Get In Trouble

1.8K 105 10
                                    

Per essere un lunedì mattina la Sala Grande brulicava d'entusiasmo, le vacanze di Natale si stavano avvicinando e l'unica a non esserne estasiata era la sottoscritta.
Dopo due giorni passati a trascinarmi in giro con le stampelle avevo deciso di gettarle sotto il letto, le odiavo più di qualunque altra cosa al mondo e non volevo assolutamente usarle.
Questo mi era costato la costante ramanzina di Sam e Joe, iniziata la domenica sera e non ancora terminata.
Se poi questa veniva aggiunta alla continua pressione che il matrimonio di mio padre mi aveva  caricato sulle spalle, potevo veramente esplodere da un momento all'altro.

«Non credo sia responsabile da parte tua comportarti così, Rose» commentò Joe stizzita, mantenendo la mia stessa velocità intanto che raggiungevamo i nostri posti a sedere.

«Joe, ha ragione» tornò alla carica Sam, quella tra le due ad essere più ipocondriaca ed ansiosa cronica «La salute è molto importante...».

Lasciai cadere la borsa davanti alla sedia, per poi voltarmi verso le miei amiche arrabbiata come non mai.
«Piantatela!» esclamai, attirando l'attenzione di tutti «Sono problemi miei e non vostri, perciò non impicciatevi» conclusi abbassando il tono.

Purtroppo in quella stanza si poteva sentire cadere uno spillo, tale era il silenzio intorno a noi.
Mi guardai attorno notando che gli occhi di tutti i miei compagni di scuola erano puntati su di me e mi fissavano stupiti e curiosi.
Vidi anche delle occhiate soddisfatte scambiate tra i giocatori dei Corvonero e cercai di ignorarle, non volevo certo creare problemi con loro, non aspettavano altro.
Era un castello di vecchie zitelle impiccione ed invidiose quello in cui ero costretta a vivere.
Con lo sguardo puntai al tavolo di Grifondoro.
I miei cugini erano preoccupati e mi fecero segno di vederci più tardi, cioè dopo le lezioni.
Annuì semplicemente, sperando di poter tornare alla normalità, ma nessuno era intenzionato a fare ritorno alle proprie questioni.
Così, dopo che Sam e Joe si furono sedute al mio fianco, lanciai uno sguardo di fuoco a tutta la Sala.

«Non avete niente di meglio da fare, piuttosto che farvi i fatti miei?!» domandai arrogante, disegnando un ghigno sulle mie labbra.

«La Rossa ha ragione» esclamò una voce famigliare alle mie spalle «Fatevi gli affaracci vostri» scandì Scorpius prendendo posto al mio fianco.

Dall'altra sera non avevamo più parlato, più per colpa mia che per volere suo.
Avevo fatto di tutto per evitarlo, nonostante che il calore delle sue braccia e la sensazione dei suoi baci mi avesse accompagnato per tutto il tempo.
Non ne avevo parlato con nessuno, perciò ritrovarmi in quella situazione era doppiamente imbarazzante.
Albus sbuffando si mise alla mia sinistra, mentre Stefan si sedeva accanto alla sorella.
Scorpius aveva occupato il posto di mio cugino, il che non passò inosservato.
Le mie migliori amiche puntarono gli occhi su di me chiedendomi, tacitamente, cosa stesse accadendo tra me ed il biondo.
Scossi impercettibilmente la testa e presi delle fetta biscottate.
Non era certo quello il momento di parlarne, ancor più perché Albus ci stava analizzando con un sopracciglio alzato.
Sembrava uno di quei cani antidroga che si usano negli aereoportBabbani, pronto a sniffare e percepire un indizio per dimostrare che ci sia qualcosa fuori posto.
Mi sentivo in colpa per non aver rivelato niente a nessuno, ma i miei problemi erano molto più grandi di quello, anche se le parole di Scorpius non avevano fatto altro che ronzarmi per la testa.

«Rose, dove sono le tue stampelle?» chiese mio cugino guardandosi intorno «Avevo capito che avresti dovuto usarle per almeno un mese» concluse strizzando gli occhi verdi con fare inquisitorio.

«La tua cuginetta preferita ha deciso di non usarle più» rivelò Joe, guadagnandosi un'occhiata velenosa da parte mia.

Le mi guardò a sua volta con un filo di superiorità nello sguardo.
Sapevo che non sarei riuscita ad intimorirla, lei non era il tipo da farsi spaventare e l'ultima persona di cui si sarebbe preoccupata ero di certo io.
La giovane Nott era la ragazza più tosta che avessi mai conosciuto, nonostante non fosse la classica combina guai, era comunque talmente sicura di sé e forte da non farsi scalfire da niente e da farsi rispettare.
L'unica sua pecca era il carattere passionale, sicuramente dovuto alle origini Mediterranee della madre.
Sarah García Gonzalez era una purosangue di buona famiglia, nata in Andalusia che aveva conosciuto Theodore Nott durante un viaggio a Londra.
I due si erano innamorati, sposati e dalla loro unione erano nati Joe e Stefan.

AttentaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora