eighteen.

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Frank mentre dormiva era semplicemente bellissimo. Un'espressione rilassata in viso, le labbra leggermente dischiuse e i capelli che gli ricadevano sugli occhi.

Sembrava così calmo, così piccolo e indifeso mentre si rannicchiava pian piano tra le mie braccia, che lo stringevano forte per non lasciarlo andare.

Era una cosa di indescrivibile, poter stringere quel piccolo ed esile corpo fra le proprie braccia, come a star attento a non romperlo, per quanto fragile sembrava.

Lo stare di nuovo con lui, era una cosa indescrivibile. Mi era mancato il sapore delle sue rosee labbra sulle mie, i brividi che le sue mani mi regalavano ogni qualvolta che mi accarezzavano il corpo.

I suoi occhi. Solo Dio sa quanto amavo i suoi occhi. Di un colore, quasi, strano, bello. Perdersi in quel mix di colori spettacolari, ma continuare a guardarli, ancora e ancora.

Era tutto così perfetto, andava tutto così bene. Sembravano volati via tutti i problemi che ci circondavano; tutto quello che ci stava facendo del male, non contava più.

Eravamo solamente io e lui.
Gerard e Frank.

Due persone che volevano semplicemente amarsi, senza dar peso agli innumerevoli problemi che quelle azioni avrebbero comportato. Non importava più nulla, se non lo star ancora assieme.

Quegli attimi dopo, in cui ero completamente perso a guardare il viso quasi angelico del mio ragazzo, quest'ultimo aprii lentamente gli occhi, coprendo uno sbadiglio con la mano, farfugliando un "buongiorno."

Al quale risposi con un sorriso, quando le sue labbra andarono a lasciar un piccolo bacio sulle mie.
Ci alzammo con completa calma, dal letto, scendendo in cucina, trovando già gli altri due ragazzi seduti al tavolo posto al centro di essa.

"Buongiorno." Dissi in coro con Frank, avvicinandomi alla caffettiera preparandomi un caffè; se c'era un qualcosa a cui ero dipendente, quello era il caffè.

Non potevo stare un giorno senza berne almeno uno oppure, lo sapevo benissimo, sarei svenuto a metà giornata per la stanchezza.

Non appena mi sedetti, Ray alzò titubante lo sguardo su di me, lanciando qualche occhiata a Mikey, alle quali egli annuì.

"Gerard, dobbiamo parlare di una cosa molto seria.. però ti avviso, non è colpa vostra, quindi mantieni la calma e non andare in panico."

Come potevo non andare in panico e restare calmo se tu mi dici, appunto, di non andare in panico e restare calmo.

Proprio mentre stavo per proferire parola, mi zittii e girai di scatto al suono di un urlo poco virile e strozzato. Per poi vedere Frank che tentava di sedersi in modo corretto, ma effettivamente non riusciva.

"Tutto bene Frank?" Chiese preoccupato Mikey cercando di capire cosa succedesse all'amico, quello di limito ad annuire e mordere il proprio labbro per trattenere altri lamenti di dolore.

Puntai lo sguardo su Ray, annuendogli e invogliandolo a continuare il discorso che stava iniziando.

"Beh, ecco, voi sapete bene la situazione e spero che voi non abbiate avuto rapporti o abbiate affrontato emozioni troppo pesanti oppure.." Si fermò non appena vide i miei occhi sgranati e la mia espressione palesemente preoccupata.

"Oppure potreste finire per distruggervi a vicenda.. non dico che tutto ciò sia sbagliato.. so bene che vi amate ma tutto questo non è plausibile, per niente.. e lo dico per il vostro bene, non voglio che qualcuno di voi due faccia una brutta fine o chissà che."

Continuò sospirando, afflitto e triste, mi limitai ad abbassare lentamente lo sguardo su quello che era il mio ragazzo, guardandolo con tristezza notando il suo sguardo lucido e perso nel vuoto.

Sussurrai "Mi dispiace" al più piccolo, allungando la mano per prendere la sua e stringerla. Ricambiò la stretta, finché non si morse nuovamente il labbro, questa volta per un dolore diverso, scuotendo la testa e lasciandomi la mano.

"Ormai è troppo tardi per tornare indietro, vi amate e questo è più che evidente.. ma conosco una persona che ha vissuto tutto questo ed è sopravvissuta, non so molto la sua storia ma potreste venirci in contatto."

Vidi l'attenzione di Frank aumentare, tenne lo sguardo fisso su Ray mentre quello parlava spiegandoci quello che sapeva su di lui, finché Frank non chiese di poterlo contattare, lo psicologo si mise in contatto con questo tramite messaggio, invitandoli nel pomeriggio a casa.

Il ragazzo cercò di evitare di parlarmi per tutto l'intero pomeriggio e mi sentivo abbastanza male; non che fosse distaccato, per niente, aspettammo l'arrivo del conoscente di Ray, abbracciati sul divano, in silenzio.

Non c'era nulla da dire, cosa mai si poteva dire in certe situazioni, non si poteva risolvere con semplici parole. Bisognava trovare un modo, qualsiasi cosa, che avrebbe messo a posto tutto quanto.

Alzai la testa nel momento in cui Frank scattò in piedi, al sentire il suono del campanello, avviso che quel ragazzo era arrivato.

Infatti era lui, quando entrò non ci diede il tempo di parlare che andò con Frank al piano superiore a discutere di una possibile opportunità per tornare alla normalità, anche se sapevamo perfettamente che non si poteva tornare normali, non essendo così.

Passò quasi un'ora, quando finalmente Frank scese con occhi lucidi, mentre si passava le maniche della felpa sul viso.

Corsi subito da lui, avvolgendo le braccia attorno ai suoi fianchi e avvicinandolo al mio petto. Senza dire nulla, nascose il viso nel mio petto, piangendo silenziosamente.

Accarezzai lentamente la schiena del ragazzo, cercando di calmarlo il più che potevo, sussurrandogli all'orecchio che andava tutto bene. No, non andava bene per niente.

Quando ormai eravamo rimasti solo noi due, il più piccolo si calmò, riprendendo a respirare normalmente e a smettere di piangere, gli occhi, sempre bellissimi, eran rossi.

"Oh Gerard.. ti amo.." Sussurrò prendendo a baciarmi disperatamente più volte, lasciandomi sempre più baci sulle labbra, stringendosi forte tra le mie braccia.

"Cosa ti ha detto?" Lo vidi riluttante, rimase a riflettere per un po' prima di rispondere, non mi convinceva.
"Nulla.. stesse cose di Ray."

Non volevo forzarlo, anche se avevo bisogno di sapere, non volevo che si sentisse costretto a dirmi qualcosa che non voleva.

"C'è un metodo forse.. ma non salverà entrambi.."
"Allora non voglio farlo." Risposi immediatamente, stringendogli con forza i fianchi avvicinandolo al mio petto, baciandogli piano i capelli.
Annuì senza rispondere.

Sapevo troppo bene che sarebbe finita male.
Sapevo benissimo che avrei perso per sempre il mio Frank.
E so ancora oggi, che la vita non va sempre per il meglio.
Continuo a sapere, che non siamo in un fottuto film Disney.

1084 parole.

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si okay viva la vita, l'amore e il sesso gay, yuppy yey.

THE GHOST OF YOU.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora