Perseverare Autem Diabolicum

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Mi chiusi la porta del dormitorio alle spalle, avevo messo in chiaro di non voler parlare con nessuno e sperai avessero compreso, ma pur di evitare equivoci girai la chiave nella toppa.
Lanciai la stampella lontano e mi gettai sul letto stringendo il cuscino.
Le lacrime che fino a qualche momento prima avevo lottato per trattenere, adesso scorrevano libere sulle mie guance finendo per cadere sulla federa verde.
Avevo sempre pensato di avere qualche tipo di conto in sospeso con qualche entità superiore, ma speravo non sarebbe mai arrivata a tanto per prendersi gioco di me.
Il destino scritto per me non era affatto buono e la fortuna non mi aveva mai aiutato però, malgrado questo, riuscivo sempre a cavare un ragno dal buco.
Questa volta non ero sicura di poterci riuscire, la situazione era la più difficile che avessi mai affrontato in vita mia.
Mi sentivo depressa come non lo ero da anni e tutte le mie sicurezze stavano svanendo una dopo l'altra.
Avevo promesso a mamma che sarei stata forte come sempre.
L'avevo fatto più per lei che per me, non mi avrebbe mai lasciata sola se le avessi detto come mi sentivo realmente.
Avevo nascosto tutto in una cassaforte e l'avevo gettato in fondo al mare, dicendo a mia madre che sicuramente il Quidditch non sarebbe stato la mia strada e che preferivo laurearmi.
Probabilmente avrei scelto Magisprudenza che, tra l'altro, era la mia seconda opzione.
Non ne ero felice, ma la scelta propostami per mesi dal mio Giano Bifronte personale era stata presa per me, lasciandomi con una sola strada da percorrere.
Come cambiavano velocemente le cose, da un giorno all'altro ti ritrovavi a dover prendere una strada obbligata, l'opzione per me non era più prevista.
La porta venne aperta con un semplice incantesimo, non mi voltai a controllare chi fosse.
Immaginavo che qualcuno sarebbe venuto a cercare di parlarmi, ma speravo comunque rispettassero la mia scelta di restare sola.
Ovviamente non l'avevano fatto, non lo facevano mai ed io non ero in vena di parlare.

«Al non ho alcuna voglia di parlare» dissi con la testa rivolta alla parete, lui era l'unico che immaginavo volesse parlarmi in quel momento.

«Non sono Albus» affermò la voce profonda di Scorpius, mentre il materasso al mio fianco si affossava informandomi che si era seduto.

«Non voglio parlare con lui e sicuramente non parlerei con te» gli resi noto senza neanche tentare di voltarmi a guardarlo.

«Non dobbiamo parlare, ma non ti lascio sola» disse lui semplicemente «Non dopo la lotta che ho dovuto intraprendere contro tuo cugino per essere qui» concluse.

Potevo benissimo figurarmi Albus e Scorpius litigare e non era mai un bello spettacolo, solo che non credevo potessi mai valere uno scontro tra titani.
Sì, alla festa di iniziò anno si erano un po' scontrati per via di quel meraviglioso bacio a stampo, ma il loro battibecco si era estinto sul nascere.
Pensarli a litigare di nuovo per me era sconvolgente, non avrei mai voluto vederli discutere.
Il desiderio di chiedergli molte cose si accese in me, ma non avevo l'energia per poterlo fare.
Ero stanca, incredibilmente triste e probabilmente sotto shock.
Volevo domandargli perché si preoccupasse così per me, la ragione per cui mi avesse baciata, ma anche il motivo per cui il suo comportamento nei miei confronti fosse mutato in quel modo.
Non lo feci, non ne avevo la volontà e l'unica cosa di cui avevo bisogno era svuotare la testa.
Non avevo intenzione di dirgli cosa mi aveva detto la medimaga, ma potevo sempre raccontargli di aver conosciuto la mia matrigna e di aver rivisto mio padre.
Non era quello a preoccuparmi, quindi potevo benissimo parlargliene, per fargli capire che apprezzavo la sua volontà di aiutarmi.

«Ho conosciuto la mia matrigna» sussurrai come se niente fosse, restando a fissare la parete verde ed offuscata davanti a me.

«E?» chiese invitandomi a continuare dopo alcuni momento di silenzio.

«Ed è una medimaga, gentile e simpatica» affermai, voltandomi verso di lui e mettendomi a sedere al suo fianco «Non sarei mai in grado di detestarla, mentre mio padre è...».

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