nine.

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Era già passato un mese da quando vivevo in quella casa, era diventata un po' monotona la vita lì. Non triste, anzi, ora che avevo Frank al mio fianco.

Una sera sentii squillare il cellulare di continui, mi staccai da Frank senza voglia e allungai la mano sul comodino per prenderlo e rispondere.

"Pronto, chi è?"

"Gerard.. Oddio Gerard mi hai risposto. Sei..Sei tu vero? Dimmi che non ho sbagliato numero di nuovo."

"Si sono io ma.. con chi parlo?"

Dissi perplesso non riuscendo a dare un volto o un nome a quella voce, tanto meno sembrava familiare o altro.

"Oh Gerard.. sono il papà.. ti ricordi di me, vero?"

"Papà?"

Mi tirai a sedere facendo spostare leggermente Frank, il quale mi stava guardando con occhi confusi e leggermente preoccupati. Gli feci cenno con la testa e capì che era tutto a posto.

"Si, sono tuo padre.. spero che tu non mi odia dopo che sono...sono andato via... ma ti giuro non è per te, volevo tanto che fossi partito con me... ma capisco che non volevi lasciare solo Mikey e..."

"Mikey era mort-Cioè è morto tempo fa papà. Non te ne eri neanche accorto. Fenomenale."

Dissi correggendomi subito, parlando con una nota di disgusto nella voce.

Quell'uomo mi faceva schifo, ribrezzo, non avevo neanche il coraggio di chiamarlo 'padre'; era senza pudore, dignità, nulla, non aveva niente.

"Oh.. tua madre non mi aveva detto nulla..io.."

"Dio mio.. è morto quando tu eri ancora qui!"

Schifo, ribrezzo.

Ci fu un tempo indeterminato di silenzio, probabilmente stava formulando la miglior scusa possibile.

"Vieni con me in Europa. Starai meglio qui con me, te l'assicuro.. non volevi tanto andarci, in Europa? Ora puoi, perché farsi sfuggire questa occasione?"

"Lasciami in pace... non voglio venire con te... sto bene qui dove sono."

Oh, se sapesse che sto con Frank.
Mi rifiuterebbe subito.
Mi respingerebbe come ha fatto con la mamma.
Schifo, solo e puro schifo.

Chiusi la chiamata senza permettere all'uomo di dire altra parola. Spensi il telefono e lo posai sul comodino, sbuffando sonoramente e lasciando andare la testa sul cuscino tenendo gli occhi chiusi. Frank tentò di parlare, ma richiuse subito la bocca capendo che non era proprio il momeno adeguato.

"Era mio padre." Iniziai con voce bassa, quando vidi che il ragazzo aveva concentrato tutta la sua attenzione su di me, continuai a parlare.
"Mi ha proposto di andare con lui in Europa."

Notai l'espressione di Frank mutare in pochi secondi, gli occhi sgranati e le labbra socchiuse mentre scuoteva piano la testa.

"Tu..tu vuoi andarci?" Chiese con un fil di voce quasi non volesse farsi sentire, poi scosse la testa. "Cioè, insomma, se vuoi andare in Europa puoi, sei libero di fare la tue scelte." Aggiunse velocemente facendo un flebile sorriso.

"Non voglio. Il mio posto è qui, esattamente qui. Dove sono proprio ora, assieme a te."
Mormorai alzandogli il viso per guardarlo negli occhi.

"Gee, non mi lascerai mai vero?" Quasi non si sentirono le sue parole, le diceva con voce bassa come se potesse disturbare qualcuno.

"Non ti lascerò mai, Frank." Sorrisi prendendogli il mento tra due dita e avvicinandogli il viso, poggiando le mie labbra con delicatezza sulle sue.
Abbassai lo sguardo osservando come le nostre bocche combaciassero alla perfezione, come se fossero state create a posta per completarsi.

THE GHOST OF YOU.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora