three.

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"Beh. Frank mostreresti, per piacere, la sua camera a Gerard?"

Chiese gentilmente lo psicologo, sistemandosi, o almeno provandoci, i capelli.
Frank si limitò ad annuire, facendomi un cenno col capo, indicandomi di seguirlo.

"La mia stanza?"
Domandai, leggermente confuso.

"Si, mi sembra ovvio. Resterai qui, abbiamo bisogno di te e tu hai bisogno di noi, per il libro, fidati."

Non obiettai, girandomi verso il minore, notando che mi stava leggermente fissando; lo seguii iniziando a camminare per il lungo corridoio.

C'era silenzio, non era imbarazzante, né mi sentivo a disagio, sembrava piacevole.

"Ecco, questa è la tua stanza. Di fianco c'è la mia: non bussare se hai bisogno di qualcosa, non fare rumore, non infastidirmi, non chiamarmi, e cerca di respirare il più poco possibile la mia stessa aria."

Che ragazzo simpatico, diventeremo grandi amici, sisi.

Sospirai leggermente, voltandomi verso la porta in legno.

"Posso sapere almeno dov'è il bagno?"

"In fondo a destra."

Annuì, leggermente sconsolato, mentre si voltava e andava via. Mi avviai verso la direzione indicata, per arrivare al bagno.

Mi ritrovai in un altro corridoio, -quanto era grande quella casa?-, stavo avvicinandosi alla porta, quando mi fermai vedendone una più 'strana': era di un colore più chiaro, quasi bianco, e dalle fessure traspariva una forte luce.

Ero come attratto da qualcosa che mi spingeva a voler aprire quella porta e scoprire cosa ci fosse dentro, -si, ero un ragazzo molto curioso.-

Camminai fino ad essere difronte a questa, stavo per poggiare la mano sulla maniglia, quando qualcosa, meglio qualcuno, mi fece girare di scatto prendendomi per la spalla.

Appena mi ritrovai a pochi centimetri dal viso di Frank, sobbalzai all'indietro trovandomi con le spalle alla porta.

Credo di aver trattenuto il respiro per qualche secondo, scrutandolo, approfittando della nostra vicinanza.

"Dio santo, da dove cazzo sei uscito?"

"Sai, diciassette anni fa i miei genitori hanno scopato, senza protezione che irresponsabili, e dopo nove mesi, uscii da mia madre. Dovresti saperle certe cose."

Inarcai un sopracciglio, roteando gli occhi, incapace di credere di aver sentito realmente quelle parole.

"Idiota."

Me lo feci scappare dalle labbra in un sussurro, sgranando gli occhi subito dopo, sperando di non essere stato sentito.

Non avevo certo paura di lui, come avevo ben capito, Frank era anche molto più piccolo.
-Come può un ragazzo di diciannove anni intimorirsi difronte ad un ragazzino?-

"Cosa hai detto?"

Sussurrò il minore, avvicinandosi maggiormente al mio viso; lo guardai attentamente, mentre giocherellava con l'anellino che aveva al labbro.

"Che sei un idiota."

Ripetei semplicemente, senza pensarci due volte, scrollando le spalle con fare ovvio.

THE GHOST OF YOU.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora