio al suo riflesso sconvolto. I suo occhi tornarono normali mentre passava lo sguardo su tutta la sua figura. Cosa aveva appena visto?
Deglutì stringendo le lenzuola sotto i palmi.
Aveva visto la realtà?
È se fosse cosi, perché i suoi ricordi erano cosi distorti.
Avrebbe dovuto mettere in discussione anche la sua mente?
Prese un respiro profondo, socchiuse gli occhi e ispirò. Cercando di cacciare la pesantezza che aveva in petto.
Ma non divenne più leggera.
Si voltò verso la finestra e la luna le parve pulsare. L'aprì facendosi accarezzare dalla brezza notturna, si arrampicò sul bordo della finestra, per uscire fuori per appoggiarsi al piccola tettoia sul retro della casa. Fece qualche passo arrivando all'estremità, sedendosi e incrociando le gambe.
Esattamente sotto di lei c'era la porta del retro della casa. Se si fosse chinata verso il basso e avrebbe allungato un pò il collo avrebbe visto attraverso la finestra affianco alla porta, il gruppo che aveva abbandonato discutere e avrebbe avuto anche un ottima visuale. Sospirò le bastavano le voci soffuse per capire che l'umore dentro quelle quattro mura non era dei migliori.

Sola nella foresta della lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora