Madrigale notturno #128

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Un'altra notte estiva spazzata da un vento intenso.

Sul fuoco sfrigola la pentola con il riso a cottura e nel cuore lacrime di sangue mi allontanano.

In bocca il sapore di un whiskey scozzese e la vita come un racconto della beat generation.

Vivo tutto in maniera impassibile, statica.

Il cordone è ormai marcio, e il weekend di vacanze alle porte, ma il pensiero è diretto a questa solitudine, conseguenza di un amore, di un altro viaggio.

Coltelli mi lacerano le carni alle spalle.

Sono zanne di lupi affamati e insensibili, con le fauci sature d'amore cieco che soffoca e opprime.

Non vi è pace in questa umanità, solo egoismo, solo sciocche abitudini che ci portano a perderci –alla deriva come marci pezzi di legno che dalle montagne percorrono i fiumi giù fino a valle – il mio riflesso sbiadito dentro alla lucida cornice nera sporca di cenere come un fantasma che attraversa l'oscurità di se stesso, mentre il silenzio bacia l'inconsapevolezza celata di chi con te condivide il sangue e metà della sua vita di plastica, una felicità propria e insoddisfatta che si pretende universalmente.

Muoio dentro.

Strozzato da questo nulla surreale che mi percorre anima e corpo.

Nessun pentimento nella falsa sincerità di un desiderio egoistico poiché nessuno ha chiesto nulla, meno la vita che chiunque possiede o perde.

Il vero saggio non dice mai di esserlo poiché sa che la vera saggezza deriva dal rispetto umile dell'essere altrui, dall'incapacità d'imporsi nei fatti e non solo a parole, e ascolto la vita, e la sento scivolare via tra le dita che impugnano la penna in questa triste notte di consapevolezza sul finire dell'estate, dove fotogrammi di variopinte emozioni scorrono offuscati nella luce sbiadita che abbraccia l'anima attraverso un riquadro di pietra invecchiata...


18/08/18


B.G.

Fiori d'argento IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora