Madrigale notturno #101

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Sono le 22 e 16.


Per l'ennesima volta mi ritrovo davantia un monitor; il pensiero e le dita su una tastiera sono un tutt'uno, ma come sempre rimango prigioniero di ciò che faccio per sopravvivere, dunque sul posto di lavoro e lontano dalla tastiera, ma ho carta e penna e il favore delle muse in questa notte gelida che ancora una volta ha deciso di riservarmi il suo trattamento migliore piantandomi un pugnale in gola, un problema che non risolvo nonostante analgesici come caramelle.

Mentre la mia mente è occupata a combattere contro il dolore, si avvicina un inquilino.

Con sé ha un piatto di stuzzichini e una bottiglia di vino tinto annata 2015 – a volte gli esseri umani sono capaci di piccoli gesti che risuonano epici nell'eternità come il canto dei menestrelli, soprattutto quando non perdono tempo con banalità meschine come il razzismo, la guerra, l'economia.

Non so cosa si festeggia, ma faccio comunque i miei migliori auguri all'inquilino e anche a me – sono convinto che Shakespeare avesse la vita facile e che non sarebbe sopravvissuto nei quartieri bassi e sporchi di Madrid – la poesia è semplice, è tutto il resto che è grottesco, mortificante, difficile, è tutto il resto che uccide – ho visto un senza tetto leggere Tomasi di Lampedusa spalmato sul suolo della metro, e laureati parlare di programmi come Il Grande Cugino e Nomadi e Nonne – il mondo è un fatto strano.

Ma intanto ringrazio l'inquilino, gli faccio i miei migliori auguri di nuovo e mi preoccupo di bere alla sua salute.

La preoccupazione dura 3 minuti al massimo, poi mi torna in mente il dannato mal di gola.

Ci ripenso – la mia vista si apre su una distesa bianca, confusa; è il nulla che prende vita e fonde il tempo.

Passato, presente e futuro sono una cosa sola, e non cercate di dare un senso a queste pagine se non ci riuscite.

L'emozione corre, è libera e semplicemente non ha etichette.

Non ha bisogno di logiche, al contrario, le uccide.

Notte fonda, luci accese – c'è chi spende una vita a costruirsene una e inevitabilmente fallisce.

Il problema è ovunque – la difficoltà macabra della vita convertita in luogo comune, e i pochi a capirlo, intelligentemente sono morti, anche Shakespeare, Blake, Byron, Shelley, Tomasi di Lampedusa, tutti...

Resta solo chi ama le cose difficili...

Io penso di odiarle, e probabilmente anche voi.

Non perdiamo altro tempo a ingannarci.

La menzogna è nefasta e triste come un vessillo di morte – ha convertito un angelo in demonio e Dio in un uomo morto giovane...


02/02/18

B.G.




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