two.

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Per arrivare fino in fondo a quel vicolo, i raggi del sole devono scendere diritti per le pareti fredde di questo, tenute discoste da arcate che attraversano la volta celeste.

I raggi del sole, scendono dritti giù per le finestre, messe in disordine sui muri, fin giù al recinto che contorna i giardinetti.

Seguendo la luce del sole, si arriva nello studio del Dottor Toro: il mio tanto amato psicologo.

Faccio quella strada da anni ormai, sembra sia diventato quasi il mio migliore amico.

È passato quasi un anno da quando ho avuto quella strana esperienza a casa di Mikey, un tempo anche la mia, per colpa di quel libro.

Alla fine avevo rimandato tante di quelle volte la ricerca della persona che, sempre se esisteva, mi avrebbe rivelato la verità su quello che era successo a Mikey.

Oggi, come ieri, il giorno prima, e una settimana prima ancora, rimandai come sempre.

Era venerdì, cioè il giorno fisso per il mio "appuntamento" con lo strizza cervelli.
Dopo aver salito sei piani a piedi - chi è il pazzo che vive al sesto piano in un palazzo senza ascensore? - arrivai davanti alla sua porta, trovandola come sempre semi aperta.

Poggiai la mano sulla maniglia, spingendo leggermente la porta in legno per farmi spazio ed entrare nel suo appartamento.

Mi diressi con svogliatezza nel suo studio, dove mi stava già aspettando, una gamba accavallata e le dita delle mani intrecciate tra loro, guardandomi.

"Way, sei puntuale oggi, molto strano."

Lo guardai, corrugando leggermente le sopracciglia, annuendo confuso.

Per poi andarmi a sedere davanti a lui, e poggiare - o meglio buttare - lo zaino a terra, non accorgendomi fosse aperto.

Si sentì un tonfo, abbassammo entrambi lo sguardo su quello che era la causa del rumore udito pochi secondi prima.

Schiusi leggermente le labbra, confuso, allungai una mano prendendo quel libro vecchio in mano.

Non lo vedevo da quasi un anno, né sapevo che fine avesse fatto, come faceva ad essere nel mio zaino?

Giurerei di aver visto un sorrisino, vicino a un ghigno compiaciuto, sulle labbra del ragazzo di fronte a me, ma non ci diedi molto peso.

Poggiai il libro sulla scrivania, scusandomi con lo sguardo, prendendo lo zaino da terra, intento a metterci dentro quell'oggetto inquietante.

"No, fermo."

Fui bloccato dalle sue parole, girai il viso nella sua direzione, guardandolo negli occhi, vedendolo afferrare e avvicinare a se il libro, facendomi cenno di andare vicino a lui.

"Portalo a colui che, mentre io non ci sarò, ti ascolterà..."

Sussurrai, tra me e me, ripetendo le parole di mio fratello, capendo solo ora a cosa si riferisse.

"Esattamente, c'hai messo un bel po' ad arrivarci ma... ci sei arrivato."

Evidentemente mi aveva sentito. Rimasi letteralmente senza parole, cercavo di ribattere ma era inutile: ero talmente spaventato che mi morivano le parole in gola.

Mi limitai a sedermi al suo fianco, guardandolo mentre poggiava una mano sul bordo della copertina.

"Chiudi gli occhi."

Feci come mi disse, chiusi gli occhi, aspettando una qualsiasi reazione da parte del libro, come quando un anno fa provai ad aprirlo.

Non successe nulla, quando aprì solo un occhi per sbirciare, il libro era aperto, intatto, niente fumo, niente urla, niente di niente, solo un normale libro.

THE GHOST OF YOU.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora